Come ritrovare se stessi ? Non so più chi sono.
Ciao a tutti. Premetto che sono già seguito da una psicoterapeuta del consultorio da cui sono in cura da Aprile. A febbraio sono partito per un'esperienza erasmus in germania dove sono rimasto fino a poco tempo fa. Durante i mesi di lockdown mi sono trovato spesso da solo e spesso mi è capitato di pensare molto. Proprio nel mese di aprile sono iniziati pensieri ossessivi di cui ancora non riesco più a liberarmi, ed è la ragione per cui mi sono rivolto alla psicoterapia (svolta a distanza). Sono un ragazzo omosessuale di 22 anni, ho faticato molto per accettarmi negli anni e da più di un anno e mezzo sono felicemente fidanzato con il mio ragazzo. A 18 ho fatto coming out con amici e mia sorella, di recente invece con mio papà.
Da aprile appunto ha iniziato a insinuarsi nella mia testa il dubbio che io non sia effettivamente omosessuale, come ho sempre creduto, ma ho cominciato a interrogarmi sulla possibilità di essere transessuale. Premetto che non ho mai avuto problemi con il mio corpo, non ho mai sentito di essere in un corpo che non mi corrispondesse, ne ho mai pensato di essere una donna. Questi pensieri sono diventati sempre più ossessivi sopratutto perchè, non ho mai riconosciuto (e continuo a non riconoscerlo) un disagio vero e proprio rispetto alla mia identità di genere. Tutte queste domande infatti si sono sempre mosse sul piano dell'ipotesi. E se non fossi veramente autentico? E se non fossi gay ma in realtà trans? E se stessi fingendo di non essere quello che sei?. Così è cominciato il lavoro con la psicoterapeuta a cui ho sempre espresso queste domande ma al momento mi sembra di non esserne ancora venuto a capo. Ultimamente ho scoperto tramite questo sito e internet in generale dell'esistenza del caso di Dubbio Patologico in cui mi sono ritrovato totalmente. Proprio per valutare veramente se questa possibilità (della disforia di genere) fosse vera mi sono anche documentato su internet, ho fatto test online e varie ricerche per capire se questa strana sensazione che provo (questa disconnessione tra corpo-realtà e identità) potesse essere veramente disforia di genere, praticamente ogni esito è stato negativo, in quanto non ho mai provato le cose descritte. Il mio dubbio ossessivo quindi continua, nonostante io non abbia un vero e proprio disagio verso di me e il mio corpo. Il vero disagio nasce appunto dalla possibilità, dalla messa in dubbio, dalla costante auto-svalutazione e accanimento che questo pensiero ossessivo mi riversa. Anche quando credo di aver trovato un equilibrio il dubbio si ripresenta, e sento sempre una sorta di accusa, come alla ricerca di prove sul fatto che io stia mentendo sul fatto di essere un maschio cisgender.
In questo momento non so onestamente più cosa fare perchè mi rendo perfettamente conto di essere in un circolo vizioso da cui non riesco a uscire. Mi sembra di vivere in una bolla, in cui tutto è irreale e distante e tutto ciò che prima consideravo normale ora mi sembra così nuovo e diverso.
Vi ringrazio e spero di essere stato chiaro nella descrizione.
Caro Andrea,
La sola considerazione che mi viene da condividere è legata al tempo. Lei ha iniziato una terapia (peraltro a distanza) appena 3 mesi fa. Si dia tempo, datevi tempo!
Non è raro che nel periodo di lockdown alcune persone abbiano iniziato ad avvertire sintomi prima sconosciuti o recuperato aree traumatiche apparentemente risolte perché silenti. È stato un periodo molto difficile, evidentemente.
La inviterei, coi miei migliori auguri, a smettere di cercare domande e risposte online per formulare le SUE domande per poter poi Costruire le sue risposte con la sua/il suo terapeuta.
Auguri
Giovanna Tatti