Non voglio vivere più
Salve. Sono un uomo di 43 anni, straniero. Abito in Italia dal 2002. Il mio problema è semplice: Non ce la faccio più a vivere in questo mondo. Tutti i miei sforzi per andare avanti con poco falliscono miseramente (non ho molte pretese; voglio mangiare tutti i giorni, avere un tetto su di me, una doccia calda al giorno e basta). Lavoro come insegnante free lance di musica nelle scuole, suono in due gruppi e non ce la faccio più. Il mio lavoro a scuola mi consuma tutte le energie e il mio tempo, guadagno pochissimo (sono già due mesi in ritardo con l'affitto e sto mangiando una volta al giorno farina e cose in scatola) e per raggiungere i miei lavori devo andare molto lontano (Non ho la macchina e non so guidare). Sento che tutta la mia vita è un disastro; non sono riuscito a compiere i miei obiettivi, mi associo con persone che risultano col tempo degli approfittatori e non sono adatto a fare nessun lavoro (Ci ho provato con diversi. In nessuno sono bravo. Non riesco a concentrarmi. Proprio come mi succedeva a scuola). Vivere mi costa moltissimo. Tutte le mattine mi sveglio maledicendo che sono vivo, perché il mondo mi risulta vacuo e materialista; tutti vogliono soldi da te e se sei in problemi col cavolo che avrai una mano! Forse gli amici ti aiutano, però dopo un po' si scocciano ovviamente. Desidero che una malattia terminale mi ammazzi al più presto perché sono troppo codardo per suicidarmi. Come posso fare per togliermi tutta questa angoscia e provare ad essere felice in un mondo così crudele e frivolo? Credo che è inutile enfatizzare che sono povero come un topo, perciò risparmiatevi i vostri "perché non fai terapia?" Perché costa un'occhio della faccia e appena ho un po' di soldi lo uso per mangiare. Grazie.
Buonasera Ariel,
la sua comunicazione mette in luce una volontà nel ricercare e continuare ma nello stesso tempo tempo il senso di frustrazione e di abbandono si fanno avanti con i bisogni primari di sopravvivenza, decoro, senso di valore verso la vita e gli altri e verso sé. Lei sino ad oggi ha investito nel suo presente nel sapere con chi fare le cose, che cosa fare; come fare, quando e dove fare e nel sapere quanto tempo impiegare nelle cose e con gli altri. Condivido con lei che alcuni punti non sono stati del tutto completati ma altresì lei è una persona che ha dalla sua parte una capacità culturale che le consente di vedere la vita nelle diverse facce di un prisma: queste facce consentono figurazioni diverse, affetti, intrecci culturali così anche gioia e sofferenza. Lei ha provato diverse traiettorie e altre si presenteranno: tutte quelle provate nei diversi obiettivi valutati non positivamente le permettono oggi di avere un grado di risonanza nel sapere scegliere con chi camminare insieme o meno per un breve, medio, lungo periodo. Percepisco anche dal suo scritto il senso di solitudine e la dura prova psichica che sta vivendo condizionato anche dalla situazione economica. Riguardo alla condizone psichica la invito a mantenere i rapporti con gli amici e allo stesso tempo nel rivolgersi ad un Pronto Soccorso spiegando la sua condizione di sofferenza. Contatti, se ritiene possano servirle queste indicazioni il centro di Psicologia e psicoterapia del Cottolengo di Torino ( https://www.cottolengo.org/2020/09/14/allospedale-cottolengo-di-torino-un-nuovo-servizio-di-sostegno-psicologico-e-psicoterapia/) oppure il centro Parole in movimento ( https://www.parolemovimento.it/servizi/psicologia/) che le potrnno dare il sostegno necessario (è scontato che l’intervento psicologico-psicoterapico debba rispondere in determinate situazioni al principio di soccorso e mutuo aiuto).
Ci scriva ancora se lo ritiene opportuno, per poterla ascoltare: la comunità ha bisogno della presenza in vita e partecipe di tutti noi, lei compreso visto che cresciamo, impariamo, reciprocamente insieme.
Cordialmente. Guido Mauro F. Arnò