La Psicoterapia Analitica Esistenziale
La psicologia esistenziale prende l’avvio dall’opera “Essere e tempo” di Martin Heidegger (1927), il quale pone in rilievo la struttura fondamentale dell’esistenza, vista come essere-nel-mondo (Dasein). Si inaugura cosi una nuova concenzione antropologica, in cui l’uomo è visto come creatore di un mondo personale di valori e di significati. Questo movimento venne anche definito la “terza forza” della psicologia in quanto corrente teorica capace di porsi come alternativa alla psicanalisi e al comportamentismo. Si alleò, come espressione tipicamente europea, alla psicologia umanistica americana, dando alla luce la psicologia esistenziale-umanistica.
L’esistenza come potenzialità
Heidegger pone come assioma fondamentale dell’esistenzialismo la caratteristica centrale dell’esistenza: “l’uomo è poter essere, il suo essere è la sua possibilità, inserito in ogni momento nel processo del divenire". Quindi l’uomo non è più l’insieme dei suo caratteri costitutivi, non è qualcosa di dato, e quello che lo distingue dalle cose (semplici presenze) è proprio il fatto di rapportarsi a delle possibilità. L’uomo “esiste” nel senso di “ex-sistere”, star fuori, porsi fuori, emergendo da una realtà preesistente e più ampia. Noi siamo co-portatori dell’esistenza, ed è proprio questa dimensione che ha generato la preferenza , nella varie scuole esistenziali-umanistiche, della terapia di gruppo, in quanto il NOI è anteriore all’Io e al Tu.
La scelta dell’analisi di gruppo è motivata dal fatto che l’esistenza individuale acquista significato, solo se inserita all’interno più ampio dell’esistenza umana,, quale storicamente e culturalmente è.
Il completamento e la completezza dell’essere può realizzarsi solo attraverso la relazione inter-personale, che risulta così essere costitutiva dell’essere individuale. Il passaggio verso l’alterità non trova ragioni nel passato (Freud), né nel futuro (Jung), ma trova ragioni nelle decisioni e azioni presenti.
Il Dasein
Gli psicologi esistenzialisti affermano che l’esperienza del Dasein (consapevolezza di essere), non può essere intesa come la soluzione del problema del paziente, anche se è una condizione preliminare, necessaria ed indispensabile.
Ludwuing Binswanger, uno dei principali esponenti del movimento esistenzialista, affermò che gli psichiatri avevano fino a quel momento prestato fin troppa attenzione alle deviazioni dei pazienti rispetto alla norma, invece di prestare l’attenzione al mondo privato del paziente.
Le Indicazioni terapeutiche nell’approccio esistenziale, che vede come suoi maggiori esponenti
Ludwig Binswanger, Medard Boss, Rollo May, Viktor Frankl, Ronald David Laing, ed in ambito italiano Roberto Assagioli, si possono condensare attraverso le seguenti coordinate:
¬- la scissione “cartesiana” tra soggetto e oggetto, mente e corpo, individuo e società, deve essere ricomposta per una visione integrata e integrante di tutte le parti dell’essere umano.
- l’essere umano deve conoscere se stesso attraverso tutte le sue parti : cuore, mente, corpo.
- si sottolinea il disagio che crea uno stile di vita non autentico, in cui l’uomo fa parte di un ingranaggio del sistema sociale. E in questo senso, l’approccio esistenziale, diventa una critica al sistema sociale, che non sostiene la parte più creativa ed autentica dell’essere umano, ma lo assoggetta a bisogni consumistici.
- la persona è chiamata a prendere in mano la sua vita, a darle significato, e all’impegnarsi nello scoprire il personale progetto di vita.
- stare bene, non è più assimilabile alla mancanza di sofferenza o di “sintomi” ma diviene scoperta della pienezza della vita, dove è centrale il concetto di “autenticità” che si esprime nel combattere ogni alienazione di se stessi e/o una vita priva di senso. L’esistenzialismo chiama a riscoprire gli aspetti fondamentali della vita e della “morte”, non più temuta ma integrata e valorizzata come passaggio ad altre dimensioni. L’accettazione della morte in questo senso può esprime la pienezza di una vita vissuta autenticamente alla luce di se stessi.
La Psicoterapia Analitica esistenziale trova espressione in Italia, sin dal 1970 attraverso gli “Istituti di Psicoterapia Sophianalitica”, aderenti alla Sophia University of Rome fondata dal professor Antonio Mercurio.
