20 anni, studentessa. Genitori tossici e iperprotettivi.
Sono una semplice ragazza di 20 anni, diligente, rispettosa, e che si diverte quando può, sempre rispettando le regole. Tuttavia, nonostante ciò, i miei genitori da ormai due anni mi comandano in ogni aspetto della mia vita, decidendo per me. Non sono libera di andare a fare un giro anche solo in centro, di fare un qualcosa di diverso come andare a qualche fiera, di andare a un concerto. Nulla. Niente di niente. Come se non potessi sbagliare da sola con la mia testa. Per non parlare dell’ossessione nel venire nella mia città dove studio (diversa dalla mia città natale) solo per entrare in casa e cercare in ogni cosa l’ago nel pagliaio, e non per stare con me (tutto ciò me l’ha pure confermato mia sorella più piccola che, anche se sedicienne, è molto intelligente e capisce certe dinamiche familiari). Senza di loro sono indipendente e mi gestisco molto bene le mie cose, ma loro mi continuano comunque a stare sul collo 24h. Inoltre, sono fidanzata da più di un anno con un ragazzo (21 anni) che fa la mia stessa università, con cui sto bene e con cui voglio andare a convivere e con cui spero di avere un futuro per tutta la vita (altrimenti non avrei pensato di andare a vivere insieme e lui non mi continuerebbe a farmi sentire importante anche con gesti importanti come “Voglio che tu sarai la madre dei miei bambini, sei perfetta per me”). Infatti, lui sta a casa mia per ora di nascosto dai miei, perché altrimenti non mi lascerebbero perché “troppo piccola”: solo che prima o poi lui dovrà pur firmare un contratto, e i miei non mi lasciano comunque vivere con lui (i suoi genitori invece sono molto più gentili e aperti con me, definendomi anche parte della famiglia). Ai miei lui piace, ne ho la conferma, premessa. Tutti questi atteggiamenti loro mi fanno pensare pensieri suicidi continui e più volte ho tentato di farla finita perché non ce la facevo più a sopportare tutta questa angoscia e questi comandamenti. Gli ho anche avvisati in più occasioni che l’avrei fatta finita se il loro atteggiamento non fosse cambiato, e l’unica risposta ricevuta da mia madre è stata apatica “Sapevo che saresti arrivata a questo”. Non gliene frega nulla se faccio questo gesto o meno, mi dicono che tanto non ho il coraggio di farlo. Peccato che non hanno visto alcuni segni fatti con un coltello sul braccio o sulla pancia. In qualsiasi caso non gliene sarebbe importato nulla. Io non ce la faccio più. Voglio solo vivere serenamente la mia vita e con le persone che amo, senza vincoli. Senza comandamenti altrui. Ho provato a parlargli più volte di tutto questo, ma sono solo passata per la maleducata di turno e per quella che manca di rispetto
Gentile Diana, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Deve essere faticoso sentire il peso del controllo e il senso di non libertà. Sarebbe importante comprendere da cosa sia scaturito l'atteggiamento dei tuoi genitori, se dalla tua partenza verso la città in cui ti trovi attualmente o da un altro evento particolare. Individuare l'evento scatenante potrebbe essere utile per dare un senso e un significato ai loro atteggiamenti e magari provare insieme a loro a ristabilire dei confini, in un clima di fiducia reciproca.
Può succedere che talvolta, la nostra sofferenza emotiva ci porti ad avere dei pensieri negativi.
È fondamentale richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare momenti di particolare fragilità.
Rimango a disposizione per qualsiasi necessità.
Ricevo a Torino e online.
Dott.ssa Laura Galati