Genitore di ragazza anoressica

Buongiorno Mia figlia è entrata da poco nel percorso per DCA, lei è nelle mani dei medici che piano piano le stanno facendo domande, dando risposte ecc. Qui però il problema sono io. Lei è seguita, ma credo di aver bisogno anche io di aiuto. Mi accorgo che nei momenti dei pasti io mi sento in una morsa, devastata dal desiderio che mangi qualcosa... ne esco stremata quando tolgo tutto dalla tavola. Devo cercare di rimanere impassibile davanti al suo mordicchiare e sminuzzare quello che è già pochissimo, ma dopo tutto questo io finisco in un limbo di tristezza infinita. Credo di avere bisogno di qualcuno che mi dica come si fa a rimanere forti in questo momento, mi sento perfino in colpa di aver bisogno io, quando chi è malata e va supportata è lei. Non sono sicura che siano sentimenti normali i miei, forse sono solo egoista. Chiedo aiuto se qualcuno ha consigli da darmi. Grazie!

Buongiorno,
Generalmente, gli psicologi non forniscono consigli diretti; le decisioni spettano a lei. Se le suggerissi di fare qualcosa di estremo, come buttarsi dalla finestra, sarebbero lei a doverne affrontare le conseguenze, non io. Tuttavia, capisco la sua richiesta di aiuto.
Non conoscendo né lei, né sua figlia, né la vostra situazione familiare (non menziona se ci sono altri membri come un padre, fratelli o sorelle), qualsiasi cosa dirò sarà puramente ipotetica. Prenda quindi le mie parole come una riflessione psicoeducativa, non come consulenza o terapia. Se sua figlia ha iniziato un percorso terapeutico e riabilitativo, questo significa che parte del problema è affidato a professionisti competenti, il che dovrebbe alleviare un po' delle sue preoccupazioni. Dato che non ha menzionato un allontanamento dalla famiglia, presumo che la situazione non sia estremamente pericolosa. L'anoressia è conosciuta per avere uno dei più alti tassi di mortalità tra le condizioni psichiatriche, quindi parlo di pericolo in questo contesto.
Nell'anoressia, spesso c'è un genitore che si comporta in modo codipendente, o "enabler" in inglese, che può facilitare involontariamente il disturbo. Per esempio, un genitore di un figlio tossicodipendente potrebbe dargli denaro per la droga, pur soffrendo per la sua condizione. Un genitore di un figlio aggressivo potrebbe giustificare sempre il comportamento del figlio, evitando che affronti le conseguenze delle sue azioni. Nel caso di un figlio obeso e diabetico, potrebbe comprare i suoi dolci preferiti "perché gli piacciono". Penso che lei capisca dove voglio arrivare. Il genitore codipendente di una figlia anoressica, spesso la madre, tende a dare troppa attenzione alla figlia, a non stabilire confini chiari, a non avere un ruolo genitoriale ben definito, a non saper dire "NO" quando è necessario, a focalizzarsi eccessivamente sul mangiare, a prendersi eccessiva cura della figlia, creando una relazione troppo stretta e non sana (escludendo spesso il compagno adulto).
Questo genitore tende anche a compiacere la figlia e ad evitare conflitti. Le suggerisco di chiedere a chi le sta intorno se riconoscono tali comportamenti nella sua relazione con sua figlia, e di essere pronta a riflettere sulle risposte se desidera veramente aiutarla.
Per quanto riguarda il rimanere forte, come ha chiesto, la disciplina è essenziale. La disciplina è sinonimo di autocontrollo. L'autocontrollo significa mantenere la fermezza di fronte alle difficoltà. Se paragoniamo ciò a imparare a suonare il pianoforte, entrambe le abilità richiedono pratica. Se lei chiedesse "come imparare a suonare il pianoforte", la risposta sarebbe "con l'esercizio". Allo stesso modo, si deve esercitare la disciplina. Infine, forse è tempo per lei di riflettere sulla sua vita attuale, sui suoi obiettivi e su cosa farà quando sua figlia lascerà il nido.
Saluti