Nel ‘78 Antonio Mercurio scrive la “Lettera agli uomini” manifesto della Sophianalisi, che racchiude i punti essenziali del suo cammino, delle sue intuizioni e delle sue scoperte. La Sophianalisi è un insieme di metodi di azione psicoantropologica, volti a favorire e a promuovere l’integrazione e l’armonia della personalità umana, attraverso la ricerca costante delle Leggi della vita, sintesi inter-individuale e cosmica, sostiene che l’uomo non si limita affatto alle sole dimensioni fisiche e psichiche, ma è anche capace di esprimere una dimensione spirituale, che lo renda veramente Persona, soggetto di libertà e di capacità d’amare ed essere amato (l’amore per la vita è la vera natura dell’uomo - Fromm). Lo scopo primario della Sophianalisi individuale e di gruppo, è far apprendere per esperienza ad ogni Persona, è far emergere e crescere e mettersi in contatto con il proprio Sé personale e Sé comunitario, permettendo di accedere a una maggiore libertà creativa personale e di gruppo. La Sophianalisi propone un passaggio dall’analisi della psiche, all’analisi della saggezza, per cercare non solo le cause delle nevrosi, psicosi o dei conflitti, ma soprattutto le soluzioni che sono più in sintonia con il progetto del sé, che caratterizza la specificità e l’unicità di ogni persona umana”.
Nel 1987 l’evoluzione del pensiero di A. Mercurio dà vita alla Sophia-Art che propone una visione dell’uomo artista della propria vita. La Sophia-Art è un metodo di crescita umana, che mira a fare della propria vita un’opera d’arte. La vita diventa un’opera d’arte quando cogliamo, vitaliziamo e fondiamo gli opposti: conscio ed inconscio, interno ed esterno, maschile e femminile, razionalità ed emotività, salute e malattia, oriente ed occidente, morte e vita, ecc. Ogni artista studia e affronta la morte per sconfiggerla con l’arte. Ogni sophiartista si allena a fare altrettanto, prendendo come materia, non la tela o il marmo,ecc..., ma il vissuto quotidiano della sua stessa vita, fatto di vissuto relazionale tra sè e se stesso,tra sè e gli altri, tra se e l’universo, tra se e la vita. In particolare poi la Sophia-Art afferma che la fusione dell’Amore e dell’Odio crea la “FORZA AMOROSA”. Anche perché molto spesso l’amore da solo è impotente e l’odio da solo può trasformarsi in vendetta.
Dal suo libro “La vita come opera d’arte e la vita come dono spiegata in 41 film” Antonio Mercurio:
«[…] la sophiart, nella sua accezione più profonda, non è una metodologia ma uno stile di vita, ed è un processo di crescita mana all’insegna dei valori della libertà, dell’amore, della verità e della bellezza. Sopratutto è un impegno costante per creare nuova bellezza nei rapporti con sé e con gli altri. Ho creato la sophia-art perchè volevo essere un artista della mia vita e aiutare molti altri a diventare artisti della loro vita e dela vita dell’universo.»
Nel 1994 nasce la Cosmo-Art. Per definire la Cosmo-Art, riporto, qui di seguito, un brano estratto dal libro “Teoremi ed Assiomi della Cosmo Art” di A. Mercurio:
«Dell’origine degli infiniti universi se ne può parlare solo con un’immagine poetica. All’origine delle origini c’era una bambina, la VITA, un Puer Eternus, dicono altri poeti, alla quale piaceva giocare con le bolle di sapone, così come piace sin dai tempi antichi a tutte le bambine. La VITA, soffiava sul cerchio con l’acqua e sapone e vedeva con meraviglia le infinite bolle, che nascevano le une dalle altre in un’unica sequenza o in sequenze successive, sempre danzando nella luce, per il godimento dei suoi occhi e del suo cuore. Ogni bolla era un universo. Ora accadde che la VITA, la quale è potente ma non è onnipotente, che è intelligente ma non è onnisciente, di questo non si doleva, ma di una cosa si doleva immensamente: sapeva che era eterna ma sapeva pure che non era immortale. Per vivere, doveva sempre incarnarsi in forme diverse e ogni forma nuova poteva apparire solo alla morte della forma precedente. Le sue bolle potevano durare un’eternità ma era un’eternità che si consumava in un istante. Tutte nascevano e morivano. Non ce n’era nessuna che nascesse e non morisse più. Che immenso dolore! Finchè