Voglio una relazione ma allontano tutti
Buongiorno a tutti
Non saprei da dove iniziare a parlare della confusione che ho in testa, ma ho bisogno di avere dei pareri e non tenermi sempre tutto dentro.
Sono una ragazza di 32 anni, single da 7 anni. Ho avuto un solo ragazzo (nel vero senso del termine) per 5 anni, poi ci siamo lasciati per varie incomprensioni caratteriali e soprattutto perché lui non mi amava più. La storia, che era anche a distanza, andava male, lui era un tipo eccessivamente geloso nei miei confronti e io non lo ero troppo nei suoi. Dopo la fine di questa storia ho avuto delle relazioni di poca importanza, alcune durate alcuni mesi altre molto più brevi, non so se per colpa mia o colpa loro, ma il primo dopo il mio fidanzato storico mi disse chiaramente che sì gli piacevo ma non al punto tale da voler avere una storia con me, mentre altri ci provavano e dopo alcune settimane sparivano. Fino a quando poi mi sono iscritta in una di quelle chat per conoscere persone e ho cominciato a chattare con un ragazzo carino, gentile, con un buon lavoro, serio, simpatico, insomma proprio il ragazzo che tutte vorrebbero. E qui viene il bello. Lui voleva conoscermi nella realtà ma io ho sempre detto di no. Ho rifiutato tutti i suoi inviti e siamo andati avanti mesi a chattare soltanto. Ci sono stati dei momenti in cui lui giustamente seccato perché riceveva solo rifiuti non si faceva sentire, così io ritornavo a scrivergli e ci sentivamo, ma ogni volta che lui provava a chiedermi di incontrarlo io accampavo scuse. Ero attratta da lui, mi piaceva parlare con lui, ma allo stesso tempo avevo paura. Poi c'erano alcune cose di lui che mi ricordavano il mio ex e io avevo timore di trovarmi di fronte lo stesso tipo di carattere. Credo però che il motivo per cui lo allontanavo era la mia scarsa autostima e il mio sempre presente senso di inadeguatezza. In quel periodo non avevo un lavoro e forse anche questo aspetto ha influito, pensare di dover incontrare una persona e dover raccontare di me e dire che ero disoccupata mi metteva a disagio, mi faceva sentire una sfigata. Ma al di là del discorso lavoro io mi sento sempre inadeguata e l'idea di trovarmi di fronte un ragazzo bello, simpatico, paziente, che ti ascolta, mi metteva a disagio, amplificava ancora di più tutte le mie mancanze e da lì ad allontanarlo sempre. Un giorno poi le nostre conversazioni sono arrivate a una fine. Mi avevano proposto di andare all'estero per 5 mesi e appena gliel'ho detto ha smesso di scrivermi. Anch'io non gli ho più scritto, presa com'ero dalla partenza e dall'esperienza che stavo vivendo, poi una volta rientrata in Italia ho avuto a che fare con dei problemi di salute che sto ancora cercando di risolvere. Ultimamente, complici anche i social, mi capita di ripensarci, non so forse perché è un periodo in cui mi sento molto sola, sono di nuovo senza lavoro, devo risolvere ancora questo problema di salute, non esco molto, non vedo molta gente, anzi devo dire che mi sto chiudendo parecchio. Non so perché mi capita di pensare a lui, all'occasione che ho perso, a quanto sono stata idiota e al fatto che rovino tutto per colpa della mia insicurezza. Non voglio scrivergli, primo perché sono passati due anni e mi manderebbe a quel paese, secondo perché sono quasi certa che sia fidanzato o cmq vede una ragazza, e poi finirei per prenderlo in giro di nuovo e di certo non se lo merita.
Ho una grande confusione in testa e ho paura che andando avanti la mia situazione non migliorerà di certo. Vorrei avere una relazione seria ma ho paura ad espormi, a far scoprire tutto di me e non so come gestire questa cosa, perché poi finisce che allontano tutti, perdo le occasioni migliori e resto da sola ad assistere alla vita degli altri. Cosa devo fare? Cominciare una terapia? E la terapia mi aiuterà a sbloccarmi e a cambiare modo di fare? Questa situazione mi crea molta ansia, mi sento bloccata come se non sapessi cosa fare, dove andare.
Buongiorno Lisandra,
Forse la prima domanda da porsi è che cosa vede lei nel rapporto. Sembra che in questo momento più che di un incontro si tratti di una valutazione, da cui vuole uscire a pieni voti. Si fa sentire in maniera prioritaria il bisogno di piacere, di ricevere approvazione, risultando conforme a quelli che pensa essere i metri di misura che l’altro adotta.
Si preoccupa di quello che l’altro pensa e vede di lei e vuole dimostrare di essere adeguata ad un modello esterno, ritenuto vincente. Deve far vedere che lei è “giusta”, “adeguata” a come comunemente si pensa si debba essere e si debba fare. Sta spingendo sull’adeguamento e sull’essere conforme, invece che sulla ricerca di ciò che più intimamente le appartiene. Le preme avere il biglietto da visita giusto, che non è altro che una maschera fatta per ricevere approvazione, ma che nulla a che fare con la sua natura più autentica.
Poggia la sua autostima su dei criteri esterni, comuni invece che fondarla su basi interiori, proprie. In base a questa mentalità “si vale” se si possiedono determinati requisiti, le attestazioni che la persona si preoccupa costantemente di esibire per dimostrare di non essere da meno rispetto agli altri. Anche lei è in questa corsa al dover dimostrare, al far vedere, mettendo davanti a tutto il bisogno di piacere.
In presenza dell’altro ne teme il giudizio, lo subisce: è tutta tesa a fargli vedere che lei “va bene”, in base a quello che lui può pensare di lei e che rispecchia il senso comune. La sua preoccupazione di apparire una sfigata rivela molto questa sua soggezione nei confronti dell’autorità del senso comune e dell’approvazione generale.
Questa paura è in grado di rivelarle molto di quello che ho cercato di scriverle e per questo non va zittita, ma ascoltata. Lei sta cercando di aumentare la sua autostima forzando ancora di più sul concetto di “riuscita” e “adeguamento” e quindi vive questi segnali interiori come un ostacolo. Sono invece segnali importanti che vogliono portarla a fondare la sua autostima su basi interiori, solide e non più sul dimostrarsi riuscita e brava agli occhi degli altri.
Medico Psicoterapeuta - Cremona