Sono un padre di 42 anni, separato da 3 dopo 12 anni di matrimonio
Buongiorno. Sono un padre di 42 anni, separato da 3 dopo 12 anni di matrimonio. I miei figli sono un ragazzo di 15 anni e una di 13. Anche prima della separazione, con la mia ex-moglie abbiamo avuto sin da subito problemi di coordinazione nell'educazione dei bambini, il ché è stato anche la principale causa della fine del nostro rapporto e della separazione. Io molto presente e attento nella loro vita, tengo molto al rispetto delle regole, rispetto nei confronti degli altri e di se stessi, insomma.. Un papà un po' noioso. Lei donna in carriera, un po' fredda, rapporto da amica più che da mamma, grandi sensi di colpa per il poco tempo che aveva (e ha) per stare con loro e di conseguenza li ha sempre viziati molto con montagne di oggetti, senza mai confrontarsi con me. Ho sempre sofferto del fatto che distruggesse ogni mio tentativo di impostare delle regole, dipingendomi sempre come il “nemico“ contro cui ribellarsi. Nonostante questo prima della separazione ho sempre avuto un rapporto coi miei figli che forse non era perfetto, ma stavamo bene. Con il grande è ancora tutto molto bello, evidentemente c'è anche un feeling caratteriale, ma con la piccola dopo la separazione è stata un'escalation in negativo con episodi anche al limite del legale in cui mi è stata letteralmente messa “contro“ in tutto. Adesso sono il cattivo, il padre carceriere, la ragione delle sue tragedie preadolescenziali, parla con parole non sue, mi riferisce che la mamma dice cose orrende su di me e che HA RAGIONE, ed in tutto questo la mamma continua sempre più a rifiutare ogni dialogo con me su questo punto, negando di fare quel che fa. E' un sottilissimo filo che separa le mie sensazioni da quello che effettivamente succede, me ne rendo conto. Ma mia figlia mi odia, a scuola si comporta male, si comporta da bambina viziata e arrogante, sembra gelida nei confronti di tutto ciò che non la riguarda direttamente. Ogni punizione che le diamo per aver -ad esempio- marinato la scuola, apparentemente di comune accordo e dopo averne parlato, cade dopo poche ore, la consola e la coccola e mia figlia torna a casa da me al grido di “la mamma ha detto di trovarti qualcosa da fare invece di starmi sempre addosso“ oppure “Io il cellulare posso usarlo quanto mi pare. Ha detto che ci pensa la mamma a te.“ Piccolo particolare: parliamo di uno smartphone che possiede dall'età di 10 anni, regalatole dalla mamma in occasione della notizia della separazione e contestuale (!) presentazione del nuovo compagno. Mia figlia adora quest'uomo, che è il classico amicone che le regala continuamente montagne di oggetti, vestiti, le insegna cose che non condivido (e mi taccio, davanti a lei). Con la mia compagna ha un buon rapporto, meno stretto ma gioviale e divertente. La mamma invece è lo scudo dietro a cui si protegge da me, che a quanto pare sono il suo unico nemico in questa giungla che è l'adolescenza. Sono abbastanza disperato. Cerco di parlare con mia figlia spesso, di rimanere tranquillo e fermo, ma dentro non riesco a sentirmi davvero sereno. Mi sento come se fossi aggredito da una forza invisibile ogni volta che mi guarda con quello sguardo di sfida che dice “dai, sgridami così lo dico alla mamma“ . La mia ex-moglie rifiuta categoricamente di parlare con me di questo. Non so che fare. Rivorrei tanto mia figlia, non so proprio come riconquistarla, e non voglio litigare con la mia ex-moglie che è una polveriera, competitiva, non aspetta altro che occasioni per litigare, si nutre della mia frustrazione. Vorrei mantenere rapporti civili e la comunicazione necessaria (anche se tanto non serve, perchè ciò che concordiamo lo rispetto solo io). Sì, lo so, sono un padre noioso, ma vorrei anche tanto tornare ad essere quello con cui si ride, si gioca, il suo eroe come qualche anno fa e come è rimasto con mio figlio grande. Mi sento a terra, perchè i miei sforzi, che cerco di dirigere in tal senso, sembrano inutili. Cerco di concentrarmi su di lei e sulle cose positive e ignorare questi attacchi invisibili, puntuali e a raffica, ma non sembrano diminuire ne' migliorare. Aiuto... Grazie in anticipo a chi risponderà.
Gentilissimo Sig. Paolo.
Apprezzo con quanta passione esprime il suo pensiero e le sue pene rispetto ai figli e rispetto alla sua secondogenita in particolare. Lei dice "si nutre della mia frustrazione", esprimendo in tal modo quell'atteggiamento competitivo e di contrasto che da tempo sembra tipico in sua moglie. Solitamente quando accadono queste situazioni, i figli, dopo un primo periodo di palese turbamento, sembrano "sposare l'atteggiamento del genitore inconsciamente vissuto come più debole" che per sua figlia, a mio parere, sembra essere proprio la madre. Forse lei come papà riesce a rimandare alla figlia un atteggiamento di costanza e sobrietà, abbastanza indistinguibile rispetto alla vostra storia di famiglia e ciò, sempre a mio parere, rimanda alla ragazza la sensazione di non doversi preoccupare di lei, in quanto persona costante nei suoi intendimenti, sia come autogestione propria che come modello educativo che esprime. Molto spesso i figli, in questi casi, sembrano appoggiare, come per dare sostegno, quel genitore "in difficoltà", all'interno di un atteggiamento aultizzante di cui ovviamente non si ha consapevolezza. Detto questo, nella speranza di essere compreso, occorre che lei possa riflettere, magari anche con l'aiuto di un professionista, su quali mosse e comportamenti da mettere in atto, in modo da permettere ai suoi figli, la piccola in particolare, ad accogliere la sua proposta accuditiva, senza che ella possa sentirsi in difficoltà per il rischio di "tradimento" della madre. Sono certo che, a partire dalla sua già cospicua capacità riflessiva, può ottenere buoni risultati di trasparenza, comunicazione e condivisione con la sua adorata figlia. Se può, già da ora, metta da parte quella sua percezione di odio, che, a suo parere, sua sua figlia le rivolge. Forza sig. Paolo, non è ancora finito il suo compito genitoriale e con esso, quel godimento che solitamente ha già sperimentato nell'essere e nel fare il genitore. La saluto con affetto.