Cosa devo fare con i miei genitori?
Sono una ragazza di 19 anni, vado all'università e faccio sport. Sono sempre stata una persona a detta degli altri molto matura e responsabile ed anche i miei genitori l'hanno sempre ritenuto. Da un po' di tempo però i miei genitori, maggiormente mia madre, tendono a limitarmi molto nelle mie scelte, che siano esse più o meno importanti. Solamente le scelte che loro ritengono giuste per il mio futuro vengono approvate, come per esempio frequentare l'università, ma altre scelte mie personali, come per esempio uscire a cena con il mio ragazzo, vengono semplicemente e immediatamente date per sbagliate da loro e perciò mi impediscono di fare molte cose. Io e il mio ragazzo stiamo insieme da 4 anni e per loro non è mai stato un problema, ultimamente lui si è trasferito in Germania per lavoro e ci vediamo circa una volta ogni 2 mesi. Ovviamente quando ci vediamo io cerco di passare la maggior parte del tempo con lui, anche senza rinunciare all'università e allo sport. Il fatto che io passi tutto il mio tempo libero con il mio ragazzo da molto fastidio a mia madre, dato che spesso sto a pranzo o a cena da lui, perciò per giorni interi mia madre mi urla contro che io sono una figlia ingrata e che non mi interessa affatto di lei o di mio padre. Questa situazione mi fa stare male, ma non voglio che le sue grida influiscano con la possibilità di passare del tempo con il mio ragazzo, per questo anche se lei mi vieta di andare a cena da lui ad esempio io ci vado comunque perchè trovo che sia veramente ingiusto che lei me lo impedisca. Io non riesco a capire il motivo delle reazioni esagerate che ha mia madre ogni volta che voglio fare qualcosa che lei non ritiene saggio o giusto. Con lei ne ho parlato molte volte ma l'unica risposta che ho ottenuto è stata " non mi piace e basta!". Io non so più cosa devo fare perchè ho provato veramente qualsiasi tipo di dialogo ma l'unica soluzione è quella di non ascoltarla e fare a modo mio. Vorrei solo che lei mi lasciasse decidere come spendere il mio tempo senza intromettersi in ogni mia decisione. Se il dialogo non funziona cosa devo fare?
Il dialogo parte come una specie di contrattazione nel senso che ciascuna delle parti in causa ha una sua idea che porta avanti e argomenta; idea che può essere modificata nel confronto con l’interlocutore oppure no. Nella questione che lei porta, Helena, di fronte alla sua tentata emancipazione (uscire di casa) sua madre dice di no. Ma lei ha diritto a separarsi simbolicamente dai suoi genitori per instaurare altri legami parimenti importanti. A sua madre lei può far presente, con molta calma (e quindi non rispondendo sullo stesso piano “esagerato”) che lei è nell’età della responsabilità (studio all’università, impegni sportivi) a cui non si sottrae e quindi non può sottrarsi neanche all’impegno amoroso che ha preso con il suo ragazzo. Continua ad amare sua madre e suo padre ma è nell’età di amare anche qualcun altro, in modo differente. Sono momenti delicati: i genitori sentono che stanno perdendo ascendente e “potere” sui figli, che si stanno separando da loro; sta ai figli dimostrare che pur continuando ad amarli, la vita gli chiede (e gli impone) di aprirsi ad altre relazioni: d’amore, di studio, di lavoro, altrimenti ci si rinchiude in un fittizio mondo incantato che ha dell’infantile, da cui si farà fatica ad uscire per prendere parte alla vita indipendente. Nello stesso tempo è difficile aspettarsi che i genitori capiscano e lascino fare "tutto". La crescita è proprio nel poter continuare a dibattere e anche ascoltare se c’è del buono in quello che gli altri propongono.
Psicologa, Psicoterapeuta, Psicoanalista - Bari - Taranto