Dott.ssa Maria Felice Pacitto

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Dott.ssa Maria Felice Pacitto

Psicologo, Psicoterapeuta

L'Adolescenza una fase complessa e difficile: come aiutare ad attraversarla.

In età adolescenziale e nella prima giovinezza insorgono facilmente disturbi psichici gravi (ansia, depressione, disturbo borderline, anoressia, disturbo da abuso di sostanze, disturbi psicotici) per le difficoltà e la complessità che comporta il passare dalla famiglia e dalla condizione di dipendenza all’autonomia, alla costruzione del proprio ruolo sociale. Passaggio che oggi, in un momento di forte crisi economica e di prospettive future incerte, è reso ancora più difficile. Sono aumentati significativamente i disturbi depressivi che raggiungono il picco tra i 20 e 29 anni, sono aumentati i disturbi alimentari tra le ragazze con un abbassamento dell’età di esordio (14-16 anni), sono aumentate le forme di dipendenza di vario genere (da sostanze, da alcool, da pornografia, da internet), è aumentata la disregolazione emotiva. Ma anche nuove manifestazioni che se non necessariamente hanno un significato psicopatologico, destano comunque preoccupazione: isolamento, mancanza di interessi reali e di obiettivi, sfiducia, mancanza di sogni!

Una delle sfide evolutive che gli adolescenti si trovano ad affrontare è la trasformazione del  corpo. Guardarsi ed osservarsi non è una forma di narcisismo, ma   un modo per rassicurarsi e prendere le misure con un corpo nuovo, un corpo che vuole rispetto a tutela della propria privacy. L’accettazione del proprio corpo è un elemento cruciale nella costruzione dell’identità dell’adolescente, un processo complesso e delicato che vuole lo sguardo dell’adulto. Gli adolescenti hanno bisogno di essere visti, compresi e rispecchiati dall’adulto per arrivare a potersi vedere. Non sempre l’adulto è all’altezza della situazione. Il problema è che l’adolescente misura se stesso e l’adeguatezza di sé in base alle risposte che gli vengono dal mondo circostante. Non sempre gli adulti sono in grado di far fronte alle richieste  emotive che gli vengono dall’adolescente. Quasi sempre può essere utile un sostegno genitoriale di gruppo centrato sulle problematiche adolescenziali.

Ma in alcuni casi in cui le manifestazioni sono più insolite e significative è importante diagnosticare ed intervenire tempestivamente ad evitare che i disturbi possano stabilizzarsi. Infatti la maggior parte dei disturbi psichici dell’adulto iniziano in età adolescenziale, anzi ancor prima. Intervento tempestivo non sempre facile dato che spesso i disturbi iniziano in modo sfumato e dato che gli adolescenti spesso non si lasciano aiutare perché sottovalutano il loro stato o non riescono a decodificarlo o si chiudono in una sorta di isolamento. Inoltre, l’adolescenza è caratterizzata da instabilità, da forti cambiamenti, il che rende più difficile l’individuazione della psicopatologia. La famiglia ha una forte responsabilità nel mantenere una relazione aperta e dialogante con l’adolescente e il giovane, unica modalità che consente un’apertura sul loro mondo interno, apertura che permette l’intercettare il disagio e poi l’intervento di aiuto.  Quando si avverte che c’è qualcosa che sta cambiando nell’adolescente e che questo qualcosa non è chiaro, non si riesce a capirlo, è bene consultare uno specialista. Un forte allarme è destato dall’aumento   dei disturbi alimentari. Sono la principale causa di morte tra i 12 ed i 25 anni. È bene non perdere tempo con l’illusione che il disturbo passi da sé: i disturbi psichici tendono ad amplificarsi e a stabilizzarsi proprio per le caratteristiche di funzionamento cerebrale. È utile un intervento personalizzato e multifattoriale che preveda lo psicofarmaco (nei casi in cui è necessario usarlo) ma soprattutto una psicoterapia individuale sistematica. Vanno poi facilitate e potenziate impegni (volontariato, attività prosociali di gruppo, ecc..) e relazioni sociali ad evitare un isolamento che potrebbe ulteriormente peggiorare la situazione del soggetto sofferente. Non deve essere tralasciato il coinvolgimento della famiglia che dovrebbe ugualmente essere impegnata in un programma di psicoterapia familiare o in una modalità di partecipazione a gruppi di sostegno della genitorialità.

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