Salve Laura, mi scuso per il ritardo con il quale le scrivo, probabilmente nel frattempo qualcosa d’altro è successo, magari vi siete chiariti o magari la situazione è ulteriormente peggiorata. In base a quanto ho letto, però, il contesto mi sembra quantomeno “delicato”. Quel che lei riporta è grave. E’ grave se non corrisponde a verità e ancora più grave se invece fosse vero. Solo voi genitori conoscete al meglio vostra figlia e se siete certi che quello che racconta non è una sua fantasia allora dovete proteggerla, affrontando direttamente la persona in questione, meglio se con dei testimoni (altri genitori?, il responsabile della piscina? Vedete voi), ovviamente in assenza della piccola. Non serve uno psicologo in questa fase, mentre è importantissimo per un bambino, che magari già a fatica riesce a confidare queste cose, sentirsi ascoltato, creduto, protetto e difeso. E’ infrequente che una bimba di otto anni si inventi bugie di questo tipo per ottenere qualcosa d’altro, tipo: evitare di andare al corso, che proprio non le piace, oppure attirare la vostra attenzione e mettere alla prova il vostro amore per lei o per tanti altri motivi. Mentre è più consueto evitare tali “confessioni” perché la paura di non essere creduti è tanta, perché il senso di colpa (“Magari è colpa mia, ho qualcosa che non va”) spesso è enorme. Penso che l’avervi messo al corrente di quanto accade in piscina sia indice di un bel rapporto di fiducia tra voi e la vostra bambina, non traditelo minimizzando l’accaduto o lasciando passare troppo tempo. Ripeto, se è vero, vostra figlia deve vedervi indignati e pronti a prendere le sue difese, come anche, al contrario, se vero non fosse, deve vedervi profondamente delusi ed arrabbiati con lei per una bugia tanto grave che può nuocere profondamente la vita di un altro essere umano. Per capire la differenza non fatele troppe domande, per evitare che lei arrivi a rispondere quello che pensa desiderereste sentirvi dire, fermatevi ad analizzare ciò che ha detto, quando lo ha fatto, qual era il suo stato d’animo in quel momento ed anche successivamente e poi lasciatevi guidare dal vostro istinto genitoriale. Il fatto in sé, così come raccontato, non costituisce un trauma per la bambina, non ancora per lo meno, se arginato e fortemente contenuto da un’azione diretta e precisa di voi genitori- e adulti- nei confronti di un altro adulto. Mi piacerebbe avere ancora sue notizie. Un caloroso saluto.