Dott.ssa Iolanda Lo Bue

Dott.ssa Iolanda Lo Bue

Psicologo e psicoterapeuta individuale, di coppia e familiare

Opportunità lavorativa e lui non vuole trasferirsi

Buongiorno,
purtroppo, o per fortuna, in questo momento della mia vita mi trovo davanti ad un bivio con due concrete scelte lavorative agli estremi. Attualmente vivo da sola con mia figlia di quattro anni in provincia di Roma e tutte le mattine dopo averla accompagnata all'asilo mi faccio 65 km per andare a lavorare a Roma, sempre in posti diversi perché sono una consulente. Lavoro part-time, a tempo indeterminato, con ottimo stipendio. La baby-sitter va a prenderla all'uscita, e alle 17,30 generalmente siamo a casa. Il mio compagno viene nel we, sabato e domenica, poi il lunedì riparte. Lui lavora a Napoli, come libero professionista ha un suo studio di architettura sotto casa, accanto la mamma, sopra il fratello, la cognata i nipotini… con il suo lavoro riesce a contribuire in minima parte alle spese che sostengo ogni mese, ci pago si e no la baby-sitter. Fino ad ora non mi hai mai proposto di andare giù con la bimba, perché ammette che economicamente non ce la farebbe. Purtroppo con la società con la quale lavoro sono sorti dei problemi: hanno cambiato ragione sociale, rifatto i contratti a tutti i dipendenti togliendo gran parte delle paga base e sostituendola con rimborsi spese, da un anno non pagano i contributi...il mio part-time è stato inserito nel nuovo contratto con una scadenza a fine anno, dopodiché o full-time o niente. Purtroppo non avendo alcun tipo di aiuto (mio padre anziano, 80enne abita poco distante ma è un alcolista, mia madre è morta, mia sorella cocainomane...insomma la mia famiglia non è un supporto, e io non posso esserlo per loro.. devo pensare a me e al bene di mia figlia ), non mi sarà possibile accettare un lavoro full-time a Roma, altrimenti mia figlia crescerebbe con la baby-sitter. Quindi ho cominciato a muovermi e chiedere offerte di lavoro a conoscenti del mio settore. Un mio ex collega che sta a Bolzano mi ha detto che nella società dove lavora sono alla ricerca di personale, ma assumono solo tramite concorso. Ne ho parlato con il mio compagno e mi ha detto da subito molto scettico, vedi tu quello che vuoi fare, poi con una proposta in mano si vedrà. Sono partita per fare il concorso a Bolzano, non mi ha parlato per due giorni...non un minimo supporto morale. Faccio il concorso, lo vinco, e mi fanno una buona proposta: ben 1/3 in più all'anno del mio attuale stipendio. Sarebbe il tanto sognato posto fisso vicino casa! Anche se con quei soldi in più finirei per pagarci la rata di un mutuo, potremmo prendere una casa nostra a pochi passi dal posto di lavoro e le scuole sono lì vicino, non spenderei più cifre esorbitanti per la benzina, per la baby-sitter, non passerei più ore in fila sul raccordo, ma soprattutto potrei prendere mia figlia all'uscita di scuola! A lui ho detto che potrebbe avere delle opportunità lavorative, che attualmente non ha, per non parlare del fatto che finalmente potremmo vivere come una famiglia. La sorte vuole che proprio in questo stesso periodo, la mia attuale società mi propone un trasferimento di un anno in provincia di Napoli presso un noto ente con la prospettiva di rinnovarlo alla scadenza.. Il mio compagno naturalmente vuole che io scenda con la bimba, perché lui è stanco di salire tutti i fine settimana, perché lui ha la casa e non dovremmo pagare un affitto o un mutuo, perché lui ha 50 anni (io 43). Ho vissuto in quella casa di Napoli per tutto il periodo del congedo parentale e non ci tornerei mai a vivere sotto casa del fratello e della "cognata perfetta" che, beata lei, fa la casalinga e campa di rendita con i vestiti di fendi pagati da papà, che ha imposto, con grande savoir-faire, ai figli e a tutta la famiglia di chiamarmi per nome e non "zia Maria", per non parlare delle sue sottili battute al fiele che mi rifila con molta eleganza. E lui dice che sono io che sbaglio, perché non me la devo prendere… Mai dire una parola storta contro mammà o contro il fratello, loro non si toccano e non si giudicano. Ma questo è un piccolo neo, la cosa che più mi preme è far crescere mia figlia in un ambiente ricco di opportunità, dove già all'asilo le verrebbero insegnate due lingue... L'epilogo è questo: a proposta fatta lui dice che a 50anni non può cambiare vita, che non è certo di trovare lavoro, e che se verrebbe sarebbe solo dopo almeno quattro\cinque mesi, tempo di chiudere i suoi lavori. Che di certo non si troverà bene e che per seguirmi (o meglio per seguire la figlia) deve buttare all'aria 15 anni di studio di architettura, che per me è facile, tanto io non ho nulla da perdere (…). Sto cercando di offrire il meglio alla mia vita e a quella di mia figlia, ma vorrei anche che lei crescesse vicino al papà al quale è molto molto legata, e per lei, non so quale sia la scelta migliore da fare. Cerco di guardarmi dentro, e non voglio assolutamente fare gli sbagli che ha fatto nostro padre con noi, che ha costretto mia madre a trasferirsi da Roma a Cagliari, con noi piccole, perché lui non andava d'accordo con i suoceri, ci siamo ritrovati poveri e lui senza lavoro, sempre violento, da lì un peregrinare per la Sardegna, in cerca di lavoro e noi a cambiare scuola, fino a che non ha deciso di tornare nel Lazio e ricominciare, dopo poco mia madre è morta e noi affidate ai nonni…

Carissima Maria, 

occorre essere concreti nella vostra scelta. Se tu tieni a vivere la famiglia occorre che tu possa scegliere per il bene di essa, soprattutto della bimba che deve vivere bene sia con i genitori sia con il mondo sociale, stando a contatto con gli altri e con le buone opportunità di crescita ed educative. Rifletti bene e sei hai un buon rapporto con il tuo partner prendete una scelta che vi unisca e che possa in qualche modo rendere felici entrambi.

Cordiali saluti