Male di vivere

Salve, sono Sofia, una ragazza di 23 anni. Da circa due anni credo di soffrire di depressione. Tutto è iniziato nel 2019, quando al termine del liceo avrei dovuto scegliere il mio percorso universitario. Sono arrivata al termine dell’esame di maturità e ancora non avevo la più pallida idea di cosa avrei voluto fare. O meglio lo sapevo, ma non potevo permettermelo. Così inizio, scelgo la facoltà sbagliata, totalmente lontana da quelli che sono i miei “talenti”. Così mollo e decido di cominciare l’anno dopo la facoltà di Giurisprudenza. Ma dopo il primo anno blocco totale. Adesso sono al terzo anno, ma ho dato pochissimi esami e sto pensando di lasciarla perché la situazione sta diventando insostenibile’ Comunque il mio percorso universitario va di pari passo col tracollo che ha avuto la mia salute mentale negli ultimi tre anni. È cominciato tutto con un sentimento di distimia (che prima non avevo mai provato), di un profondo senso di colpa per aver disatteso quello che i miei genitori e che io stessa ci aspettavamo. Dopodiché è cominciata la tristezza, quella profonda, quella in cui nulla riesce a darti più gioia, nulla ti interessa. Ho perso completamente la speranza per il futuro, non ho più un un sogno, una passione per cui andare avanti. La mattina è il momento peggiore della giornata perché non so più per cosa alzarmi dal letto e impegnarmi. Dormirei tutto il giorno. Provo un forte odio verso me stessa e un forte senso di inferiorità ed insicurezza quando mi interfaccio con gli altri. Penso di non essere brava come gli altri, di essere più debole. Sono convinta di non piacere alle altre persone, sono molto introversa e posso apparire schiva. Non riesco a creare un contatto con le persone, ad acquisire confidenza. Detesto fare conversazione, ma allo stesso tempo vorrei essere in grado di farlo, con naturalezza, come tutti gli altri. Anche il lavoro va proprio male. Ho lasciato il lavoro estivo di cameriera, che facevo da oltre 4 anni, per l’ansia che mi creava il rapporto con clienti. Da qualche tempo ho iniziato a lavorare come receptionist. Ancora una volta, scelta peggiore non potevo fare ma sono stata spinta ad accettare perché si tratta di una bella opportunità. Sono arrivata al punto in cui l’ansia mi sveglia la mattina e non riesco neanche a godermi i momenti in cui non lavoro perché con la testa rimango sempre lì, mi metto a rimuginare su cosa è andato storto o cosa potrebbe andare storto. Fatto sta che questa è più o meno la situazione ed io non ne posso più. Negli ultimi due anni ho pensato molto spesso al suicidio, il solo pensarci quando sto male mi rincuora, mi dico “se proprio non riuscirai più a resistere, puoi sempre ucciderti”. Però credo che mi manchi il coraggio, forse perché in realtà io vorrei vivere, ma vivere una vita totalmente diversa, una vita in cui esista un qualcosa che dia un senso al mio agire. Vorrei uccidere questa vita, questa me stessa. Il problema è che non riesco a capire quale sia la mia strada, mi chiedo costantemente come potrei riuscire a mettere in pratica quella che io sono davvero, per cosa sono al mondo? Qual è la mia attitudine? Il mio talento? Credo che se riuscissi a fare questo recupererei tutta la stima per me stessa. Ma come fare?

Cara Sofia, 

E' molto difficile convivere con la sensazione che descrivi, ti capisco benissimo. In questo tuo testo mi accorgo sia di una richiesta di aiuto ma anche una necessità di trovare un tuo posto nel mondo, che è una spinta estremamente naturale per la tua età. Vorrei farti riflettere su alcune frasi che mi hanno colpita molto, perchè probabilmente può esserci in te (o nell'ambiente in cui vivi), qualcosa che blocca questa spinta di cui ti parlo: "Così inizio, scelgo la facoltà sbagliata, totalmente lontana da quelli che sono i miei “talenti”. Quali sono i tuoi talenti? O quali erano al momento? Erano inerenti alla Facoltà di Giurisprudenza?. "Da qualche tempo ho iniziato a lavorare come receptionist. Ancora una volta, scelta peggiore non potevo fare ma sono stata spinta ad accettare perché si tratta di una bella opportunità". Sei stata tu a ritenerla una bella opportunità?."Vorrei uccidere questa vita, questa me stessa. Il problema è che non riesco a capire quale sia la mia strada, mi chiedo costantemente come potrei riuscire a mettere in pratica quella che io sono davvero". In questa potentissima frase hai riassunto tutto: probabilmente la "te che sei davvero" sta spingendo per uscire, e ha bisogno di essere accompagnata, senza giudizi o comparazioni con l'altro. La sofferenza psicologica va accolta e ascoltata, perchè ci parla di noi, di ciò che abbiamo bisogno, di ciò che siamo e che non siamo.

Sei una ragazza molto giovane, e ti parlo anche io da giovane professionista: abbi fiducia in te stessa, perchè dal tuo racconto si evince che sei piena di risorse. Se già non lo fai, cerca un supporto psicologico, un tuo spazio dove poter crescere e capire quali sono queste risorse e cosa ti porta alla sofferenza che descrivi. 

Ti auguro il meglio.

Qualora ne avessi bisogno sono disponibile per colloqui di sostegno psicologico anche online.

Dott.ssa Ilaria Sinibaldi