Se ne può fare a meno?
Salve a tutte/i,
chi vi scrive non ha mai avuto una vera relazione sentimentale (e non ho più 20 anni). Qualche amico mi ha detto che se ci sono riuscito finora, significa che per natura sono in grado di farne a meno, perché loro non ci riuscirebbero.
Ma è davvero così?
O forse la verità è che si può fare a meno più facilmente di ciò che non si conosce?
Ma (s)fortunatamente ci sono cose che sappiamo già, dalla nascita. E credo che su questo si sbaglino, che la voglia di una relazione appartenga proprio a tutti. Mai avuta relazione, ci ho provato qualche rara volta, ma finiva sempre presto e male. I primi giorni però, quando le cose andavano meglio, mi sentivo stranamente normale ed è come se avessi tirato via la testa fuori dall'acqua, tornando a respirare dopo tanto tempo. E poi di nuovo giù, con tanta sofferenza. La frase più bella che mi abbia mai detto una ragazza è stata "non c'è motivo per cui questa relazione non debba funzionare", ho la pelle d'oca ogni volta che ci ripenso (e poco importa che avesse torto). La verità è che non mi sento all'altezza di poter avere una relazione, troppi difetti, ereditati e non (timidezza, insicurezza, ansia, introversione, disagio sociale, pessimo senso dell'orientamento e altre prelibatezze affini).
Il partner domanda e io non ho gli strumenti per dare molto di ciò che mi viene richiesto. Questo è ciò che vedo e rivedo quando mi trovo ad affrontare qualche situazione sentimentale, insomma so già di partire sconfitto e questo mi demoralizza subito e da solo è sufficiente ad immettermi nella strada della sconfitta. D'altronde anche l'idea di mettere al mondo dei figli (un domani) ed imporgli questa pesante eredità genetica, mi disgusta. Quindi probabilmente è giusto così. Difetti, come ad esempio, l'essere insicuri ed ansiogeni si possono battere solo impedendogli di trasmettersi di padre in figlio (i farmaci sono solo un palliativo), è l'unico modo di fargli un dispetto.
La domanda vera pero è che fare per alleviare un po' una voglia che non è giusto accontentare?
E poi, una calda sera d'estate, cerchi su Google problemi relazionali/sentimentali, t'imbatti in un sito di psicologi e ti viene l'irrefrenabile voglia di scrivere cose che, probabilmente, non verranno mai lette...
Buongiorno Gianluca, mi sembra di capire che lei ha passato tanti anni in solitudine alternando brevi storie a lunghi periodi di isolamento. Parla di difetti ereditati da un padre e della paura di trasmetterli ad un eventuale figlio. Sembra che lei sia il suo principale nemico, è distruttivo verso se stesso e verso tutte le relazioni che crea. È diffidente e la sua diffidenza diventa una sorta di profezia che si autoavvera sistematicamente. Per affrontare tutto ciò è intraprendere una psicoterapia che la aiuti a mettere in discussione la sua diffidenza alimentando ironia e competenza a saper pensare alle proprie emozioni uscendo da questa autoreferenzialita’ che la contraddistingue.
Spero che lei possa utilizzare questa email per farsi carico di questi cambiamenti.
Un cordiale saluto.