Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Terapeuta Emdr
Attacchi di Panico: Miti da sfatare!
Gli attacchi di panico sono una condizione, spesso invalidante, sempre più comune. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno 3 persone su 10 hanno attacchi di panico.
Nonostante si tratti di una condizione piuttosto comune, sono tuttora presenti diversi miti sul disturbo di panico. Vediamone alcuni.
Uno dei sintomi dell’attacco di panico è la sensazione di perdere il controllo o di impazzire, oltre alla sensazione di estraneità nei confronti di se stesso e dell’ambiente circostante. Ciò porta a credere di soffrire di un grave disturbo mentale.
Ma, sebbene il disturbo di panico sia riconosciuto come una patologia di tipo psicologico e in alcuni casi particolarmente invalidante, si tratta di una condizione ben diversa (e soprattutto meno grave) rispetto a patologie di altra entità, come la schizofrenia, il disturbo bipolare o forme gravi di depressione.
Durante un attacco di panico la persona mantiene il controllo delle sue emozioni e dei suoi comportamenti e quella di perdere il controllo non è quindi una realtà clinica, ma solo una paura.
Alcuni dei sintomi di un attacco di panico sono l’aumento del battito cardiaco, i dolori al petto e difficoltà respiratorie. In chi ne soffre, subentra così la paura di poter avere un disturbo cardiaco o un infarto. Tuttavia gli attacchi di panico non danneggiano il cuore e le palpitazioni raramente risultano pericolose.
Esistono due tipologie di trattamento considerate d’elezione, la terapia farmacologica e la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale.
Il NICE (National Institute for Health and Care Excellence) inserisce nelle linee guida per il trattamento psicologico del panico la Terapia Cognitivo Comportamentale, che nei vari studi si è rivelata efficace sia nella riduzione dei sintomi sia nella prevenzione delle ricadute future. I risultati di alcuni studi hanno evidenziato che la Terapia Cognitivo Comportamentale può portare a tassi di remissione che vanno dal 70% al 90%.
Essa si basa su protocolli di trattamento, in genere di breve durata, durante i quali il paziente prende consapevolezza dei pensieri che alimentano il suo disturbo e che influenzano il suo comportamento, imparando quindi a gestirli in maniera più efficace e a non farsi travolgere dall’esperienza del panico.
Se la terapia farmacologica permette di alleviare e gestire l’ansia soltanto nel breve periodo, la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale si è rivelata, nei vari studi, efficace nella riduzione dei sintomi e nella prevenzione delle ricadute future.
Certamente sono attività e abitudini che potrebbero aiutare a ridurre lo stress e a contribuire alla salute complessiva. L’attività fisica si è ad esempio dimostrata efficace nel migliorare la risposta allo stress lavorativo e le abitudini alimentari hanno certamente un ruolo nel favorire il benessere psicologico.
Tuttavia le suddette attività non curano il disturbo di panico (o, più in generale, il disturbo d’ansia), e crederlo significa semplificare il problema.
Per affrontare l’ansia è necessario imparare a vivere in maniera diversa le proprie paure, a comprendere come reagiamo e che significato diamo a determinate situazioni, quali pensieri subentrano in maniera automatica aumentando l’ansia, quali comportamenti disfunzionali mettiamo in atto.
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