Anaffettività, è possibile?
Salve, sono un ragazzo di 20 anni con un passato non molto facile. Sono figlio unico, cresciuto con mia mamma da quando avevo 1 anno ( da sempre in effetti), perché lei si separò con mio padre. Sono cresciuto in una casa con mamma, suo fratello e altre 2 sorelle. Litigavano e urlavano sempre (ancora oggi) e quando lo facevano mi chiudevo sempre in cameretta per non sentirli. Non ho mai subito violenza, atti di bullismo o cose simili, che sia chiaro. Il mio problema è che oggi non provo sentimenti per nessuno, a mamma le voglio tanto bene ma non ho bei rapporti. Non riesco a provare amore e quando guardo negli occhi una persona è quasi come se provassi odio. Non riesco ad innamorarmi. Ho tanti amici, sono socievole ma anche a loro non riesco a guardare negli occhi quando mi parlano. Così non troverò mai una ragazza perchè non provo affetto per nessuno, sono indifferente.
Buongiorno, mentre leggevo la sua lettera, non ho avvertito la freddezza tipica di ciò che viene definito con il termine di anaffettività. Non sono il genere di professionista né appartengo al tipo di approccio che parte da inquadramenti diagnostici (anche se a volte possono essere utili), io parto dalle parole e quando sono vis à vis anche dai silenzi. Vista la relazione mediata dal web, partirò dalle prime. Innanzitutto lei scrive, si racconta, si apre, cerca aiuto, si rende conto e soprattutto si dispiace per il fatto di non riuscire a provare amore, a guardare negli occhi l’altro o ad avere una ragazza … Io non credo che lei non abbia la capacità di amare, ma che questa sia come dire “intrappolata”, “offuscata” tra tante altre emozioni sovrastanti e in questo momento in lei predominanti. Per esempio, leggendo la sua lettera ho sentito e mi permetto di rimandarle la tristezza per quel bambino cresciuto solo, la rabbia e la sfiducia verso quegli adulti poco presenti e forse l’odio verso un padre che non appare nei suoi racconti (probabilmente non a caso) … Tutto ciò rappresenta un orizzonte emotivo vasto e caldo e probabilmente la capacità di amare, e quindi di fidarsi e aprirsi all’altro è solo dietro a tale scenario, come il sole dietro le nuvole …
Mi permetto di consigliarle di accogliere tutte le emozioni che prova in questo momento della sua vita, per quelle che sono, senza giudicarle. Non ci sono solo emozioni “positive”, ma anche la rabbia, la tristezza e perché no, l’odio hanno la loro ragione di essere e vanno accolte ed elaborate (altrimenti in futuro potrebbero diventare depressione, agìti auto-distruttivi, comportamenti violenti auto od eterodiretti, ecc). Ogni emozioni infatti ha la sua propria funzione che non va bloccata! Il termine emozione deriva dal verbo latino “e-movere” e significa “muoversi da” ovvero in essa è racchiusa l’energia da cui deriva l’azione che può essere quella “giusta” solo quando parte da un reale “contatto emozionale”. Perciò quale che sia, non si giudichi, non si blocchi, trovi il coraggio di parlarne con un amico se vuole, o magari con un professionista, se crede. Ma non si arrenda, mai!