un giorno arrivò l’idea vincente. Dentro una speciale bolla di sapone, la VITA mise gli umani, e poi insegnò loro come fondere insieme dolore, saggezza e arte, e da essi nacque un’opera d’arte, un’opera d’arte dotata di vita immortale, che si staccò dalla bolla e si mise a volare danzando da una bolla all’altra, da un universo all’altro, all’infinito. Era come se su ogni bolla potesse posarsi, con la sua Rosa in mano, ormai senza più spine, un “Piccolo Principe”, che ora veniva danzando felice e contento e che non doveva più farsi mordere da un serpente per poter volare da un universo all’altro. Bastava immaginare di volare e subito il volo si realizzava. Immortale il Piccolo Principe, immortale la VITA in lui e con lui e immortale la bolla che gli aveva dato la vita, anche se ormai, come bolla, aveva cessato di esistere. Ora la VITA era contenta e non provava più dolore; ora essa era eterna ed era insieme immortale. Poteva ancora cambiare forma così come cambia forma un’opera d’arte vista da un angolo e vista da un altro; letta da uno e letta da un altro. Ma cambiare forma non significava più morire; significava arricchirsi continuamente di nuova vita e di nuovi significati. Tutto ciò accadde nel passato ma si dispiegò nel futuro che doveva ancora venire. Ciò che appartiene al passato si può raccontare e ciò che appartiene al futuro si può solo sperare.»
In tale ambito si sviluppa il concetto che il Sé personale ci ricorda che il Sé Cosmico ha un progetto attraverso l’essere umano: quello di creare la Bellezza Seconda, che è possibile soltanto con l’aiuto del Sè Corale, animato dal Principio Organismico.
Secondo la metologia sophianalitica le via regia per realizzare le trasformazioni e le nuove nascite è quella dell’analisi di gruppo. Antonio Mercurio paragona quello che succede in un gruppo stellare sophianalitico, da lui messo a punto, a quello che succede, in astrofisica quando nasce una stella:
«[…] l’astrofisica ci insegna che le stelle sono come dei giganteschi laboratori per creare, conservare, e irradiare energia con la quale eccitare tutta la materia circostante e avviare continui processi di trasformazioni».
La sophia-analisi utilizza, quindi, le modalità della nascita di una stella nella galassia, applicandola anche al funzionamneto del gruppo.
Donatella Ponterio nel suo libro “Il Bambino Memoria dell’universo” descrive i processi di: contrazione, collassazione, condensazione e reazione termonuclare, tipici di un gruppo stellare:
«La contrazione avviene attraverso l’inter-scambio dei vissuti tra i componenti del gruppo, attraverso il lento riscaldarsi ed avvicinarsi tra di loro. La forza gravitazionale rappresentata dai sophianalisti, in un primo momento stimola la collassazione del gruppo verso il centro, mentre in un secondo momento aiuta a contenere la collassazione ed ad attivare la condensazione delle energie. La contrazione e la collassazione vengono vissute, all’interno del gruppo, come se fossero una sola persona, e possono corrispondere al momento in cui si esplorano le emozioni negative. L’altro momento del processo stellare è l’innalzamento della temperatura che corrisponde alla solidarietà reciproca che scatta tra i membri del gruppo dopo aver attarversato insieme pasaggi diffcili e dolorosi. Nel momento in cui si realizza un’energia corale, cioè uno scambio reciproco di vissuti ed emozioni con una sempre più profonda accettazione e rispetto verso se stessi e verso gli altri, iniziano le reazioni termonucleari all’interno del gruppo che fa di se stesso un’unica stella. Le reazioni termonuclari sono i desideri e i progetti che vengono fuori e sopratutto le decisioni sia a livello individuali sia a livello di gruppo.»
I conduttori in genere sono due, essi sono dentro il gruppo come gli altri. Non fungono da rappresentanti della realtà ma dell’Io Persona, quale coppia del principio maschile e principio femminile. Il gruppo sophianalitico si fonda sin dall’inizio sul Sé di gruppo, per cui i conduttori quali rappresentanti dell’Io Persona, lavorano secondo gli intenti del Sé, tenendo presente sia il Sé del gruppo, che quello dei singoli componenti.
