Come aiutare mio figlio un po' speciale ad integrarsi
Salve, sono la mamma di un bambino di 12 anni che quest’anno ha iniziato la prima media. Lui è certificato legge 104, art. 3, comma 1, ha un disturbo evolutivo specifico misto.
Premetto che ha iniziato a parlare e comunicare all’età di 7 anni circa. Ha iniziato a masticare intorno agli 8 anni (prima mangiava tutto frullato, anche a scuola). E’ seguito dalla NPI competente da quando aveva 3 anni. Inizialmente si pensava ad uno spettro autistico, ne aveva tutte le caratteristiche fondamentali, quali mancanza di comunicazione e interazione con l’esterno, modalità stereotipate di gioco, piccole ossessioni sulla disposizione degli oggetti nel suo ambiente, rabbia e aggressività difficili da contenere, non parlava, non indicava, mangiava solo frullato e solo alimenti di colore arancio. Col passare degli anni è migliorato tantissimo. Escluso l’autismo e seguito con tutte le terapie del caso, ha fatto una sorta di balzo intorno ai 7/8 anni. Come se di colpo si fosse svegliato, si fosse guardato attorno e si fosse accorto che c’era un mondo. Ha cominciato a parlare, ad interagire, a farsi comprendere, a seguire le regoli della socialità, a masticare ecc… Ha frequentato un anno in più d’asilo e alla primaria se l’è cavata bene. Scrive legge, ovviamente in modo assolutamente inadeguato per l’età, però sono state enormi conquiste. Ha sempre avuto sia sostegno che assistente per l’intera copertura dell’orario scolastico. Solo gli ultimi due ani di primaria è stato lasciato senza insegnanti di sostegno durante le ore di mensa, in quanto non era più necessario. Insomma oggi è un piccolo ometto di 12 anni, rispettoso delle regole, sia in casa che a scuola, senza più le rigidità che aveva anni prima verso qualsiasi cambiamento. Fa le operazioni, legge un testo comprendendolo, non ha mai fatto verifiche o prove differenziate riuscendo a star al passo con la classe. E si è integrato benissimo con i suoi compagni. Pur non essendo mai stato invitato alle varie festine di compleanno, o non avendo fatto uscite da solo con amichetti (che non si proponevano), si sentiva parte di qualcosa nella sua classe. Si sentiva a suo agio, accettato da sé e dagli altri.
Ora ha iniziato la secondaria di primo grado denoto delle difficoltà, sia didattiche che relazionali già dopo una settimana di scuola. Ha ancora il sostengo e l’assistente ed è coperto 27 ore su 30 totali a settimana. Per quel poco che è stato fatto in classe vedo che gli viene preparato del materiale ad hoc. Stessi argomenti della classe ma semplificati. Lui fa lezione in classe, con i compagni e l’insegnante, ovviamente affiancato dalla sua professoressa “speciale”. Il problema nasce da tante insicurezze che ha, rispetto alla classe fatta da compagni nuovi che non lo conoscono (purtroppo la scola è in un altro paese rispetto alla precedente scuola elementare) e rispetto alla consapevolezza delle sue difficoltà.
Sta sempre da solo. Durante la ricreazione non socializza. Mentre attende che aprano il cancello al mattino non socializza. E in classe, quando non ha il sostegno e l’insegnante di classe detta qualcosa o si svolge un esercizio di gruppo, lui fatica a stare al passo, anche nello scrivere tutte le informazioni. Lui legge ancora sillabando, scrive lento e con molti errori, ha una grafia pessima e nei calcoli a mente siamo ancora molto indietro. Tutto questo lo porta ad avere tempi diversi da quelli richiesti. Lui si vergogna ad alzare la mano per far presente che rimasto indietro o che non ha capito o che non ha finito di copiare ecc… Teme di essere deriso dai compagni. A volte piange al solo pensiero.
Vorrei aiutarlo di più, ma non so bene in che modo. Io cerco di infondergli autostima ma non è semplice quando il confronto esce dalle mura della famiglia. Il mondo è più veloce, più schietto, più competitivo e più crudele. Come posso fare per cercare di farlo sentire più sicuro anche in altri ambienti, come a scuola?
Alle maestre ne ho parlato, ho anche chiesto di premurarsi di chiedergli di tanto in tanto se andasse tutto bene, se riuscisse a fare questo o quello, così che si sentisse meno in imbarazzo a chiedere aiuto nel caso. Questo sempre quando non ha il sostegno a fianco ovviamente. Ma insomma, non so nemmeno io bene come muovermi. Vorrei anche farmi avanti con qualche compagno, per cercare di farlo socializzare, magari chiedere di uscire per un gelato con lui… Vorrei dei consigli.
Buonasera, sono la Dott.ssa Vivona Maria Carla, se ha piacere ad un contatto per parlare di quanto sta accadendo Le lascio la mia mail: mariacarlavivona.psicologia@gmail.com.
Io ho uno studio a Castel Goffredo (MN) e a Rovato (BS). Sono uno psicologo clinico, esperta in DSA e psicologia scolastica. Mi occupo di inclusione e accompagnamento di bambini e adolescenti nel mondo della scuola e non. Mi occupo di autostima, ansia sociale, ecc.
Mi farebbe piacere un confronto qualora Lei fosse d'accordo.
In fede
Dott.ssa Maria Carla Vivona