Dott.ssa Giovanna Canziani

Dott.ssa Giovanna Canziani

Psicologa / Psicoterapeuta / Psicotraumatologa - E.M.D.R.

Open your mind

Il coaching, qui trattato per l'allenamento del potenziale, si realizza attraverso un percorso costituito da: consapevolezza, autodeterminazione e responsabilità per raggiungere uno stato di benessere. Il coach garantisce ascolto, autenticità, alleanza ed accoglienza, condizioni per favorire l’espressione, la curiosità verso se stessi contribuendo ad allargare la sfera del conosciuto a me di me stesso (coachee) e di ciò che le persone intorno a me interagendo possono cogliere. Le domande rappresentano lo strumento principe a disposizione di questo metodo secondo una impostazione maieutica che parte dal presupposto di non sapere; altro strumento imprescindibile è il feedback di ascolto che avviene attraverso l’aderenza al reale per verificare quanto enunciato, accedere a punti di vista alternativi.

Il coach di fronte alla complessità che può caratterizzare il disagio espresso dal coachee e alle informazioni che lo possono investire dispone di una mappa che orienta gli incontri e il percorso nella sua totalità: domande sul presente percepito, sul futuro desiderato, il monitoraggio, l’individuazione dei fattori facilitanti, ostacolanti, l’elaborazione di un piano d’azione, gli obiettivi. Tra una sessione e l’altra l’individuazione di azioni a breve termine autodeterminate o assegnate, ma condivise, può incrementare il senso di benessere e l’autostima del coachee. Attraverso la narrazione che progressivamente svela dettagli, il coach acquisisce una visione particolareggiata, oltre che d'insieme ed è allora possibile focalizzarsi su decisioni prese in vista di una elaborazione autodeterminata che aiuti il coachee a raggiungere una visione di sé come protagonista in relazione al cambiamento che è in essere e che genera senso di smarrimento, o semplicemente incertezza. L’attivazione del pensiero laterale, creativo che si dipana attraverso diverse strade, percorsi non lineari, alle volte ciechi permette di osare, riattivare la creatività, l’espressione, la linfa vitale e generatrice, presente in ognuno e, in questo processo, responsabilità del coach è quella di essere presente per fare chiarezza insieme tra dati oggettivi, opinioni, aspetti considerati immodificabili. Ci si inoltra ora nell’ambito del potenziale individuale enunciando la cura di sé, invitando a praticarla quotidianamente per accedere a livelli più profondi di conoscenza di se stessi. L’accesso al potenziale personale porta con se miglioramenti effettivi e reali che hanno effetti benefici sullo stato del coachee, stimolato ad apprendere, acquisendo strumenti nuovi e autodeterminati in una continua scoperta di se stessi.

Tutto questo può essere connesso al concetto di felicità? Orientarsi verso un futuro desiderato apre alla individuazione di attività che generano soddisfazione, centrate perché dotate di significato personale e, secondo lo psicologo Cikzentmihalyi, questo consente di raggiungere lo stato di Flow caratterizzato da: concentrazione intensa, sensazione di estasi, obiettivi chiari, bilanciamento tra sfida e capacità, senso di serenità, distorsione del senso del tempo, motivazione intrinseca. Il benessere soggettivo analizzato da Fordyce è modificabile e attraverso pratiche quotidiane che riguardano il rapporto con se stessi nel presente, il rapporto con gli altri e il fare nel senso di attivarsi, il porsi obiettivi per organizzarsi, la qualità della vita migliora sensibilmente.

L’autorealizzazione rappresenta una ulteriore tendenza innata da prendere in considerazione e comprende la ricerca della crescita personale e la proattività in cui il soggetto è agente, protagonista attivo. La teoria dell’autodeterminazione (Deci e Ryan) comporta che la persona agisca secondo la propria volontà, agentività, in autonomia e il motore incontrastato del processo risulta essere la motivazione intrinseca in cui non alberga alcun conflitto tra ciò che si desidera e ciò che effettivamente si fa. Le aree di miglioramento che il coaching ha fatto proprie riguardano l’area della relazionalità, l’area della competenza attraverso azioni connesse ad obiettivi autodeterminati, l’area della autonomia attraverso il percorso di consapevolezza e responsabilità. Per sentirsi felici, quindi, è necessario soddisfare i bisogni connessi alle tre aree ora delineate. Nella teoria della ghianda di Hillman si teorizza che l’essere umano alla nascita disponga di tutte le potenzialità necessarie per realizzare il proprio destino in accordo con le inclinazioni personali.

Entrando nello specifico delle potenzialità Seligman individua attraverso ricerche le sei virtù fondamentali trasversali alle differenti culture quali giustizia, umanità, saggezza, temperanza, trascendenza e coraggio e per ciascuna delinea i punti di forza/ potenza del carattere nell'area della “sana convivenza”, del “bene proprio e altrui”, rispetto all'”uso della conoscenza”, rispetto ai limiti, all'acquisizione di significato. Il coach rileva le potenzialità intrinseche che il coachee esprime magari inconsapevolmente nel racconto: la narrazione diviene oggetto di curiosità, di approfondimento attraverso domande e l'osservazione di espressioni particolari, gesti inconsapevoli, la percezione di diversi gradi di tensione, o al contrario momenti di rilassamento costituiscono elementi che possono orientare nella ricerca rimandando, osservando e ascoltando. Le potenzialità inespresse generano diversi livelli di insoddisfazione e se siamo chiamati come coach a intraprendere un percorso insieme nostro compito è ricercare i punti di forza individuali, verificarli insieme all'interessato e predisporre sempre in modo condiviso e compartecipato un progetto di allenamento che risponda alla cura di sé, riguardi gli ambiti di interesse personali, sia definito, gratificante, circoscritto nel tempo e spazio per stimolare, allenare e rafforzare.