I laboratori corali di Cosmo-Art
Dal libro “I Laboratori Corali di Cosmo-Art, per viaggiare dalla Bellezza prima alla Bellezza Seconda” di A. Mercurio, P. Sensini Mercurio e il Gruppo della Cosmoart:
«I Laboratori corali di cosmoart sono laboratori dove ogni persona, solo che lo voglia, può allenarsi coralmente insieme agli altri a sapere, a saper fare, a saper operare per trasformare, così come avviene in una reazione alchemica, la sua vita e quella degli altri in un’opera d’arte immortale per sé e per l’Universo.»
I Laboratori di Cosmo-Art sono condotti da Antonio Mercurio e Paola Sensini Mercurio e dal Gruppo di Cosmo-Art della SUR: Luigi Atella, Bruno Bonvecchi, Paola Capriani, Domenico Carbone, Vito Chialastri, Ombretta Ciapini, Fatma Pitzalis, Toto Saporito, Francesco Sollai, Lucia Torresi.
I Laboratori di Cosmoart hanno come scopo principale (terapeutico in questo senso) quello di essere un laboratorio in cui si impara a creare Bellezza Seconda (Bellezza immortale), la quale per poter prendere Vita ha bisogno di un gruppo di Persone, che imparano sempre più ad essere corali. Dal libro di Emanuele Chimienti “Cammino di crescita verso una bellezza che non muore”:
«Concretamente la coralità esistenziale è la capacita di più persone, poche o molte, di realizzarsi sia come soggetti e fine di se stessi, sia come parte di una totalità più vasta ed organica, coltivando tra loro una permanente dimensione di Verità, Libertà ed Amore, dalla cui attuazione emerge un quantum di bellezza seconda, ossia di un quantum di giustezza, ampiezza, gioia, e potenza, che può essere imperituro, vale a dire soggetto ad ampliameto, non a cessazione [...]. Una persona è capace di essere corale ogni qualvolta che, di fronte ad una avversità o ad un opposto, promuove una modificazine migliorativa o di sè, o dell’altro, o di entrambi, all’interno di una gruppalità organismica [...]».
I Laboratori utilizzano la visione di un film, che mette in scena il tema che si vuole affrontare. La visione del Film permette ai partecipanti al laboratorio di trarre spunti di riflessione da portare a se stessi e agli altri ,sia nell’individuazione degli ostacoli da rimuovere per creare Bellezza Seconda, sia nell’individuare strategie nuove ed artistiche per creare Bellezza Seconda. La condivisione delle proprie riflessioni, delle proprie scoperte, delle proprie strategie,dei punti di forza o di fragilità, il racconto delle proprie “zone oscure” fatto con coraggio, lealtà, umiltà, permette al gruppo dei partecipanti di trovare “soluzioni nuove”, dialettiche e trasformative. Il tutto al servizio della possibilità di superare i “blocchi esistenziali”, laddove si sono prese decisioni di odio, anziché di amore per sè stessi e per l’altro/altri.
Le scoperte “corali” vengono poi riportate nel grande gruppo che si riunisce a fine esperienza, sotto forma di espressioni artistiche (un canto, una danza, un dipinto, una scenetta, ect). Il fine è trasmettere agli altri il contenuto, in un modo che arrivi direttamente “all’anima”.
I conduttori dei piccoli gruppi mettono a disposizione dei partecipanti la loro esperienza nei termini, non tanto del”raccontarsi”, quanto nel fornire imput per far emergere i “talenti” del singolo nella suo particolare modo di creare Bellezza.
I laboratori di antropologia cosmoartistica
Questi laboratori che si tengono a Frascati, sono sotto la diretta supervisione di Antonio Mercurio e Paola Sensini. Rappresentano sicuramente un modo nuovo, unico e speciale, di fare ricerca sul pensiero di Antonio Mercurio, espresso nei teoremi e assioni della cosmoart, e nei vari libri che egli ha scritto nei lunghi anni passati. In questi laboratori, a turno, i vari Istituti di formazione in Antropologia Personalistica Esistenziale coi loro allievi, portano il frutto delle loro riflessioni, approfondimenti, sul tema assegnatoli da Antonio Mercurio. Queste riflessioni e approfondimenti non sono una mera ripetizione teorica del pensiero di Antonio Mercurio, ma nascono dalla ricerca che i partecipanti ai lavori fanno nella loro vita personale e di relazione. Per cui diventano “lavori terapeutici” in quanto i partecipanti si incontrano piu volte per potersi confrontare “dal vivo” nei vissuti, nei blocchi, nelle scoperte, che ognuno ha fatto nella sua vita personale. Come a dire che portano “storie di pratica vissuta sulla propria pelle” a supporto di quello che Antonio Mercurio afferma nelle sue teorie. Va da se che questo, necessariamente scatena processi a catena di ulteriori trasformazioni in ogni singolo partecipante ai lavori e anche in chi vi assiste nella sua dimensione di fruitore. La dimensione di fruizione risulta positiva, poichè i lavori a cui assistono i partecipanti ai laboratori sono “materiale vivo, cuori pulsanti, esperienze umane reali”, raccontate, condensate, e rappresentate attraverso le piu svariate forme artistiche, il tutto messo al servizio con umiltà e coraggio, della crescita corale di chi crede e persegue questo grande progetto di creare Bellezza Seconda nella sua vita.
