Mi sveglio piangendo, perché ho paura di perdere mio padre.
Mi è già capitato più volte negli ultimi anni che mi sveglio piangendo (nelle prime ore della mattina), perché penso alla morte di mio padre a quando avverrà come avverrà e cosa farò io senza di lui senza il suo appoggio essendo io figlia unica separata con due figli e la mamma l'ho persa 4 anni fa. Ho con mio padre un legame molto forte. Mi sono sentita sempre protetta da lui e percepisco il vuoto al pensiero che non ci sarà più e questo mi spaventa per la ripercussione che avrà sui miei figli. Oggi lui ha 78 anni ed è in ottima forma. Ma non so perché questo pensiero mi attanaglia. Leggendo alcuni vostri interventi ho percepito che forse sarebbe bene iniziale a lavorare sulla metabolizzazione del lutto anche prima che accada? Grazie
Cara Ester,
Grazie per la sua condivisione e per il suo coraggio. Arrivo a risponderle subito alla domanda che ha fatto. In realtà non si può lavorare/elaborare qualcosa che deve ancora accadere, ovvero un evento che riguarda il futuro. In base a quello che ho letto, mi permetto di avanzare un'ipotesi su quello che sta sperimentando, cioè paura e ansia per un evento futuro (?) il fatto di non poter controllare ciò che avverrà, o di non riuscire a tollerare l'incertezza, ci mette a dura prova, perché ci fa stare a contatto con un'emozione spiacevole: l'impotenza. Sapere di non poter far nulla per poter controllare o evitare un evento negativo, come la morte di una persona cara, non fa che alimentare l'ansia e la paura che possiamo sperimentare nei confronti di quell'evento. E più cerchiamo di controllarlo, più rimaniamo intrappolati nelle nostre preoccupazioni, con tutto il "vortice emotivo" connesso. Iniziare un lavoro terapeutico per migliorare questa situazione così dolorosa, penso possa essere un buon inizio per prendersi cura di sé, se ritiene che questa sia la strada più giusta per lei. Quello che io mi sentirei di consigliare come obiettivo, sarebbe proprio di lavorare sulle preoccupazioni, sull'ansia generata da queste, sull'uso di strategie più funzionali che possano aiutarla a gestire meglio l'intolleranza dell'incertezza e il senso di impotenza. E infine lavorerei su questa parte dolorosa della nostra vita, ovvero la morte, ma non come elaborazione anticipata di un lutto, ma proprio nell'ottica di un'accettazione consapevole e compassionevole di quello che non possiamo evitare o controllare. Spero di esserle stata di aiuto in qualche modo. In ogni caso le auguro di trovare quello che sta cercando. Un caro saluto. Dott.ssa Calefati Josephine
psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale - Brindisi