Odio me stessa

Buongiorno dottori. Da anni convivo con il sentimento di odiare me stessa. Non mi piace il mio carattere. In ambito lavorativo mi sento stupida perché spesso non ci arrivo nelle cose o ci arrivo in ritardo rispetto agli altri. In contesti sociali mi sento imbarazzante perché sono timida e introversa.. vedo i miei colleghi che sono allegri, solari, che hanno sempre la battuta pronta e io sono lì che non so mai cosa dire. Nonostante ciò ho dei colleghi che sembrano volermi bene e che provano a coinvolgermi nel gruppo, ma per me è solo fonte di ansia e stress perché anche se mi piacerebbe essere socievole con loro non riesco, sono rigida e impacciata e la cosa che più rafforza la convinzione di essere stupida è che nei momenti di scherzo dove ci dovrebbe essere un botta e risposta non so mai come rispondere in maniera simpatica, mi ritrovo a sorridere e basta. Tutto ciò per spiegare che il mio odio e la mia bassa autostima derivano da difetti oggettivi e non "ingigantiti" dalla bassa autostima. Sono già stata da diversi psicologi ma nessuno mai è riuscito a smontarmi questa idea che ho di me.. perché non ci sono mai occasioni in cui mettendomi alla prova ho dimostrato a me stessa di essere capace. Io non temo il giudizio degli altri ma del mio. Non so più come uscire da questa situazione. Vorrei sentire che anch'io sono brava in qualcosa, di avere qualità positive anch'io.. ma se non ci sono come faccio ad autoconvincermi?

Cara Stefania, 

Intanto grazie per aver scritto queste parole e aver condiviso pensieri così delicati su di te. Il fatto che tu riesca così bene ad analizzare cosa ti succede e come ti approcci alle situazioni mi fa pensare che hai molte risorse da far emergere. Nel leggere il tuo messaggio mi ha colpito molto questa frase: "Tutto ciò per spiegare che il mio odio e la mia bassa autostima derivano da difetti oggettivi e non "ingigantiti" dalla bassa autostima". Sei sicura che tu abbia davvero dei difetti e che siano anche "oggettivi"?. Molto spesso, anche se l'autostima si costruisce attraverso il fare esperienze (positive e negative) e con le "validazioni" del mondo esterno, siamo noi stessi i più giudicanti verso il nostro essere. Non credo che tu debba trovare un collega che ti "smonti" questa idea, quanto qualcuno con il quale stabilire una relazione di fiducia e non-giudizio, che ti aiuti a "parlare" a te stessa con un pò più di gentilezza. Vorrei lasciarti con una frase di un celebre psicologo (C. Rogers), sperando di darti uno spunto di riflessione:

"Il curioso paradosso è che quando mi accetto per come sono, allora posso cambiare”.

Dott.ssa Ilaria Sinibaldi

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