I conduttori in questo tipo di laboratoti operano a monte, vale a dire nella conduzione dei piccoli gruppi di lavoro e di ricerca, all’interno dell’Istituto di appartenenza. Il loro compito è quello di saper, con sapienza, raccogliere il materiale di ricerca, senza porre nessuna influenza personale, coltivare la costante fiducia, che tutto quello che appare confuso e frammentato durante la ricerca, ad un certo punto si dipana e appare chiaro nel suo messaggio piu profondo e creativo. Nel saper fare da contenitore alle ansie, alle paure, ai dolori, che inevitabilmente una ricerca simile scatena nei “ricercatori”, in quanto questi dovranno calarsi nella loro vita, nella loro storia, personale e per farlo devono saper mettere in discussione un equilibrio raggiunto a fatica per ritrovarne un altro alla fine dei lavori. In questo nuovo equilibrio, in questo nuovo benessere, sta la valenza terapeutica di questo tipo di laboratorio di ricerca.
Il Mammut (gruppo allargato)
Il Mammut è composto da molte persone, 50 circa nei singoli istituti, 100 o più nelle riunioni che si tengono a Frascati (sede dei lavori di Antonio Mercurio). E’ utilizzato mensilmente nei singoli istituti, come possibilità di riportare problematiche personali, questioni inerenti l’Istituto, le relazioni tra gli allievi, o comunque qualsivoglia argomento. Mentre a Frascati rappresenta il momento conclusivo dei lavori che si sono appena svolti e danno la possibilità ai partecipanti di esprimere vissuti relativi ai lavori, o anche problematiche di interazione tra conduttori, tra allievi, o altro. La valenza terapeutica del Mammut risiede nelle sue dimensioni e nella profondità della regressione, che induce nel partecipante. E' lo strumento più adatto per affrontare i problemi di identità. Infatti, come ha dimostrato Foulkes, l’individuo che partecipa al gruppo allargato è tormentato dalla paura di perdere la propria identità. Nel Mammut si viene a contatto con gli aspetti più arcaici della propria personalità, in misura maggiore che in qualsiasi altro trattamento analitico.
Il grande gruppo, rispetto a quello piccolo, è più primitivo e violento, le sue contraddizioni ed i suoi conflitti sono più accentuati. Esso tende a nascondere le differenziazioni individuali e a fare di alcuni individui i protagonisti delle aspirazioni del gruppo.
E. Chimienti in “Cammino di crescita verso una bellezza che non muore” afferma:
«[…] la quantità diventa qualità: il grande numero fa sentire più fragile l’Io e lo porta in una situazione regressiva. L’Io comincia ad avere angoscie psicotiche di fronte ad una madre arcaica immensa e onnicomprensiva, ed a usare meccanismi di difesa psicotici quali: omogeneizzazione, identificazione proiettiva, idealizzazione, scissione, diniego, fuga, indifferenza per anestesia, adorazione ipnotica, lunghi silenzi, allargamento, opposizione violenta, boicottaggio, ridicolizzazione, ect.»
«La conduzione non deve essere portata avanti da un solo conduttore ma da uno staff di terapeuti. L’interpretazione deve riguardare il qui ed ora, non deve essere nè breve nè lunga, definita da parole semplici e chiare, relativamnete ad aspetti parziali, tendente ad estrapolare motivazioni e scopi. Il Mammut permette di fare esperienza, e in questo è terapeutico, dell’emergere in quanto individuo con una più netta affermazione di sé e di un pensiero personalizzato, permette una maggiore differenziazione rispetto ai vissuti altrui, permette il superamento e integrazione dei propri oggetti interni parziali.»
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