Sono preoccupato per mia figlia
Salve, mia figlia ha 13 anni, fa la prima liceo e da qualche tempo soffre di mancanza di autostima profonda, premetto che è una ragazzina sensibile e molto dolce, non è interessata ad uscire ma ama stare con la sorellina di 8 anni e con noi.
Ha sempre avuto un carattere introverso, non riuscendo ad esternare le emozioni non ha costruito dei rapporti sociali con le amiche delle medie.
Da quando ha iniziato le superiori si è aggravata la situazione, piange spesso, si sente un peso, non vorrebbe andare a scuola e vuole cambiare città e scuola.
Oggi ho scoperto che nelle note del telefono scrive spesso di non meritare la famiglia che ha, si definisce una "merda" per com'è, vorrebbe scomparire e si augura di morire per non essere più un peso, scrive che non doveva nascere e se lei non ci fosse noi staremmo meglio con la sorellina, le frasi più frequenti sono che non merita la famiglia che ha, che soffriamo a causa sua e che per tutti sarebbe meglio se lei scomparisse.
Io e mia moglie la stimoliamo a fare sport, ad uscire con le amiche, da sempre valorizziamo le cose che fa e la avvolgiamo di attenzioni, mia moglie la aiuta quotidianamente nei compiti e nella gestione delle cose femminili.
Sono preoccupato perchè i pianti notturni e l'apatia stanno aumentando, si sente bene solo quando le stiamo vicino, ogni giorno la vado a prendere a scuola (mi implora di andare per non tornare con i mezzi) e ogni giorno mi chiede se può venire al lavoro con me per starmi a fianco.
Adesso io e mia moglie siamo ad un bivio, lei sostiene che dobbiamo diventare più duri e mollarla per farla crescere, io sono preoccupato per le disperate richieste di aiuto che Alice esterna ogni giorno e non me la sento di abbandonarla, mi sembra di confermare la sua convinzione di essere un peso e che non doveva nascere ...
Che fare?
Grazie
Che fare, Danilo? Metterla in terapia, perbacco! Con qualcuno bravo sul serio!
Trovi una/uno specialista che usi la sand play therapy, in modo che la ragazza possa lavorare sul suo inconscio senza essere costretta a parlare. In questo modo potrebbe essere facilitata la relazione terapeutica e potreste anche capire se, alla base di questo comportamento, ci sia stato un trauma.
Mi sembra una questione seria, fossi in voi non perderei altro tempo.
Cordiali saluti.