Counseling → Differenze tra Psicologo e Counselor
Si tratta in effetti di uno specializzarsi delle competenze, che può essere visto come un amplificarsi di metodi, strumenti, tecniche. Non ha senso, dunque, mettere in moto guerre difensive di Psicologi contro Counselor, di professionisti contro professionisti, di operatori contro operatori; crociate che alla fine si rivelano arretrate e dannose.
Differenziare e moltiplicare interventi che sono comunque di tipo “psicologico”, che riguardano il benessere di soggetti di tutte le età, significa in ultima analisi far crescere nella società l’importanza di un approccio alla salute che non trascura il livello complessivo del funzionamento delle persone, che faccia crescere la consapevolezza che salute e benessere vanno considerati non solo dal punto di vista medico ma da un punto di vista più ampio, psicofisico. E’ in gioco lo svilupparsi di una nuova coscienza che può rappresentare un salto di qualità nell’approccio alla salute, o come preferisco dire io al benessere.
Dobbiamo, infatti, considerare importante non tanto la lotta alla malattia, ma lo sviluppo della salute nel senso più pieno del termine, come armonia, pienezza, vitalità, capacità di vita, sviluppo delle proprie potenzialità: in una sola parola benessere.
Ma in questa visione bisogna chiarire due punti molto importanti.
1) Il primo riguarda la chiarezza che va fatta una volta per tutte su compiti e specificità di Psicologi, Psicoterapeuti e Counselor. Qui di seguito riporterò compiti, ambiti e differenze, che per il Counselor Funzionale sono già stati chiariti.
A livello individuale: il Counselor interviene solo su problemi specifici e determinati, che devono poter essere ricondotti a un numero limitato di Funzionamenti di fondo, e non a tutto il Sé del soggetto. Inoltre, il Counselor può occuparsi solo di problematiche che devono essere attuali, che non devono riguardare (più di quanto sia necessario) la storia antica dei soggetti, e che devono poter essere risolti in tempi brevi. Noi parliamo al massimo di circa 20 sedute, perché al di sopra si scivola inevitabilmente verso una vera e propria psicoterapia. Questo non significa che il Counselor agisca a livello superficiale; l’intervento (almeno nel Counseling Funzionale in cui si recuperano i cosiddetti Funzionamenti di fondo, definiti anche Esperienze d Base in età evolutiva) è anch’esso profondo (come in psicoterapia), anche se è limitato solo ad alcuni Funzionamenti (solo ad alcune Esperienze di Base).
Ma un Counselor allo stesso tempo non deve essere “limitato” come capacità di leggere e valutare: anzi un Counselor deve essere bravissimo a fare una Diagnosi completa, perché deve anche saper fare un invio corretto della persona al tipo di intervento più adatto; non nel senso di un Counseling di un modello teorico piuttosto che di un altro, ma nel senso se inviare la persona a un Counseling, a una Psicoterapia, a un’attività antistress, a un’attività fisica, o altro ancora.
Ho chiamato il soggetto che si rivolge al Counseling: persona. Capisco che non lo si è voluto chiamare paziente per differenziarsi dalla psicoterapia e non sottolineare l’aspetto della malattia (anche se chi si rivolge al Counseling è comunque una persona che soffre, appunto patiens dal latino), ma vorrei lanciare qui un appello accorato. Chiamiamolo in un altro modo, ma per favore non lo chiamiamo più cliente perché questa parola inequivocabilmente connota la relazione come una relazione commerciale! Per quanto riguarda coppia e famiglia, poi, bisogna riconoscere che l’intervento in questi ambiti non può essere mai di terapia vera e propria anche se svolto da un terapeuta. Gli incontri con la coppia e con tutta la famiglia, infatti, non possono mai essere numerosi perché le coppie e le famiglie riescono mai a venire molte volte: sono in realtà un intervento di Counseling. E, inoltre, riguardano esattamente il campo del Counselor: un problema specifico. Quasi sempre la risoluzione dei problemi di coppia e famiglia si gioca piuttosto con interventi su uno dei componenti; e lì, allora sì, che possono essere gli Psicoterapeuti a operare. Da queste notazioni emerge chiaramente che anche il Mediatore (altra figura che si sta diffondendo nella nostra cultura e nella nostra società) altri non è che un aspetto particolare dell’attività del Counselor quando ci sia da occuparsi di una situazione di conflittualità; riguarda, quindi, un campo di applicazione del Counseling: familiare, di coppia, giudiziario, interculturale. Chiarire questo aspetto permette di assicurare anche al Mediatore una preparazione e una formazione su livelli elevati e standardizzati giacché gli standard per il Counseling sono oggi ampiamente stabiliti e seguiti da tutte le Scuole di formazione serie.
Infine, possiamo pensare a campi di intervento in cui non è indispensabile la presenza dello Psicologo, ma può essere estremamente utile la presenza di un operatore che porta elementi di conoscenza, campi di cultura, percorsi di studi più differenziati; e allora parleremo di Counseling su: genitorialità, gravidanza, neonatalità, sessualità, stress, apprendimento, alimentazione, sport, tempo libero, comunicazione, interculturalità. Ma ciò che è ancora più interessante è che i campi di intervento del Counselor si aprono anche su scenari molto più ampi, su progetti che si rivolgono a un numero elevati di soggetti, su proposte di prevenzione su piccola o più larga scala. Si parla di interventi su Comunità terapeutiche o riabilitative, su equipes di lavoro, su classi scolastiche; ma anche di interventi su scuole intere, su interi ospedali, su categorie di donne, di giovani, bambini, di lavoratori, di immigrati, su quartieri di una città, su città, su territori. Bisogna però precisare che qualunque sia l’ambito di intervento i Counselor non possono assolutamente utilizzare strumenti psicologici (test, questionari e altri strumenti diagnostici) che sono di appannaggio esclusivo degli Psicologi.
