Alienazione parentale
Buonasera, mio figlio Lorenzo (15 anni) da tempo manifesta reazioni aggressive nei miei confronti sia verbali con insulti e bestemmie che, sporadicamente, fisiche. Ho sempre messo al corrente il padre della situazione (ci siamo lasciati poco dopo la nascita di nostro figlio) ma non solo non ha mai rimproverato Lorenzo per i suoi comportamenti ma anzi, lo premiava e gli raccontava cose non veritiere su quanto accaduto tra noi in passato. Inoltre incolpava me ed il mio compagno delle sue reazioni.
Nel 2017 ero riuscita a convincere il padre ad iniziare, insieme a nostro figlio, un percorso con una terapeuta che ci aiutasse nella genitorialità ma dopo poche sedute ha detto a Lorenzo che gli incontri erano solo una perdita di tempo oltre che di denaro e ha messo in discussione la professionalità della psicologa stessa.
Lorenzo di conseguenza si è rifiutato di continuare le sedute.
Nel frattempo (2018-2019) le sue reazioni ( sia verso di me che verso il mio compagno) si facevano sempre più violente al punto che è arrivato addirittura a tirarmi dei calci al basso ventre. Ciò che scatenava questi comportamenti erano sempre episodi banali (compiti non fatti, il disordine in camera sua, chiedere di portare fuori il cane, etc...). Una volta per aver scoperto un compito sbagliato è addirittura arrivato a lanciare il suo cellulare rompendolo dopo aver continuato a negare l’evidenza. Anche in questo caso ho informato il padre di Lorenzo di quanto stava accadendo (tramite registrazioni audio e video) ma ancora una volta ha accusato me ed il mio compagno di provocare nostro figlio, cosa non vera. Ho quindi deciso di intraprendere un percorso psicologico individuale per avere un aiuto e un sostegno (oltre ai problemi con Lorenzo, ho dovuto affrontare una battaglia contro la leucemia e un aborto). Gli scoppi di Lorenzo non accennavano a diminuire ma anzi, nell'estate del 2019, dopo una reazione fisica nei miei confronti ho detto a Lorenzo che doveva calmarsi e seguire le regole diversamente avrebbe dovuto andare per un po' dal padre perchè in questo modo non era possibile continuare. Ha deciso così di andare dal padre e di venire da me a week end alternati. In realtà veniva da me molto spesso anche durante la settimana e i rapporti erano diventati molto più sereni. A maggio 2020 Lorenzo, in seguito ad una fortissima discussione con il padre e la sua compagna (sono volati insulti e minacce da parte di quest’ultima nei confronti miei e di Lorenzo stesso), decide di tornare a casa e di limitare le visite dal papà. Tutto prosegue molto tranquillamente fino ad ottobre quando riprende i rapporti con il padre il quale lo mette al corrente delle questioni legali che nel frattempo erano intercorse tra noi (avevo richiesto gli arretrati del mantenimento che non mi stava corrispondendo). Lorenzo da allora è diventato sempre più ostile e aggressivo nei miei confronti arrivando addirittura a minacciare di farmi fuori e di mettermi le mani al collo. Dopo una forte discussione dovuta a queste gravissime minacce mio figlio decide di stare inizialmente per un periodo dai nonni materni ed infine di andare definitivamente dal padre. Da allora (fine dicembre 2020) mio figlio mi ha minacciato telefonicamente (di sfondare la porta e di farmi male) qualora non gli avessi fatto avere tutte le sue cose. Allarmata da queste minacce ho fatto ciò che mi ha richiesto. A gennaio, in piena pandemia e senza il mio consenso, il padre ha portato Lorenzo in Puglia per 4 giorni. Sono esattamente 4 mesi che non vedo mio figlio, ricevo qualche messaggio da lui solo per questioni pratiche e mai nessuna risposta a chiamate e messaggi di interessamento, il padre non facilita in alcun modo il recupero di un rapporto tra noi ma anzi, informa “a suo modo” nostro figlio delle questioni legali che ci riguardano e utilizza parole sminuenti nei miei confronti. Ho provato a cercare una soluzione bonaria attraverso un incontro conciliativo tra noi e i rispettivi legali e suggerendo un percorso di mediazione familiare (proposta accolta da lui volutamente molto tardivamente) ma non è servito a nulla. Così sono arrivata al punto di querelarlo per sottrazione di minore consenziente per l’episodio della Puglia e per alienazione parentale. E’ l’unica strada ancora percorribile per vedere mio figlio e aiutarlo.
Sono disperata..chiedo consiglio e conforto per questa situazione.
Grazie.
Francesca
Salve,
spesso le coppie separate e/o divorziate, usano strumentalmente i figli mettendoli contro l'ex coniuge, iniziando così una escalation competitiva senza esclusione di colpi che può causare effetti deleteri nei rapporti tra i genitori e i figli. Il suo caso dovrebbe essere trattato in terapia della famiglia con approccio sistemico, cosa facile a dirsi ma non a farsi, vista la reticenza del suo ex marito a collaborare. La situazione appare compromessa, quindi le consiglio di affidarsi a un legale che si interfaccerà con suo marito (o il suo avvocato). Contestualmente cerchi un buon supporto psicologico per il suo equilibrio emotivo e psichic, in quanto la situazione che sta affrontando è sicuramente stressante e non deve sottovalutarla. Per quanto riguarda suo figlio, le ricordo che la violenza non deve mai essere accettata in qualunque forma essa sia, anche anche se è un adolescente deve capire, che le sue azioni hanno degli effetti e delle conseguenze. Metta delle regole e parli chiaro con lui, evitando così ambiguità di alcun tipo.
Cordiali Saluti
Dott. Marco Maiani psicologo-Psicoterapeuta