Dott.ssa Ileana Ambrosio

Dott.ssa Ileana Ambrosio

Psicologa, Psicoterapeuta

Come elaborare e superare la morte di papà

Salve. Ho 26 anni. Da due settimane circa e’ morto mio padre per infarto. Gli ultimi 8 mesi per lui sono stati difficili e anche per me e mia mamma. Lui ha perso il lavoro e ci siamo trovati in una condizione economica difficile che ha portato ad avere diversi debiti con il proprietario di casa, in quanto alle spese contribuivo io ma non era abbastanza. Mio padre si è sentito solo, abbandonato dai fratelli e dagli altri figli, e’ entrato in una sorta di depressione. Un giorno per puro caso tramite una visita scopriamo che lui ebbe un infarto silente , forse anni fa. Dopo varie diatribe, lui si convince a farsi operare, per due volte , si sottopone ad interventi per mettere gli stent al cuore. Dopo 3 mesi lui trova lavoro come custode notturno, era felice. Non era pesante come lavoro, doveva solo sorvegliare anche se a mia detta preferivo altro perché dormire è importante . Ma lui diceva che dormiva, era sereno, finalmente si era tolto i debiti , stava iniziando una nuova vita, voleva anche comprarsi un’auto e stava mettendo soldi da parte. Una domenica mattina, dopo aver sentito mamma per telefono , lui dopo un’oretta non risponde più alle nostre chiamate. Disse che voleva riposare un po’. Dopo un po’ decidiamo di chiamare il datore di lavoro che va lì e ci chiama. ‘Signora venga qui che vostro marito non risponde più’ . Lo portano in ospedale e viene dichiarato morto. Lo avevo visto là sera prima, ero andata a portargli dell’acqua e stava bene. ‘Ci vediamo’ mi disse, ci vediamo domani. E l’ho rivisto si ma sopra un letto di ferro in una sala mortuaria. Da quel giorno alterno momenti in cui cado in pianti disperati e altri invece la mia mente sembra dissociarsi dalla realtà. Nella mia testa papà è ancora lì a lavoro, eppure l’ho visto in una bara ma la mia testa si rifiuta di pensare che è morto. Non ce la faccio più. Siamo rimaste io e mamma da sole, senza L aiuto di nessuno, e mi sento anche responsabile di dover tirare io avanti anche per lei, sotto ogni aspetto, anche economico. Non so più che fare. A volte desidero svegliarmi da questo brutto sogno

La morte è violenta, è un taglio, un addio. L'ineluttabilità, l'irreversibilità dell'esperienza del lutto non può non generare angoscia e la derealizzazione probabilmente ha la funzione di farle prendere ogni tanto un respiro e guadagnare il tempo necessario ad un riassetto globale della sua esistenza. Infatti elaborare il lutto di un genitore ha a che fare con una ri-elaborazione di tutta la propria esistenza, ancora di più quando, come nel suo caso, non le è concesso di abbandonarsi al dolore, ma deve far fronte ad una serie di incombenze organizzative per sé e per sua madre. L'unico "beneficio" a cui paradossalmente può portare la morte è risvegliare in profondità il senso della vita, spogliarla del superfluo, ricondurla all'essenziale, all’ “osso”. Se lei (e non altri familiari né fratelli) si sente investita in questo momento di un senso di responsabilità, questo è espressione di un legame profondo che insieme ai suoi genitori avete costruito nel tempo. L’etimologia del termine responsabilità (response-ability) ha a che fare con la capacità di rispondere ad eventi a differenza di quello di colpa che sottolinea l’essere vittima di un’ingiustizia. Scelga la narrazione che più le è utile ad affrontare questo momento, accolga e rispetti il suo dolore e si prenda tempo, via via per impararlo ad usare mai per indurirsi, ma per rafforzarsi.  Senza mai perdere la dignità, non smetta di cercare aiuti e benefici per affrontare questo difficile momento. In questo periodo c’è la possibilità di richiedere un bonus psicologico per usufruire gratuitamente di un sostegno psicologico, che potrà avviare anche fra qualche mese. Magari non subito, ma io glielo consiglierei. Buona fortuna!