Cara Cristina, da ciò che scrivi mi sento di analizzare la tua domanda di “aiuto” da due punti di vista. Per quanto riguarda il primo ti invito a trovare un giusto mezzo affinché il tuo bambino possa sperimentare le sue forze e al tempo stesso verificare quando è possibile valicare determinati limiti e quando invece non lo è. Sia le reazioni troppo dure che il lassismo hanno spesso l’effetto di peggiorare la situazione. Per questo motivo ti consiglio l’“effetto contenimento”, cioè nel momento che il tuo bambino manifesta un comportamento aggressivo invece di punirlo o sgridarlo ti invito a provare a contenerlo con un forte abbraccio di mamma. Questo ti permetterà di stabilire un contatto corporeo con lui e di comunicargli che gli sei vicina, nonostante i tuoi impegni lavorativi. Il secondo spunto di riflessione cheti offro è che a quest’età, in particolare se sono presenti delle difficoltà di linguaggio, il bambino avendo la necessità di comunicare utilizza il mezzo che riesce a padroneggiare meglio, cioè, in questo caso specifico il morso, le mani, il capriccio… Mi spiego meglio ogni bambino, a seconda dell’età, si serve di un modo per comunicare. Il tuo bimbo usa quindi quello che per ora conosce meglio, soprattutto per quanto riguarda gli effetti che produce. Credo che la logopedia possa aiutarlo a capire che ci sono altri modi per spiegarsi e comunicare con i suoi coetanei . Infine, ti invito a non sentirti in colpa per avere iniziato a lavorare quando il tuo bambino aveva solo un mese. La tensione e la fretta possono altresì influenzare e rendere difficile la comunicazione con il tuo bambino. Il genitore che lavora deve dunque imparare a rallentare quando ha fretta e a calmarsi quando è teso . Inoltre, parlando al tuo bambino del tuo lavoro, saprà cosa fai quando sei lontana da lui potendo così dare un senso alle ore che passa lontano dalla sua mamma, senza sentirsi motivo della sua assenza. Nella speranza di esserti stata di aiuto come chiedevi ti saluto con un proverbio medioevale che dice che “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”.