2) Il secondo punto riguarda l’aspetto scientifico che diventa necessario quando si allarghino visuali e campi di applicazione del Counseling. Una prospettiva di intervento che si interessi di progetti di prevenzione su larga scala, che sfidi il futuro in una nuova consapevolezza sociale, scientifica e culturale, deve potersi basare su una teoria e una metodologia innovative, capaci di accogliere la sfida della complessità, di superare riduttivismi e limitatezze: una teoria scientifica sull’uomo, sui suoi funzionamenti, sul suo sviluppo evolutivo, sul suo star bene (o viceversa perdere vitalità e potenzialità), che possa tenere in considerazione l’interezza della persona, tutti i sistemi integrati del Sé, cognitivi, emotivi, neurologici, endocrini, fisiologici, sensoriali, motori. Ma è anche indispensabile, per portare avanti progetti di largo respiro, riuscire a realizzare interventi che abbiano incisività ed efficacia con tempi limitati anche se applicati su larga scala. Non solo, ma bisogna anche che i progetti possano essere compresi e condivisi dagli altri operatori in collaborazione con i quali vengono realizzati. E’ vero che ogni categoria di operatori deve avere la propria specificità di intervento, ma è necessario anche ottenere una buona sinergia che porti tutti a convergere sugli stessi obiettivi, che devono essere chiari per tutti, anche se ognuno con le sue specifiche metodologie, e portati avanti da tutti, insieme, con compartecipazione e comprensione reciproca.
Ora, è proprio il Funzionalismo moderno che porta avanti da tempo tutte queste caratteristiche, perché si occupa dell’individuo, del gruppo, dell’istituzione guardandone a tutti gli aspetti, a tutti i piani Funzionali, leggendoli tutti come organismi viventi e sistemi integrati. Il Funzionalismo, inoltre, prende in considerazione, fa valutazioni e interviene – come abbiamo detto - sui Funzionamenti di fondo, cioè su quelle unità di base che generano pensieri, emozioni, comportamenti, atteggiamenti. I Funzionamenti di fondo sono composti da elementi essenziali (e quindi concretamente osservabili) i quali, pur appartenendo a tutti i Sistemi Integrati del Sé, non sono cosi numerosi e impossibili da prendere in considerazione come gli elementi che caratterizzano le situazioni specifiche di vari contesti.
Un esempio per tutti.
Se guardiamo al Funzionamento di fondo della “Forza calma” potremo valutarlo nei suoi elementi essenziali anche se complessi e multidimensionali: Sguardo intenso e fermo, Posture erette e sicure, Tono muscolare intenso ma non contratto, Movimenti maestosi, Simpaticotonia decisa ma non eccessiva, Calma di fondo, assenza di Rabbia, Paura, Indecisione, Agitazione, Consapevolezza della propria forza, Valore positivo dato alla forza. E su questi elementi essenziali si può anche intervenire per modificarli e recuperare, così, una determinata capacità, una Esperienza di Base.
Se invece andiamo su situazioni contestuali, allora dovremmo prendere in considerazione i pensieri, le frasi, tutti i movimenti piccoli e grandi di tutte le parti del corpo, i gesti, gli atteggiamenti posturali, tutte le espressioni del volto, tutti gli intrecci emotivi, tutti i valori attribuiti alla situazione e alle persone che ne fanno parte, per non parlare del sistema neurovegetativo, endocrino, respiratorio, sensoriale. E sarebbe impossibile farlo. Senza pensare che tutti questi infiniti elementi sarebbero poi ulteriormente diversi se la Forza calma si dovesse esprimere con i figli, con il partner o con il capoufficio, con un paziente o con un genitore; non solo, ma sarebbero diversi anche a seconda di fatti e problemi diversi che si possono presentare in quel momento con quelle persone. La visione Funzionale, invece, scendendo sugli elementi essenziali dei Funzionamenti di fondo, permette di affrontare la complessità di tutti i sistemi del Sé.
Altra caratteristica della metodologia Funzionale è che è possibile applicarla in situazioni e in setting completamente diversi, anche non “protetti e non riservati” come una stanza per la psicoterapia. E questo perché le alterazioni Funzionali sono, appunto, scollegate dalla situazione esterna. E ancora, l’intervento Funzionale, proprio perché agisce sui Funzionamenti di fondo, permette cambiamenti profondi su tutto il Sé (e non solo sul piano cognitivo), e in tempi brevi, specie se si agisce in maniera mirata su alcune specifiche e limitate Esperienze di Base.
Infine, quando si parla di Funzionamenti di fondo (o Esperienze di Base in età evolutiva) si descrivono esperienze che sono note a tutti, si parla di cose chiare e concrete che possono essere comprese da tutti, anche se ognuno naturalmente con la propria professione e la propria specificità.
Tutto questo fa del Funzionalismo moderno una nuova visione, una nuova frontiera che permette progetti su larga scala, su parti ampie di popolazione, capaci di realizzare interventi di prevenzione reale oggi sempre più indispensabili per produrre uomini e donne capaci di vivere la vita con pienezza, con i suoi valori importanti di rispetto, di contatto, di condivisione, di amore, senza ricorrere a valori che tentano di sostituire quelli carenti vitali, a valori malati come il potere, il possesso, l’odio, la violenza, il rifiuto del diverso. Cerchiamo di fare in modo che le future generazioni sappiano recuperare i veri valori della vita e dell’amore, e salvare il pianeta e le sue popolazioni, prima che sia troppo tardi.
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