Non ce la faccio più con mia figlia
Gentili dottori, Sono una mamma di 61 anni e ho una figlia avuta in tarda età alla soglia dei 40. È una brava ragazza, molto dolce e sensibile e studia psicologia all’università, sta per laurearsi, anche se non so come sia riuscita dato che la vedo studiare poco o niente. Il problema è che è da quando è piccola che trascura la pulizia. Quando intendo pulizia mi riferisco alle faccende di casa. A volte, anche quando le chiedo gentilmente di pulire, lei capita che non lo fa. Premetto che io ho altre due figlie maggiori, una che vive all’estero e l’altra è sposata e ha due gemelli di 3 anni. A causa della nascita dei miei nipoti sono stata costretta ad abbandonare casa mia per aiutare mia figlia con i bambini e sono spesso fuori casa per seguirla, tra l’altro ha preferito che fossi io a fare da tata ai bambini, piuttosto che contrattarla. Il fatto che io non riesca a fare le pulizie e torni stanca già mi irrita perché non ho tempo per dedicarmi ad altro e poi mia figlia minore che non mi viene incontro. Mi domando come posso fare per invogliarla? Perché trascura le pulizie? Non le chiedo nulla di speciale eppure non mi obbedisce. Dice che o dimentica oppure ha da studiare. Non so più come fare con lei, litigo spesso e l’accuso di essere una nullafacente e che non riuscirà mai a trovare un marito. Lo faccio per spronarla perché so che è una ragazza tradizionale e che toccando questo tasto reagisce. Ma l’unica cosa che fa è che somiglia a me e che già è tanto quello che fa cioè pulisce il bagno, non sempre, e fa i letti di camera sua. Casa nostra è grande, mi chiedo come mai non le venga in mente nemmeno per un attimo di sistemare, come può riuscire a vivere in un ambiente sporco? Le do della pazza ma nemmeno questo funziona, mi risponde faccia a faccia e rende molto difficile la comprensione. Cosa posso fare? Mia figlia mi preoccupa e mi spaventa, È normale alla sua età?
Le scrivo per condividere alcune considerazioni circa la situazione descritta riguardo a sua figlia. Innanzitutto, è importante riconoscere che sua figlia è una donna adulta, ben oltre l'età convenzionale per il matrimonio. A 40 anni, le probabilità di concepimento naturale si riducono significativamente, passando dal 50% a 30 anni al 5% a 40 anni, segnalando una diminuzione fisiologica della fertilità. Il fatto che sua figlia stia ancora frequentando l'università non è di per sé negativo, soprattutto se consideriamo che l'educazione continua è un valore da apprezzare. Tuttavia, la questione si complica quando questa formazione accademica non è sostenuta da una responsabilità economica e pratica. Da quanto emerge dalla sua lettera, sembra che lei sia la principale fonte di supporto economico e domestico per sua figlia, coprendo spese come bollette, cibo e affitto. Questo scenario solleva interrogativi sulla maturità e l'autonomia di sua figlia. A 40 anni, ci si aspetterebbe che un individuo abbia sviluppato un senso di responsabilità personale, ma sembra che sua figlia non abbia sviluppato tali capacità, vivendo ancora sotto la sua protezione. Lei descrive sua figlia come "brava, dolce e sensibile", ma queste qualità non sembrano tradursi in contributi pratici o in un'evoluzione verso l'indipendenza. Il termine "nullafacente" che lei usa per descriverla potrebbe essere duro, ma evidenzia una frustrazione comprensibile. Tuttavia, è evidente che lei stessa trova difficile imporre i cambiamenti necessari. È cruciale comprendere che per permettere a sua figlia di crescere e assumersi responsabilità, potrebbe essere necessario incoraggiarla a costruire una vita indipendente, magari aiutandola a trovare un proprio alloggio e un lavoro. Il fatto che lei continui a sostenere sua figlia potrebbe derivare da una dinamica affettiva di co-dipendenza, dove il desiderio di protezione entra in conflitto con la necessità di spingere verso l'autonomia. La domanda fondamentale da porsi è se la relazione tra una madre di 61 anni e una figlia di 40 possa essere ristrutturata per favorire una maggiore indipendenza e responsabilità da parte di quest'ultima, permettendo a entrambe di vivere in modo più equilibrato e soddisfacente. In ultima analisi e con un linguaggio molto simbolico, sembra che sua figlia é ancora attaccata alla sua tetta e a lei non dispiace piú di tanto se non fosse che é un pó trasandata.