I GENITORI DI ADOLESCENTI, QUESTI SCONOSCIUTI
L’adolescenza è un momento sempre complesso e difficile non solo per i ragazzi, ma anche per i loro genitori che devono, in qualche misura, rivivere la propria adolescenza e attraversare aree problematiche che, a volte, sono rimaste senza soluzione. Inoltre la crisi dell’adolescente coincide spesso con quella dei genitori che generalmente raggiungono l’età di mezzo, di per sé fase che comporta un faticoso e laborioso processo di cambiamento.
Gli adulti che nel loro passato sono stati degli adolescenti problematici non migliorano per questa esperienza personale la capacità empatica nel comprendere le contraddizioni e le complessità dei propri figli l’adolescenti ma, al contrario, rischiano di diventare genitori limitati nella funzione dell’ascolto nel qui ed ora. Questo accade perché i conflitti non risolti rimangano nella mente come aree nere dove non batte il sole del pensiero, rimangono dei punti ipersensibili che sono attivati dall’agire impulsivo e spesso disordinato dei ragazzi di oggi che avrebbero però tutto il diritto di sperimentare, provare, sbagliare, imparare ma che si imbattono nella difficoltà degli adulti di tollerare il cambiamento e la sfida dell’adolescenza.
E’ il cambiamento il vento di tempesta che agita l’adolescente, il corpo infantile si trasforma in modo repentino e a volte drammatico, aumenta in modo esponenziale la forza fisica, la delicata bambina sorridente e accomodante diventa una ragazza con un corpo maturo e sensuale che ha fretta di sperimentarsi nel mondo esterno e il bambino diventa irriconoscibile nel ragazzo che cresce e che cambia anche la voce fino a diventare uno sconosciuto che reclama i suoi spazi di autonomia.
Gli adolescenti, quando sono sufficientemente sani, hanno desiderio di nuove scoperte tra le prime la sessualità, lo sperimentare nuove avventure, iniziare a fare cose che escludono i genitori ma allo stesso tempo hanno bisogno di essere certi di contare su una famiglia che veglia su di loro, che li pensa e li protegge, a cui affidare le proprie paure ed ambivalenze per poter essere loro, invece, spericolati nella nuova età, hanno bisogno di uno spazio privato di segretezza protetto e rispettato, questo per una sostanziale immaturità che del resto è, come scrive Winnicott, una parte importante dell’essere adolescente in quanto contiene le caratteristiche più innovative e creative, la spontaneità ed originalità delle idee e del sentire.
Il ruolo dei genitori in questa fase è particolarmente scomodo e difficile, mentre il bambino riconosce l’importanza e la centralità degli adulti, l’adolescente sembra proclamare l’assoluta indipendenza e l’apparente inutilità di quelle figure genitoriali che sembrano solo limitarlo, ma allo stesso tempo è completamente dipendente da loro sul piano materiale ma soprattutto su quello emotivo e relazionale. Per i genitori è molto difficile calibrare il proprio atteggiamento, mantenere la calma e l’esame di realtà e soprattutto non colludere con le sfide aperte dei propri figli che hanno bisogno di fare da soli, ma allo stesso tempo debbono essere certi della tenuta del contenitore famiglia: “se gli adulti abdicano, l’adolescente diventa adulto prematuramente ed attraverso un processo falso…non dobbiamo aspettarci che gli adolescenti siano consapevoli della loro propria immaturità...Ciò che conta è che la sfida dell’adolescente venga raccolta…la crescita è in progresso, la responsabilità deve essere assunta da figure genitoriali. Se le figure genitoriali abdicano, allora gli adolescenti devono fare un salto nella falsa maturità e perdere il loro bene più grande: la libertà di avere idee e di agire per impulso” ( Gioco e realtà).
