...che ansia...ma è panico?
Chi oggigiorno non ha mai sperimentato ansia?! Quante volte, prima di un esame, di un incontro, sopra l’aereo o in macchina, passeggiando di fianco ad un cane o magari semplicemente stando a casa da soli, abbiamo utilizzato verbalmente o mentalmente il termine/concetto di ansia.
Ma cos’è l’ansia?
Sicuramente ti sarai già imbattuto in diversi articoli o video online nei quali si trattava di questo argomento, ma se ti ritrovi a leggere questo breve resoconto, forse hai bisogno di una chiarezza maggiore.
L’ansia altro non è che un’emozione cui ogni persona in questo mondo ha provato almeno una volta nella sua vita; questo stato emotivo tende a presentarsi in corrispondenza di una sensazione o percezione di minaccia proveniente dall’esterno o dall’interno di noi.
Gli stimoli (interni o esterni) attivano una serie di condizioni psicofisiologiche e comportamentali le quali, a loro volta, innescano un pensiero di natura negativa con connotazione catastrofica.
L’ansia fa parte del sistema della paura; nella paura l’organismo si pone di fronte una determinata minaccia che attiva una serie di comportamenti definiti di attacco e fuga. Per quanto riguarda l’ansia, invece, lo stimolo di minaccia potrebbe anche essere assente.
Esatto! Per “attivare“ l’ansia basta una semplice percezione di minaccia.
Ma, proprio come nella paura, questo stato emotivo tende a raggiungere un picco di attivazione per poi decrescere con il tempo in maniera totalmente naturale.
Quando percepiamo una determinata minaccia la nostra attenzione si dirige selettivamente verso lo stimolo attivante escludendo dalla nostra consapevolezza la restante “realtà“. Questo porta inevitabilmente ad un esaurirsi delle nostre risorse mentali bloccando le nostre risposte comportamentali di attacco e fuga, portandoci invece all’utilizzo di strategie disfunzionali come il rimuginio o l’evitamento.
Potremmo schematizzare questo processo Come segue: viene percepita una potenziale minaccia sopravvalutata e ritenuta non scongiurabile, a questa sopravvalutazione consegue una sottovalutazione delle nostre capacità di fronteggiare questa minaccia, e ciò comporta un incremento e giustificazione della sopravvalutazione iniziale, portandoci quindi a un esaurimento delle nostre risorse mentali, una sensazione di inefficacia e impotenza appresa, concludendo con l’insorgere di comportamenti disfunzionali come rimuginio ed evitamento.
Ma cosa può provocare ansia? In realtà, dipendentemente da quello che sono le nostre esperienze i nostri vissuti, ogni cosa può provocare ansia.
Sensazioni, percezioni, lutti, solitudine, delusioni, animali, minacce al proprio status economico, difficoltà nel raggiungimento della nostra autorealizzazione ecc...
Insomma tutto ciò che può essere interpretato sotto forma di minaccia può generare ansia.
E quali possono essere i sintomi fisiologici connessi a questo stato emotivo?
Chi ha già sperimentato ansia sicuramente riconoscerà una serie di sintomi padroni come ad esempio:
Sudorazione, palpitazioni o tachicardia, respiro corto, iperventilazione, vertigini, nausea, vomito, dolori gastrointestinali, dolori muscolari, problemi visivi, tremori, ecc...
Dunque, ricapitolando, parliamo d’ansia quando abbiamo a disposizione una percezione di una potenziale minaccia proveniente dall’esterno (es., agorafobia) o dall’interno (es., somatizzazione) la quale viene giudicata come non scongiurabile, potenzialmente dannosa e difficilmente gestibile; questa percezione di minaccia comporta l’attivazione del nostro sistema di vigilanza e attenzione selettiva verso il sintomo percepito come sgradevole esaurendo le nostre risorse mentali e comportamentali azionando il nostro sistema vegetativo e fisiologico il quale giustifica il generarsi di un pensiero negativo e catastrofico circa le nostre capacità di fronteggiare una determinata minaccia.
Dottore ma io ho avuto la percezione di perdere il controllo, si tratta di ansia?
Ad esempio la percezione di perdere il controllo è solitamente connessa a un altro disturbo ovvero quello dell’attacco di panico; brevemente possiamo definire l’attacco di panico come quello stato di intensa “ansia” in grado di raggiungere in pochissimi istanti (pochi secondi) il picco dei sintomi (simili a quelli descritti poco sopra per l’ansia).
Durante un attacco di panico la sensazione è molto più gravosa rispetto a quella della “semplice“ ansia; nell’attacco di panico si ha la sensazione di morire, di perdere il controllo, di impazzire ecc... il tutto associato ad almeno quattro sintomi tra quelli descritti per il disturbo d’ansia.
Ciò che caratterizza oltre tutto il disturbo da attacchi di panico è un deterioramento della qualità della vita in quanto, nell’arco del mese successivo al primo attacco di panico, il soggetto sperimenta terrore di poter incorrere nuovamente in questo tipo di disturbo o comunque presenta un deterioramento o modificazione dei propri repertori comportamentali proprio a causa dell’attacco di panico.
Esistono, per concludere, diverse tipologie di strategie per far fronte o comunque per meglio gestire questa serie di problematiche, come ad esempio: le tecniche di respirazione, le strategie di ristrutturazione cognitiva, tecniche di esposizione al sintomo o le tecniche ABC..
Ovviamente, è giusto documentarsi attraverso canali online di tipo settoriale e professionale, attraverso riviste scientifiche o articoli dei più noti rappresentanti del mondo psicologico ma resta sempre metodo consigliato quello di rivolgersi ad un professionista specializzato nel più breve tempo possibile in modo da gestire nel migliore dei modi e preventivamente questo genere di disturbi.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento