Si può apprendere mentre ci si distrae?
Buongiorno, ho un bimbo di 6 anni che frequenta la prima elementare. Ci accorgiamo intorno i 2 anni che fatica a parlare, capisce, riconosce, è molto autonomo, mangia solo da tempo, va in bagno solo, si versa l’acqua, si veste e si veste, ma non parla, non dice nulla. A 3 anni gli viene diagnosticato un disturbo di vulnerabilità emotiva e un ritardo specifico del linguaggio, inizia un percorso psicomotorio e logopedico. A 5 anni e mezzo, chiedo un test Qi, viene fatta la wippsi lll e risulta pienamente nella media in tutto, al limite la comprensione del testo, ci viene fatto notare che la parte di visuo spaziale e motoria e molto al di sopra della media. Dopo il miglioramento psicomotorio, si può concludere il percorso, vengono evidenziate ancora piccole fragilità, ma tutto nella norma. Non verrà poi conclusa perché le maestre consigliano di continuare. Inizia la scuola, vengono fornite delle linee guida, fatto un PDP, ci viene fatto notare spesso che il bambino è distratto e non sta seduto, ci viene detto che apprende, ma continua a distrarsi; lavora in autonomia, ma solo se stimolato, 1 a 1 o in piccoli gruppi, non relaziona se non con i soliti 2/3 bambini e non interviene mai. Lamenta sempre di essere stanco e che gli scoppia la testa. Chiedono di valutare un sostegno perché non riescono a concentrarsi solo su di lui perché anche altri hanno bisogno. Chiediamo una nuova visita neuropsichiatrica, chiedendo un test per l’ADHD e la neuropsichiatra ci dice che non c’è una disattenzione e un’ iperattività tale da valutarsi come deficit, anzi, ha lavorato tranquillamente, mantenendo, nel periodo di lavoro, sempre l’attenzione, in alcune attività era anche molto entusiasta di far vedere che era capace, perciò non rientra nella categoria per un sostegno. A casa i compiti li fa autonomia e non vuole nessuno vicino. Spesso va in tilt su cose banali che sa, una volta che ri spiego il tutto, in men che non si dica conclude il lavoro. Sempre a casa, quando sembra concentrato su altro e sembra sia perso nel gioco per esempio, in realtà sta comunque ascoltando, magari dopo un po, chiede il perché di quello che ha sentito. Le maestre insistono e accennano che a breve ci manderanno una segnalazione. Noi da genitori non sappiamo più a chi rivolgerci, quali altri test possiamo chiedere per capire dov’è il problema, ma soprattutto non riusciamo a capire se il problema davvero sussiste ed è così grave, dove intervenire, come aiutarlo.
Gentile Gloria,
inizio con il dire che le vostre preoccupazioni sono legittime e come genitori state davvero facendo il massimo per garantire al vostro bambino il miglior percorso scolastico possibile.
Considerati i risultati dei vari test, che sono andati ad indagare diverse aree che vi hanno segnalato, avete mai pensato di valutare un percorso terapeutico familiare e/o mirato a vostro figlio?
Potrebbe essere un modo per permettergli di sperimentare nuove strategie di fronte la frustrazione, nel gestire le emozioni e “stare” in varie situazioni, familiari e non. Inoltre, potrebbe aiutare voi genitori a vivere diversamente le preoccupazioni e capire come sostenerlo in determinati momenti.
Probabilmente i diversi professionisti a cui vi siete rivolti avranno già valutato tutto il possibile, forse una “spiegazione” che rientra in una categoria non è adatta al vostro bambino. Forse ha bisogno di essere ascoltato in modo diverso.
Resto a vostra disposizione
Cordiali saluti
Dott.ssa Jlenia Licitra