Il compito diventa improbo quando il genitore è un ex-adolescente che non ha risolto la propria adolescenza magari perché ha rinunciato a differenziarsi dalle richieste dei propri genitori, o perché è diventato oppositivo e ribelle ad ogni regola esterna, in sostanza è diventato un adulto che ha fatto scelte in opposizione o al contrario di compiacenza per assolvere alle richieste di qualcun altro e soprattutto non è autenticamente in grado di riconoscere il proprio spazio interno ed i propri desideri, in altre parole fa fatica ad accedere a quella che Winnicott ha definito l’area transazionale, ossia la terza area che non si trova né dentro, né fuori dalla realtà condivisa, un’area intermedia dove non è necessario distinguere la realtà dalla fantasia. Il territorio intermedio, transazionale è quello in cui la persona si crea una neorealtà illusoria per poter essere l’origine dei propri oggetti, questa illusione è la condizione necessaria alla messa in relazione creativa di due ordini di realtà, la soggettività ed il riconoscimento della relazione con l’altro. In realtà l’accesso all’area transazionale è un fenomeno fondante che è già avvenuto nelle prime fasi della vita, il neonato non distingue il seno immaginato da quello reale, per un periodo breve ma importantissimo, il bambino ha l’illusione di creare con il proprio desiderio il seno che lo nutre, questa illusione progressivamente viene sostituita dalla scoperta che il seno appartiene alla madre e non è una prerogativa del bambino, ma per una crescita sana è essenziale che questa illusione onnipotente sia salvaguardata per garantire la continuità del sé che alla base del senso di esistere. L’emergere della persona nasce proprio dall’unità madre-bambino, per Winnicott è fondamentale l’opera della madre ambiente, l’holding che protegge il senso di esistere e facilita così i naturali processi di maturazione e sviluppo e l’emergere del vero Sé.
Durante l’adolescenza si riattiva una fase analoga, l’adolescente come il neonato, ha bisogno di giocare, di accedere in maniera massiccia all’area transazionale di gioco e di oscillazione tra l’illusione di creare i propri oggetti e di riconoscere loro l’autonomia. Per questo i genitori sono chiamati a confrontarsi con il bisogno di giocare dei propri figli pur mantenendo una salda analisi della realtà esterna, sintesi necessaria per aiutare e sostenere i ragazzi nel diventare a loro volta adulti. Il punto è, come sostiene Winnicott, “che crescere significa prendere il posto dei genitori. Lo significa veramente. Nella fantasia inconscia crescere è implicitamente un atto aggressivo.” (Gioco e realtà).
Si determina un problema speciale quando i genitori non hanno sviluppato questa capacità di giocare e pertanto ogni azione e richiesta dei figli è considerata nel suo contenuto concreto e non inserita nella relazione e valutata nel suo significato simbolico. Pertanto il rapporto genitori-figli si trasforma in una battaglia continua, in un litigio senza fine che crea sensi di colpa, rancori, tristezze, rabbie di cui è difficile distinguere l’inizio e la causa specifica. Il conflitto costante è nel definire “chi comanda chi”, un braccio di ferro dove tutti perdono, l’adolescente perché sente di non avere dei genitori autorevoli e sensati capaci di comprenderlo ed i genitori perché si sentono sfiniti, impotenti e disconosciuti da figli diventati quasi degli estranei.
Più i genitori si accaniscono a cercare di mantenere la relazione che avevano con il loro bambino o bambina, più perdono la possibilità di relazionarsi con il ragazzo o la ragazza di oggi che si allontana nella misura in cui viene negato il trascorrere del tempo, il tumultuoso processo di crescita, il cambiamento, l’acquisizione della forza fisica, l’emergere della sessualità. La situazione può diventare drammatica e creare una grande infelicità in tutti i partecipanti alla sfida, l’unica via di uscita è che gli adulti accettino di cambiare copione e riconoscano il valore di gioco e di prove di crescita nelle richieste dei figli, ossia vadano al di là del singolo contenuto o sfida, o difficoltà scolastica che il ragazzo manifesti e che soprattutto accettino di giocare il gioco dell’adolescenza che significa tollerare una forte ambivalenza ed oscillazione tra aggressività ed amore e soprattutto accedere al processo di lutto che comporta per i genitori l’inizio di una nuova età della vita, la perdita dell’illusione dell’onnipotenza, la messa in discussione dell’immagine idealizzata, l’accettazione della propria storia e dei limiti e, parallelamente per l’adolescente la rinuncia all’onnipotenza infantile e l’integrazione della nuova identità sessuale.
Bibliografia
Novelletto A., Maltese A Adolescenza e Psicoanalisi Borla Quaderni di psicoterapia infantile, 43
Marzano J., Palacio F. Espasa , Zilkha N. Scenari della genitorialità. Raffaello Cortina Editore, 2001.
Winnicott D.W. (1987) Lettere. Raffaello Cortina Editore, Milano, 1988.
Winnicott D.W. Gioco e realtà. Armando editore, Roma, 1974.
Racamier P.C. Incesto e incestuale. Franco Angeli editore,1995.
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