inadeguatezza
Buongiorno,
ho compiuto 52 anni, mi sento sempre più vecchia e insignificante. Ho un marito distante che non mi fa mai un complimento e non mi cerca da tempo. Ho figli piuttosto grandi di cui sono fiera, Sono sempre stata elogiata per le mie capacità lavorative, la mia tenacia e per l'aspetto fisico, era importante per me essere approvata, purtroppo lo è ancora. Sento che la vita mi sfugge.. sono impegnata, sono contenta di quello che faccio, mi dedico anche al volontariato. Ma sempre c'è in me questa amarezza, mi sento inadeguata. Per assurdo sono gli sguardi di approvazione maschile che mi frustrano di più, fino ad un paio d'anni fa non passavo inosservata ed ero apprezzata molto per la mia simpatia, la mia verve, adesso sono come spenta e sono certa di trasmetterlo nonostante tutto. Non riesco a guardarmi allo specchio senza rimanere inorridita e perfino il mio corpo per alcune amiche definito invidiabile per me è come quello di una donna di 20 anni di più. Inutile fare meditazione, pensare che ho anche tante cose di cui andare fiera...mi sto spegnendo senza rimedio. Quando smetterò di piacere agli altri? Certo se non piaccio a me stessa .. la risposta è questa ma... Mi rendo conto, dato il periodo della banalità della mia richiesta di aiuto. Sto davvero male. Grazie anche solo per un commento.
Carissima Destri,
il suo racconto è denso di sentimenti e parla di un cammino che meriterebbe diversi approfondimenti.
Premetto sempre che rispondere ad un racconto “statico” per noi professionisti non è semplice, ma proverò comunque a descriverle qualche prospettiva da cui guarderei, nella stanza di terapia, la situazione e i vissuti che descrive.
Parto da questa citazione:
“Essere giovani e belli è un incidente di natura, ma essere vecchi e belli è un’opera d’arte” Eleanor Roosevelt
Che spero possa già smuovere qualcosa dentro di lei e darle la misura di quanto possa ancora, o meglio solo da adesso in poi, tirare fuori qualcosa di speciale che la faccia sentire unica ed irripetibile.
C’è un coach americano Jason Dukes che ci suggerisce che a volte possiamo cadere vittime del nostro stesso atteggiamento egoistico, attraverso il quale siamo portati a giudicare noi stessi e gli altri in base all’età, fatto che tanto fa male alla società, quanto è diffuso. I pregiudizi e le opinioni stereotipate che provoca sono così radicate nel nostro modo di pensare e di vivere che spesso non facciamo nulla per arginare il problema.
Se pensa che questo potrebbe, anche solo in parte, essere una concausa delle sue sensazioni avrebbe la possibilità di cominciare subito a lavorare per modificare piano piano le sue convinzioni, in fondo sono i nostri pensieri a guidare le azioni, le azioni danno forma alle abitudini, l’insieme delle abitudini determina la nostra personalità e questa determina il nostro destino! (liberamente tratto da un pensiero di Gandhi).
Sicuramente anche la sua relazione di coppia meriterebbe approfondimento e forse impegno per superare “lo stallo” che descrive… ma richiederebbe la presenza e la volontà di affrontare la questione anche di suo marito e quindi non potendo conoscere il livello di confronto che avete avuto su questo fronte, nel mio scriverle decido coscientemente di rimanere focalizzata su di Lei, che manifesta sofferenza e si dichiara disponibile a fare qualcosa per superarla.
Ad un livello diverso di impegno e di lavoro, quale potrebbe essere un percorso di Psicoterapia, possiamo immaginare che la strada maestra per risolvere la sua situazione possa essere andare a sondare e conoscere come si è formata e come agisce la sua Autostima, ma questo è un capitolo delicato che merita la giusta dose di rispetto, attenzione e cura che solo un rapporto terapeutico può garantire.
In questa direzione l’unica cosa che mi permetto di aggiungere è il suggerimento della lettura di un romanzo (cosa che rappresenta sicuramente una delle peculiarità del mio modo di lavorare con le Persone che si affidano a me), che potrebbe donarle qualche spunto di riflessione e un’occasione di rispecchiamento che spesso di per sé rappresenta già un aiuto: “Rebecca la prima moglie” di Daphne du Maurier.
Qualora dovesse decidere di leggere il libro, e/o di intraprendere un percorso di psicoterapia, per meglio focalizzare la natura del suo disagio e provare a ristabilire equilibrio e benessere nella sua vita, sarei ben lieta di accompagnarla.
Le auguro una serena giornata
Giovanna Maiella