Ho sbalzi di umore improvvisi e starmi vicino non è facile
Salve, ho 33 anni e spesso nell'arco della mia vita attraverso dalla morte di mia madre, per me punto di riferimento, dei periodi bui dove non mi voglio bene, mi deprimo, ho sbalzi di umore improvvisi e starmi vicino non è facile, non ho più voglia di lavorare e vorrei mollare tutto, non sopporto nessuno neanche la mia immagine, che non amo più, che si stra trasformando, di nuovo, avevo perso più di 30 chili che ho quasi ripreso tutti solo in questo periodo, mangio senza senso e non ho costanza per non farlo. Fin da piccola quando ero triste o nervosa riversavo tutto sul cibo poi ho capito come controllare questa cosa e nei periodi sereni ritorno in forma ma poi quando qualcosa non va distruggo tutto. Mi manca terribilmente mia madre non posso neanche pensarci che dopo 11 anni sto male come se fosse il primo giorno, avevo una relazione che dopo 8 anni si è conclusa e anche li non riesco a svoltare, ho perso tra mia madre e la mia relazione tutto il cuore. Convivo da due anni con una splendida persona che non sopporto più ma la amo, e credo che il mio non tollerare sia dovuto al mio stato psicologico, non è un ripiego, è amore di testa non avendo più un cuore. Mi sto trattenendo dal licenziarmi, essendo l unica mia fonte di reddito, sarei rovinata ma sto male ogni giorno mentalmente e credo si riversi fisicamente, ho sempre qualche malanno, ho sempre mal di testa, insomma ho sempre qualcosa che non va. Il problema è che non traspare molto questo mio stato d'animo e neanche i medici capiscono molto, è come se mi trasformassi quando mi serve apparire. Non mi piaccio più non mi amo e non faccio nulla per cambiarlo. Sono depressa? non lo so, so che vorrei la mia vita indietro, vorrei non aver vissuto questi 10 anni così, vorrei cambiare tante cose ma rido al pensiero perchè non cambio il presente, figuriamoci il passato. cosa devo fare? a chi mi rivolgo? voglio ricominciare ma sto affondando.
Salve Monica,
penso che alle volte chiudersi in un mondo privato e inaccessibile ci possa apparire una reazione spontanea e quasi "forzata" di fronte alla sofferenza e alla perdita di qualcuno/qualcosa che ci sembra necessario per sopravvivere. Il ritiro, l'isolamento come creature ferite fa parte del nostro repertorio di comportamenti possibili, però poi ci sorge la domanda: fin dove potrò arrivare? Dove mi porterà questa chiusura? Allora il sollievo dato dal riempirsi/ privarsi di cibo si rileva una soddisfazione momentanea che si fatica anche a condividere perchè in fondo ci si vergogna di un comportamento che ha alla base tanta rabbia e aggressività rivolta contro se stessi. Io le suggerirei di trovare il modo per esprimersi, individuare interessi, attività che le diano soddisfazione e se le può essere di giovamento magari rivolgersi ad uno/una specialista, ma a partire da quello che pensa le possa fare piacere e le faciliti la comunicazione anche con l'esterno che probabilmente non si rivelerà solo deludente.
Un caro saluto