Gentile Cristina, concordo appieno con le parole della collega dr.ssa Lesmo: difficile esporsi su una diagnosi, ma certamente gli atti del suo bambino sono indici di aggressività, espressioni di un disagio che probabilmente lui non riesce a inquadrare bene e che esprime come può. Ricordiamoci che i bambini utilizzano ancora più di noi il linguaggio del corpo, e questo indipendentemente dal fatto che parlino fluentemente o meno. Certamente avvalersi di una logopedista lo può aiutare, ma credo sia un intervento insufficiente se non accompagnato da un consulto con un terapeuta dell’età evolutiva… Non escluda la possibilità che questo porti alla necessità di essere seguita anche lei. Certamente poi il modo in cui lei e il papà (dal suo scritto non si può comprendere se sia presente o meno) siete presenti nella vita del bambino diventa determinante. Non parlo di quantità di tempo, ma di qualità e di vissuti: coinvolgerlo nel suo lavoro perché possa pensarla quando non c’è, chiamarlo durante la giornata perché senta che lui non sparisce dai suoi pensieri solo perché non siete insieme, cercare di non sentirsi in colpa per le scelte fatte (che non è comunque detto debbano essere definitive, se non rispecchiano più le vostre necessità di vita). Infine, una cosa fondamentale anche se difficoltosa: si permetta, con i dovuti modi, di cercare collaborazione con la suocera, non tanto per darle delle direttive, quanto perché il rapporto educativo lo portate avanti insieme. Anche se la signora le fa un grosso favore, lei Cristina è la mamma, e non solo può sentirsi legittimata di modificare delle modalità che a lei sembrano poco opportune, ma è suo preciso dovere nei confronti di suo figlio dare l’impronta che ritiene migliore per la sua crescita. Vedrà poi che dopo l'operazione la possibilità di dormire la notte darà già una svolta positiva. Tanti auguri!