A 5 anni sembra avere paura di relazionarsi e di interagire
Buongiorno,
mio figlio ha 5 anni, non ha fatto il nido ed è all'ultimo anno di scuola materna "privata".
Non è mai andato alla scuola in piena felicità.
I primi 6 mesi ha tanto pianto prima di andare a scuola e mentre lo lasciavamo alla maestra. Poi nei mesi successivi sembrava assestarsi, ma dopo che una bambina gli ha detto che la mamma non sarebbe venuta a prenderlo, è ricaduto nell'oblio e solo all'ultimo mese si è un po' assestato.
Il secondo e terzo anno ha pianto poco, ma sempre con questa tristrazza che lo pervade da quando si sveglia a quando lo lasciamo alla porta della classe; vuole tante coccole, ti bacia in continuazione, come se avesse paura di perderti e vuole mille rassicurazioni, che andremo a prenderlo alle 15.30 precise e non ci dobbiamo far sorpassare dalle altre mamme.
Il suo asilo è molto bello e raramente vedo bambini tristi o piangere.
Le insegnanti dicono che una volta in classe si comporta sempre benissimo, è attivo, partecipa, ma a volte ha dei momenti di sconforto o di crollo in pianto.
La scorsa domenica andiamo al museo dei bambini di Milano per un'attività ludica.
Appena entra vede gli altri bambini della sua età e si mette a piangere e dice che vuole andare via.
Con calma lo facciamo ragionare e cerchiamo di farlo partecipare.
L'animatrice a terra con intorno gli altri bimbi felici e contenti che interagivano, lui in un angolo al limite del cerchio con una parte del corpo che doveva stare attaccata a noi. E noi li a spiegargli che non doveva stare appiccicato a noi, ma divertirsi come gli altri bambini "era un laboratorio con esperimenti sui colori"; un'attività che a lui piace molto a casa, nel senso che gli piace molto sperimentare cose nuove soprattutto "scientifiche".
Questa situazione si è presentata in altre situazioni simili es. scuola di calcio che ha voluto lasciare dopo un mese, all'inizio di ottobre, e non lo abbiamo forzato a continuare (all'inizio diceva che non gli piaceva, ma poi dopo due mesi sembrava uscita una frustrazione perché non gli riusciva segnare), poi il miniclub al mare perchè voleva stare solo con noi....
Con noi è praticamente sempre felice e giocoso, ha molta voglia di imparare anche se a volte quando da per assodato che un gioco l'ha imparato è ora di farne uno nuovo e lo abbandona.
Insomma non so se siamo i classici genitori che si preoccupano per poco, ma vedere gli altri bambini felici di stare tra di loro e lui sempre diffidente, che si lascia andare con moltissima fatica, ci dà da pensare.
Forse lo teniamo troppo addosso a noi, forse dovremmo essere più genitori distaccati, o forse perché è figlio unico.
A noi comunque dà molta tristezza vederlo affrontare la sua giovinezza con questa "angoscia".
Ringrazio chiunque avrà il piacere e la cortesia di rispondere.
Caro Marco,
i bambini non sono e non devono essere tutti uguali. Il vostro è particolarmente coccolone; non si comprende se sia anche insicuro, potrebbe non esserlo, e aver compreso invece di avere qualcosa di "particolare" dentro di sé: qualcosa che lo distingue dagli altri e che gli altri non comprendono. Potrebbe avere un senso spiccato per qualcosa (le scienze o un'arte).
Se fosse insicuro, questa insicurezza potrebbe essergli stata trasmessa da entrambi i genitori, oppure da uno dei due. Un passo che potete fare è cercare qualcuno che vi aiuti, in coppia, a raccontare la vostra storia; una sorta di ripasso generale per comprendere se vi sono questioni in sospeso che possono aver influito sul piccolo.
Anche un buon omeopata di scuola unicista potrebbe aiutarvi - vostro figlio ha molte caratteristiche di un rimedio che si chiama Pulsatilla. Sarebbe anche interessante capire se ha avuto una giusta "fase del no" e come l'avete gestita.
In sostanza, il consiglio è di approfondire le questioni sopra esposte e dargli una mano con una medicina profonda come l'omeopatia. E poi lasciar correre. Crescerà. Verrà il momento in cui il mondo esterno lo richiamerà e in cui si accorgerà di quante cose offre. Fate i piccoli aggiustamenti che potrebbero esserci da fare e poi lasciate che il tempo faccia la sua parte. L'importante è che non si chiuda con voi.
Un caro saluto.