Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Terapeuta Emdr
Le emozioni dei bambini in età infantile
Emozioni semplici ed emozioni complesse
Le emozioni sono fondamentali a livello filogenenetico ed ontogenetico e proprio per questo motivo sono presenti fin dalla nascita e perciò innate; tutte le emozioni hanno la stessa importanza e non sono quindi di per sé né positive, né negative. È importante sottolinearlo fin da subito, perché spesso gli adulti nascondono, o cercano di non far provare ai bambini emozioni quali tristezza, paura, rabbia, ma questo è un brutto errore. Inoltre, come insegna Il Piccolo Principe “Si devono pur sopportare dei bruchi se si vogliono vedere le farfalle. Dicono siano così belle!”.
Tutti sanno quando un bambino inizia a camminare o quando dice la prima parola, ma in pochi ne conoscono il normale sviluppo emotivo. È importante invece avere chiaro anche questo aspetto, in modo da poter accompagnare i propri figli nel modo più accurato possibile nella loro crescita.
Innanzitutto si possono distinguere le emozioni semplici e quelle complesse: le semplici (ad esempio la gioia, la paura, la rabbia, la tristezza, il disgusto) sono quelle che si manifestano fin dai primi giorni di vita e sono essenziali perché permettono la nostra sopravvivenza; le emozioni complesse compaiono, invece, dopo il 2° anno di vita e sono espressione dell’emergere della consapevolezza di sé e di quella degli altri, quindi della socialità: tra queste troviamo la vergogna, l’orgoglio, la colpa e la gelosia.
Ciò che è importante mettere in luce per comprendere al meglio i bambini è che loro non sono capaci di nominare ciò che provano e non riescono nemmeno a definirlo dentro di sé, tanto che non è raro vedere un bambino di due anni che da una grande risata improvvisamente scoppia a piangere.
Dentro hanno un vero e proprio magma di emozioni ed è compito dell’adulto insegnare loro a differenziarle e, successivamente, a come manifestarle nel modo più appropriato al contesto nel quale si trovano.
Le tre componenti di uno sviluppo psicologico sano del bambino
Espressione, comprensione e regolazione emotiva sono le tre componenti base della competenza emotiva, che riveste un ruolo fondamentale nella promozione di un sano sviluppo psicologico. Sono quindi i tre aspetti che gli adulti di riferimento devono piano piano passare ai bambini per garantire loro un adeguato sviluppo emotivo.
Un modo per farlo è osservarle in mamma e papà e vedere come loro si comportano; ecco perché è bene mostrare i propri sentimenti ai bambini.
Loro li comprendono attraverso di noi e attraverso di noi imparano a comunicarli e a viverli.
Se la mamma o il papà sono stanchi o tristi, è inutile cercare di nasconderlo, bensì importante comunicarlo al figlio, con parole adeguate all’età.
Fino ai sei anni circa i bambini tendono a sentirsi responsabili degli stati d’animo dei genitori, diventa molto importante quindi spiegare loro il motivo che ha suscitato l’emozione per evitare inutili sensi di colpa. Restare in contatto con sé stessi ci permette di ascoltare e di entrare in empatia con il nostro bambino.
Se un bambino si sente ascoltato e compreso non avrà timore a esprimere le proprie emozioni e gradualmente imparerà a riconoscerle e a padroneggiarle.
Prendersi cura delle emozioni fin da piccoli significa crescere senza ritenerle scomode o sbagliate; insegnare a un bambino a gestire le sue paure, la sua rabbia, le sue delusioni significa fargli capire che esistono limiti che il mondo pone alla realizzazione immediata dei suoi desideri; questo gli permetterà di imparare a “tollerare le frustrazioni” e significa dare a lui degli strumenti che gli serviranno lungo tutto il corso della sua vita.
Conoscere e riconoscere le proprie emozioni
La conoscenza delle emozioni permette di raggiungere quindi un equilibrio relazionale con se stessi e di sviluppare sensibilità empatica nei confronti degli altri.
Lasciare che il bambino sia “libero di esprimere” le proprie emozioni non significa permettergli sempre di fare ciò che sente: il contenimento emotivo è fondamentale nei primi anni di vita ed è assolutamente necessario che il bambino lo percepisca e lo viva. I confini vengono dati dalle figure di riferimento che sono le sue guide.
È importante che l’adulto chieda spesso al bambino cosa sta provando (“Sei annoiato perché non hai niente con cui giocare?”, “sei arrabbiato perché ti hanno tolto il gioco?”, “sei spaventato per qualcosa?”) perché egli possa iniziare ad assegnare un nome alle sue emozioni.
Lo step successivo è quello di insegnargli a riconoscere le stesse emozioni anche nelle altre persone. Mostrare, ad esempio, delle immagini di volti, o leggere dei testi e riflettere con lui sullo stato d’animo dei personaggi che da questi sono descritti e raffigurati, può essere utile per insegnargli ad identificare negli altri le stesse emozioni che ha sperimentato su se stesso.
Un altro metodo può essere quello di rappresentare, insieme al bambino, tramite il gioco con pupazzi e bambole, scene in cui personaggi del tutto simili a lui si scontrano con punti di vista diversi, con differenti emozioni. In questo caso il gioco sarà un’occasione per imparare ad ascoltare se stessi e gli altri. Per i bambini, infatti, il gioco non è una semplice attività divertente, ma un vero e proprio strumento di apprendimento.
In questo modo, crescendo il bambino impara a interagire con emozioni e sentimenti, e sviluppa la sua intelligenza emotiva: sa dare un nome a ciò che prova e distingue negli altri le emozioni che conosce.
I bambini che imparano a relazionarsi in modo competente riconoscendo le proprie emozioni hanno uno sviluppo psicofisico più equilibrato e da grandi sapranno affrontare con maggiore serenità le difficoltà della vita.
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