Si entra nel merito dell'esercizio che per sua natura è faticoso, programmato e per soddisfare l'esigenza di efficacia è intenzionale. L'intenzionalità, la ripetitività, la presenza continua di feedback contraddistinguono l'esercizio intenzionale come processo di apprendimento che trasforma la potenzialità in potere, superando gli automatismi in cui tutti tendiamo a cadere a favore di una continua ricerca di miglioramento che può portare all'eccellenza. Se c'è un bilanciamento tra competenze e sforzo da compiere, se la motivazione è intrinseca il coachee può raggiungere lo stato di Flow tra l'eccitazione e il controllo ed esso coincide con la sensazione di estasi sperimentabile attraverso l'impegno e la dedizione. La stesura degli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere coinvolge necessariamente il senso di autoefficacia da distinguere, secondo Bandura dall'autostima, perchè riguarda il giudizio relativo alle proprie capacità a differenza di quest'ultima che riguarda i giudizi di valore sulla persona. Anche l'autoefficacia che influenza la prestazione è oggetto di allenamento ed esercizio: lavorare su esperienze positive che sono state gestite in modo efficace per avere fiducia nelle proprie capacità, riferirsi ad esperienze analoghe di altri, infondere fiducia rispetto al miglioramento raggiunto, utilizzare esercizi di visualizzazione, rilassamento per sperimentare emozioni piacevoli. Un buon percorso di allenamento si realizza anche attraverso una chiara programmazione degli obiettivi che risponda al sistema SMARTER acronimo di obiettivo autodeterminato specifico, misurabile, attuabile, rilevante, temporale, ecologico, registrato per responsabilizzare l'interessato.

La definizione del piano d'azione viene costruita attraverso domande che indagano i passaggi da compiere al fine di arrivare all'obiettivo, le alternative che si profilano, i vantaggi, le opzioni, la relazione tra scelte e futuro desiderato e il programma così messo a punto sarà costituito da obiettivi di risultato connessi all'esito ottenuto in termini di successo o insuccesso, obiettivi di prestazione che riguardano la parte attiva volta al raggiungimento del risultato (come quante calorie assumere al giorno, o quante ore di attività sportiva a settimana), gli obiettivi di processo, quindi le azioni concrete connesse agli obiettivi di prestazione.

Il piano d'azione per essere realizzabile è opportuno che sia contestualizzato e il coach supporta attraverso domande volte a delineare gli ostacoli ambientali che solo il coachee può conoscere, immaginare gli ostacoli di processo che possono frapporsi; indaga così sulle modalità da mettere in atto per gestire le

potenziali difficoltà, lo stato d'animo ipotizzato nel caso di resistenze al cammino desiderato. Lo stesso approccio verrà applicato alla riflessione circa i potenziali facilitatori del piano d'azione, alleati che possono accompagnare per dare vita al cambiamento che faticosamente e con entusiasmo si sta portando avanti.

L'aspetto che personalmente mi ha mosso ad approfondiere questo metodo penso sia la componente di concretezza attraverso piani d'azione, obiettivi delineati che va però ad agire profondamente e a livello interiore.

La responsabilità che si può tradurre nel motto People have the power, canzone di Patti Smith, al di là della possibile retorica, può esprimere la forte connessione tra interno ed esterno che per essere efficace ed agentiva presuppone attenzione, esercizio, approfondimento nell'ottica appunto del monitoraggio per verificare costantemente se c'è coerenza tra piano autodeterminato e obiettivo stabilito. Tutto questo costringe ad una aderenza al reale e alla dimensione fattiva tale da lasciare poco margine a interferenze quali timori, ansie, blocchi che comunque possono emergere e influenzare.

Il monitoraggio incentiva all'attenzione focalizzata sugli obiettivi, verifica le fasi del processo, prende in considerazione l'intervento di fattori ostacolanti/ facilitanti, supporta il senso di autoefficacia del coachee. Le domande poste vanno a orientare il coachee verso la valutazione dei risultati, la chiarificazione dell'oggetto che si vuole esplorare.

Tornando ad uno dei padri del coaching vorrei proporre una breve trascrizione della sessione riportata da Whitmore per condividere insieme la forza, la concretezza emotiva e pragmatica che le domande serrate vanno a generare nell'ottica appunto di incrementare la consapevolezza e l' assunzione della responsabilità personale.

… partendo dalla lista:

Quali cose farai?

Sicuramente continuerò a correre...

Quando inizierai?

La prossima settimana...

Quali giorni andrai a correre?

Di solito giovedi e martedì..

E oltre a questo cosa farai?

Smetterò di mangiare patatine...

E per il bere?

Ma si, niente più vino...

Quanto è realistico? Riuscirai a limitarti...?

Probabilmente no

E allora?

Farò solo un bicchiere...

E' più facile da mantenere? Quando cominci?

Domenica

Cos'altro farai?

Prenoterò una lezione di squash...

E ora non ci resta che cominciare sperimentandoci in veste di coach di consapevolezza e responsabillità.

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