Dott.ssa Mariangela Caccavale

Dott.ssa Mariangela Caccavale

psicoterapeuta (sistemico-relazionale)

Come ci si salva?

Salve, sono una ragazza di 18 anni. O forse dovrei.
Ho sempre amato la libertà, l’ho sempre ammirata. E... guardata da lontano.
Molte volte mi sono sentita dire da amiche e conoscenti che in realtà sono la ragazza più libera di questo mondo. Vado dove voglio, con chi voglio, viaggio, prendo decisioni autonomamente e tante altre cose. Ma per me, quello non significa essere liberi. Non sanno. Nessuno sa. Dentro di me sono imprigionata. Ho una prigione che mi porto da 12 anni dentro. Ho costruito questa prigione quando avevo sei anni. O forse c’è sempre stata. Forse, non lo ricordo. Forse, non voglio ricordarlo. Avevo sei anni, e già ero morta. Dentro, intendo. Tra le sbarre di questa prigione ci sono anni e anni di sofferenza, anni e anni di abusi, anni e anni di dolori e lividi mai raccontati. Mai scoperti. C’è stato un periodo nel quale credevo davvero che mi stavo smaterializzando. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più. Agli altri apparivo sempre uguale: “smettila con la dieta ora sei dimagrita, ti fai i complessi inutilmente stai dimagrendo troppo, riposati la scuola ti sta stressando, per studiare non dormi neanche più hai delle occhiaie enormi...”.
Perché la gente è così tanto cieca? Muta relazionale?
Non seguivo diete, non studiavo tanto, non ero stressata. Solamente, mi ricapitó di incontrare il mio più grande fantasma. Quello che doveva essere mio padre, ma che è diventato dopo sei anni il mio “uomo nero”.
Iniziai a riprendermi, iniziai a pensare al mio futuro, all’esame. Rassegnata che da quella prigione non poteva farmi uscire nessuno. Oggi, si è presentata la stessa situazione. Con la differenza, che avendo terminato la scuola, non ho più nessun posto sicuro. Non so più dove proteggermi. Non so più con quale corazza difendermi. Mi sento ancor di più persa e smarrita, in un mondo troppo grande e pericoloso. Casa mia anche mi fa paura. Li non ci sono mai stata bene. Ne io, ne i miei due fratelli. Ma so che devo farmi forza, nascondere ancora una volta questo dolore, perché mio fratello di soli 15 anni, ha bisogno di me. Perché ha solo me. E lui, non posso perderlo. A gennaio, cercó di andarsene, di “prendersi la sua rivincita, contro il mondo” così dice lui. E li, sentivo di aver perso tutto. Mio fratello, oggi, non sogna più, non lotta più per i suoi sogni, non sente più, non ama più, non esce, non ride, non vive. Ed io non faccio che sentirmi sempre più impotente contro una fragilità e un dolore che ci sta massacrando. Mia madre non fa altro che scaricarci tutta la frustrazione di una vita che non aveva immaginato così. Non fa altro che allontanarci ogni giorno, usando frasi e parole che una mamma non dovrebbe mai usare. Ho cercato di nascondere il mio dolore per far spazio al suo, ho cercato di essere tante e diverse persone per lei, per farmi andare bene a lei. Ma ho capito che non posso cambiare il mio essere per chi non fa neanche un passo verso di me, di noi, verso i suoi figli. Mio fratello più grande tiene tutto dentro, conserva, accumula e poi scoppia. Ma ci protegge, cerca di farci stare sempre bene. Ma io ho 18 anni, mio fratello 22 e l’altro 15, e di lottare siamo stanchi. Troppo stanchi. Allora dov’è quella libertà di cui parlavo all’inizio? Non esiste. Non c’è. Perché la prigione che ho dentro diventa sempre più piccola e soffocante. Ed io.. non so più come proteggere e difendere mio fratello, non so più come cercare di farlo rialzare, come farlo rinascere. Perché forse, devo rinascere prima io. Ma... Sono stanca

Come ci si salva dalle persone che ti dovrebbero proteggere e amare per la vita....che la vita te l'hanno donata. Cara giovane donna se hai trovato la forza di raccontare la tua dolorosa storia posso immaginare che stanca di stare male lo sei sicuramente, ma no di combattere. La tua, la vostra è una storia articolata e presumo coinvolga vari livelli che vanno oltre quelli psicologici e relazionali. Sicuramente avete bisogno di aiuto, e purtroppo credo che il modo sia unico quello di portare alla luce gridando a gran voce il dolore che vi attanaglia. Potresti rivolgerti ai Servizi sociali del tuo comune o città di residenza e con loro mettervi al sicuro...o ad un centro antiviolenza e attivare un iter a più livelli. Di sicuro io ti consiglio per la tua salute e quella dei tuoi fratelli di trovare il coraggio per uscire dalla spirale di dolore e cominciare così ad essere veramente libera dentro e fuori, ovviamente con la consapevolezza che il percorso sarà difficoltoso e faticoso.....ma credo che ne varrà la pena.

A presto giovane donna coraggiosa