Non riesco a correggere questo suo atteggiamento
Buongiorno, ho due figli uno di 9 anni e uno di 7 anni , trovo qualche difficoltà nel gestire il carattere del figlio più piccolo . Un breve descrizione sul bambino è vivace, si relaziona discretamente bene con i compagni di classe, piuttosto affettuoso, non ha problemi a scuola. Nonostante tutto ci sono dei problemi : il primo è molto pauroso , non va nella sua stanza da solo , se siamo in un posto nuovo assieme prima di allontanarsi lo studia molto bene e comunque mi tiene controllato , quando invece esco mi riempie di domande su quando torno , quanto sto via dove vado ecc. ecc. Secondo problema il carattere, se gioca con il fratello o altri amici esagera sempre, uno gli fa la pernacchia e lui sputa, uno dice che lo sta battendo e lui gli da un calcio o si fa venire attacchi di rabbia tipo calci contro il muro o crisi isteriche, inoltre non si mette mai in competizione , se deve fare qualche sport e richia di non “primeggiare“ abbandona , non sono ancora riuscito a farlo andar ein bici senza rotelle . Non riesco a correggere questo suo atteggiamento , chiedo consiglio a voi , grazie.
Buongiorno Emanuele,
solitamente i bambini quando hanno delle manifestazioni di paura esprimono insicurezza rispetto a se stessi o a qualche aspetto legato alla vita familiare. Il controllo può essere legato al timore di essere abbandonato, al percepire che si sta crescendo e i margini di libertà aumentano, come le richieste esterne, quindi si è in una fase di cambiamento importante, questo può spaventare;la mancanza di autocontrollo è meglio considerarla, aiutando suo figlio a capire il contesto di gioco che comporta delle regole legate anche al rispetto degli altri, come la manifestazione di rabbia che può, implicitamente, essere una richiesta di contenimento e limite agli adulti che si occupano di lui. Il timore di mettersi a confronto con altri nel ambito dello sport è comune, ma può essere affrontato cercando di inserire il bambino in un ambiente accogliente, con allenatori attenti all'aspetto relazionale più che alla competizione, magari organizzandosi con i compagni di scuola che hanno un buon rapporto con suo figlio, così da vivere la competizione in una dimensione ludica che rafforzi l'autostima e la fiducia in se stessi. Una buona pratica per capire i figli può essere quella di chiedersi come si stia come persone, genitori, se ci sono delle tensioni che possono agire implicitamente anche sui membri della nostra famiglia, iniziare a fare delle domende anche a se stessi, perchè i bambini assorbono le tensioni degli adulti, non sanno ancora capire precisamente cosa gli innervosisca ed esprimono il disagio con le manifestazioni che lei ha descritto. Parlare, spiegare, dare dei limiti sono le azioni importanti che possiamo mettere in pratica come genitori.