Il “Progetto“ Anoressico/Bulimico
Dalla dialettica tra teoria e teoria della “clinica” è necessario enucleare e puntualizzare quelli che sono i grandi temi appartenenti alla realtà delle persone che combattono la strenua lotta con il disturbo alimentare.
Spesso però nella clinica le manifestazioni del disturbo non sono altrettanto limpide quanto le etichette diagnostiche utilizzate per designarle: in moltissimi casi comportamenti di tipo anoressico e di tipo bulimico tendono a sfociare gli uni negli altri o a cedersi il posto in una sorta di “zig zag” tra espressioni che richiamano l’idea di un continuum piuttosto che quella delle categorie definite.
In realtà il “progetto” anoressico coincide con quello bulimico: il traguardo è in entrambe le condizioni il raggiungimento della magrezza (e non di un semplice corpo magro); tuttavia, mentre l’anoressica rimane costantemente incollata all’ideale, che ottiene boicottando con la volontà i bisogni del corpo, la bulimica cede all’irruenza della spinta pulsionale e ripristina l’ideale solo a momenti alterni.
Proprio quelli che i clinici definiscono “sintomi” rappresentano una realtà, per chi li vive, un “progetto di autocura”, una strategia per il raggiungimento dell’obiettivo, ed è questo che rende oltremodo difficile il momento terapeutico. Anche l’anoressia e la bulimia sono una scelta e perfino una autocura: il rifugio nel sintomo consente di sfuggire ai pericoli, alle minacce, ai dolori che rendono intollerabile la vita, in nome di un ideale di onnipotenza, di distacco, di autonomia assoluta.
Tutto questo è “amore di sé” mai di altri (o altro), raggiunto per assurdo mediante atti distruttivi, si tratta di una condizione narcisistica in cui la propria identità acquista valore e viene ritrovata solo a patto di sottostare a regole cui una qualunque persona non saprebbe reggere. Nell’anoressia l’individuo ha bisogno di appropriarsi della vita in modo paradossale, ha bisogno di esistere per contrasto e per eccesso.
Sono questi i temi di grande peso specifico che per la loro ricorsività e pervasività finiscono con il rappresentare i vari “nodi” da riconoscere e “sciogliere”.
Psicologo, Psicoterapeuta - Napoli
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