C’è qualcosa che non va in me?

Ciao mi chiamo Giulia è ho 17 anni. E in tutta la vita non sono mai stata la prima. Ho un fratello minore, abbiamo tre anni di differenza, si chiama Giorgio, e per quanto io lo possa amare io so, fin da quando è nato che lui viene sempre prima di me. Lo si vede nei comportamenti che hanno sempre avuto i miei genitori nei suoi confronti, lo si vede dai loro occhi appena lo scrutano con lo sguardo ogni mattina. Lo guardano con una scintilla diversa, una scintilla che mai mi ha nemmeno sfiorato. E poi, vennero le mie prime amiche e la storia si ripeté, come un disco rotto che continua a girare. Ero quell’amica carina che ti scordi appena giri l’angolo, quell’amica carina che usi per arrivare alla persona che davvero ti interessa. Io ero carina. Non ero mai bella. Non ero mai quella a cui rivolgevi il primo sguardo, il primo sorriso. E, che ci crederete o meno, sono rimasta quasi indifferente a quel ruolo per molteplice tempo. Ingoiavo le parole affamata di qualcosa che del tutto ignoravo. Ero un fantasma per gli altri, passavo per i corridoi della scuola e nessuno mai mi vedeva, e a volte dubitavo perfino della mia esistenza. Me ne accorsi solo negli anni delle medie. Sono sempre state quelle scuole di passaggio, quelle in mezzo fra il mondo dei grandi e quello dei piccoli, dove incominciano le prime vere cotte, gli ormoni a palla e la conoscenza di argomenti ancora ignoti. Ed è dove le persone come me vengono isolate e bullizzate. Per quanto ne soffrissi lo capì solo dopo. Non pensavo fosse difficile accorgersi quando una persona viene bullizzata. Non erano i pugni che mi colpivano, erano le parole, e forse è per questo che all’inizio non lo compresi. Non fu tanto il bullismo verbale che mi colpiva a scuola, ma a maggior ragione i miei genitori che non riuscivano a capirlo. Penso volessero nascondersi sotto le certezze che fosse solo nella mia mente, che nessuno in realtà mi disprezzasse ma che, in verità, ero io stessa a far sì che mi disprezzassero, ero io che non mi impegnavo abbastanza per impedirlo. Crescendo ho reso le esperienze una forza per proteggermi da spiacevoli situazioni, e il mio carattere mutó con il tempo. Eppure la sensazione di non essere mai “essenziale” per qualcuno mi lacera ogni volta il cuore. Di non essere la persona importante per nessuno, neanche dei miei genitori. E anche se ormai il bullismo è passato, la sensazione di perdere gli amici, di rimanere di nuovo sola mi distrugge. Eppure sono sempre sola, dentro, mi sento come se donassi un amore sproporzionato nell’attesa di riceverne altrettanto, e poi non arriva mai. E mi sento come se la mia mente si dividesse in due: una che mi urla di smetterla con questi pensieri, che non ho bisogno di nessuno, che tanto la gente non apprezzerà mai me davvero, e l’altra che richiede tutto questo, che richiedesse una persona che mi guardi dritta negli occhi e mi dica: “io ti vedo” e non ‘ti vedo’ perché è una frase, ma ‘ti vedo’ perché è un emozione, perché ti dona amore. Quindi la mia domanda è una: sono io il problema? sono io che do troppo e chiedo in cambio altrettanto?

Gentile Giulia,

grazie per aver condiviso la tua esperienza. Deve essere difficile affrontare il senso di solitudine che descrivi e il peso di non "essere vista", da sola.

Può succedere che in famiglia, soprattutto nel caso in cui ci siano fratelli minori, si abbia la percezione di essere trattati in modo differente e che questo generi sofferenza. È importante considerare quali siano i bisogni dei figli in quel determinato momento. 
L'adolescenza è un periodo di cambiamenti e di sfide, è fondamentale non sentirsi soli nel proprio viaggio. Riprendere i pezzi che dici di aver "ingoiato" e provare a ricostruirli per dare un senso e un significato nuovo, potrebbe aiutarti a rinforzare la fiducia in te stessa. 
Rimango a disposizione. Ricevo a Torino.