La mindfulness come aiuto nell'alimentazione
Nella nostra società tutto scorre freneticamente e presi dalle mille cose da fare quotidiane anche il nostro modo di alimentarci ne risente negativamente.
Spesso andiamo così di fretta e siamo persi dai nostri automatismi che non ci rendiamo conto che stiamo mangiando, ne’ cosa stiamo mangiando. Infatti il più delle volte mangiamo inconsapevolmente. Mentre gli altri animali mangiano quando hanno fame e smettono quando sono sazi, molti di noi hanno sviluppato un rapporto strano con il cibo.
C’è chi si abbuffa velocemente e c’è chi è perennemente a dieta. Quando si trangugia il cibo di solito si pensa ad altro e non si assapora veramente quello che si mangia. In quei momenti reagiamo alla vista del cibo con l’impulso di divorarlo, con o senza appetito. Non si colgono le sensazioni di sazietà ma si pensa solo al boccone successivo prima ancora di aver finito di masticare quello che abbiamo in bocca.
Spesso riempiamo il cucchiaio molto prima di aver finito di deglutire un boccone. A volte il cibo ci serve per calmarci, per distrarci dai pensieri o da emozioni spiacevoli con le gradevoli sensazioni del mangiare.
Se non assaporiamo il cibo non possiamo neanche apprezzarlo e non pensiamo neanche alla fatica che è stata fatta per preparare quel cibo.
Mangiare in questa modalità può essere utile subito e darci qualche conforto ma poi a lungo termine può creare problemi di salute.
L’alimentazione inconsapevole può assumere altri significati se lottiamo contro le calorie. Ogni passo diventa una battaglia tra desiderio e forza di volontà, ogni pasto diventa o un successo o un fallimento.
Quando si cerca di mangiare poco dopo un po’ è inevitabile ritrovarci ad eccedere col cibo, questo tira e molla ci porta a criticarci riguardo a quanto siamo grassi, brutti, autodistruttivi…e ci avviliamo reagendo spesso confortandoci con altro cibo.
Con la pratica della mindfulness abbiamo un’alternativa diversa. I cibi con la mindfulness vengono gustati lentamente e in silenzio. Dopo un po’ di prove e di errori, si impara a mangiare solo ciò di cui il corpo ha bisogno . Si reimpara a riascoltare il senso di fame e di sazietà.
Se rivolgiamo un’attenzione consapevole al processo del mangiare, prendiamo atto di esperienze che altrimenti sarebbero inosservate. Potremmo renderci conto delle connessioni tra pensieri, emozioni e consumo di cibo e di conseguenza spezzare quegli automatismi che ci portano a mangiare troppo. Quindi con la pratica si impara a sentirsi, a rispettare i bisogni del corpo e della mente, uscendo dai circuiti disfunzionali che alimentano i pensieri autocritici e di colpa.
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