BURDEN: Consigli pratici per il caregiver dell'anziano non autosufficiente
Per BURDEN si intende la responsabilità percepita, in senso sia di tempo che di sforzo, di una persona che si deve occupare di un'altra. Il burden è correlato con la comparsa di sintomi di tipo ansioso depressivo, che permarrebbero nel caregiver anche a distanza di 12 mesi dalla fine del compito di assistenza e cura.
Il tema burden è strettamente correlato al tema dell'assistenza all'anziano non più autosufficiente, che oggi è un tema di forte preoccupazione per il sistema socio sanitario a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e l'aumento progressivo del numero di anziani. Le statistiche mondiali stimano che nel 2020 la maggioranza della popolazione italiana avrà un'età compresa tra i 45/60 anni e nel 2050 il numero di anziani supererà nettamente i giovani.
Un'indagine CENSIS del 2006 che ha coinvolto 401 familiari di anziani malati di Alzheimer rivela che:
80% dei caregiver è donna (moglie o figlia);
ha età è compresa tra i 46 e 60 anni;
Il CAREGIVER TIPO, nel 50% dei casi, è la moglie delll'anziano non autosufficiente, ha un'età media di 60 anni, è coinvolta a tempo pieno nel compito di cura, ha problemi di salute.
Numerose anche le FIGLIE MULTIRUOLO, ovvero figlie non conviventi con l'ammalato, che hanno una propria famiglia, lavoro e sovraccariche di responsabilità. In questo caso si assiste ad un accumulo di ruoli e compiti che finiscono per causare effetti negativi sul piano fisico, psicologico e delle relazioni sociali.
Fattori di rischio
Fattori di rischio per lo sviluppo di burden sono:
isolamento sociale (l'assenza di una rete di supporto sociale sarebbe una delle principali fonte di stress che peggiorerebbe il carico della cura);
solitudine (la condivisione del compito di cura è un fattore di protezione contro il burden);
incapacità nel richiedere aiuto. È il cosiddetto bisogno inespresso dei caregivers, che nonostante abbiano un elevatissimo bisogno di essere sostenuti, quasi mai riescono a concretizzare la richiesta di aiuto. Da una ricerca recente emerge che nonostante circa l’80% dei caregivers sia consapevole di aver bisogno di consigli su come assistere il proprio congiunto e si dichiari impotente di fronte alla malattia del congiunto, solo il 35% dichiararerebbe di voler interagire con un esperto (medico/psicologo) e solo il 18% vorrebbe informazioni per usufruire di sostegno psicologico per sé;
CONSIGLI PER IL CAREGIVER
Impara a delegare una parte del compito di cura!
Individua un' altra persona (un familiare, un operatore, un amico di famiglia, ecc...) che possa diventare punto di riferimento per il malato quando non ci sei. Questo è importante perchè ti permette di creare uno spazio fisico e mentale per rigenerarti dal carico della cura. In questo modo eviterai di essere disturbato quando finalmente ti concederai un momento, una serata per te.
Impara a mettere dei confini!
Stiamo parlando sia di confini mentali che materiali. È importante imparare a non assecondare le richieste improprie. Quando a fine giornata hai fatto tutto quello che era in tuo potere fare per far star bene il tuo caro DEVI STACCARE LA SPINA! Non è più utile continuare a pensare a quello che haI fatto o che farai l'indomani, anzi ti è di gran danno, perché renderà più difficile la conquista di un sonno ristoratore e non ti permetterà di dedicarti a te stesso, a tuo marito e alla tua famiglia.
Coltiva il tuo benessere!
Come?
Prendendoti del tempo libero.
Frequentando gli amici.
Evitando l’isolamento e frequentando gruppi di incontro con altre famiglie.
Cercando aiuto e supporto psicologico.
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