Bambini e ragazzi con autismo e iperattività in quarantena

L’arrivo e la diffusione del COVID-19 ha cambiato la vita a tutte le persone del mondo, costringendoci a rimanere nello stretto recinto della propria abitazione.
Per qualcuno le regole di distanziamento sociale sono ancor più difficili da mantenere e complicano un’esistenza già problematica. Mi riferisco a bambini e ragazzi con autismo e/o iperattività.

Con questo contributo, vorrei offrire ai lettori interessati alcuni accorgimenti ed indicazioni che vengono dall’approccio della Psicopedagogia dello sviluppo: un approccio alla psicologia ed alla pedagogia che “si prefigge di studiare modalità educative che permettano ad ogni uomo, fin da piccolo, di esprimere appieno le sue potenzialità, tenendo ben presente e rispettando lo sviluppo tipico, la sua logica e i suoi tempi, scanditi dalla matrice fondamentale dello sviluppo” (Faberi 2016, quarta di copertina).

 

Energia in eccesso: organizzare e scaricare

Gran parte dei bambini e ragazzini con autismo o iperattività presentano un’anomalia anomalia percettiva del canale tattile-kinestetico, “che causa importanti conseguenze a livello comportamentale, riguarda l’apparato vestibolare, non ben controllato e sovraeccitato. Si può chiamarla disturbo iper-vestibolare: si tratta di avere in sé troppa energia, non essere in grado di gestirla, organizzarla e scaricarla. Bambini e ragazzi sembrano una Fiat 500 nella quale è inserito il motore di una Ferrari: si muovono in continuazione, tutto il giorno, ma con movimenti troppo piccoli per potersi scaricare, e non riescono a rimanere fermi e composti; la sera si addormentano in un istante, sfiniti ed esausti, mentre fino ad un istante prima di cadere nel sonno erano ancora inquieti ed in movimento. Stanno tranquilli solo se vien data loro l’occasione di organizzare e scaricare tutta l’energia, con esercizi che richiedano un’intensa stimolazione vestibolare: 50 o 100 capriole, camminare in equilibrio su un muretto…” (Faberi 2019, p. 45).

Se durante la ‘normale’ vita quotidiana questo disturbo è importante, in una situazione come quella attuale durante la quale occorre stare negli stretti spazi della propria abitazione, il problema è amplificato.

I bambini con autismo, spesso, trovano un loro modo per scaricare l’energia continuando a saltare ad oltranza in maniera disorganizzata, e questo esercizio di autoregolazione può diventare una stereotipia. Il genitore può invece guidare il figlio a rendere il salto un esercizio costruttivo, che permette di organizzare l’energia in esubero, dare un senso compiuto al movimento ed allo stesso tempo aumentare la tenuta di attenzione: quando vede il ragazzino che salta in maniera confusa, gli chiede se vuole saltare, lo prende per entrambe le mani e lo invita a fare 50 o 100 salti consecutivi, un salto ogni volta che papà e mamma dicono un numero (i ragazzi che sono in grado, possono contare loro stessi i propri salti). Facilmente all’inizio alcuni bambini si ribellano, anche perché per molte persone con autismo una delle cose che li infastidiscono di più, oltre all’essere guidati a guardare negli occhi, “è il controllo delle loro mani da parte di un’altra persona. Questo può essere considerato il loro problema fondamentale, da cui non si può prescindere per mirare alla loro crescita ed autonomia: il primo da affrontare!” (Faberi 2019, p. 55). L’esercizio acquisisce quindi ancor più importanza. Se si propone costantemente una serie di 50 o 10 salti, con dolce fermezza non si lasciano le mani fino a che non si è terminato, per almeno 4 volte al giorno, la situazione migliorerà gradualmente ed il bambino diventerà man mano più collaborativo.

Altri esercizi per scaricare  l’energia sono tutti quelli che richiedono molto equilibrio: saltare salendo e scendendo le scale, camminare su un muretto, ecc.

Quando il bambino è in grado, l’esercizio per eccellenza è la capriola, in quanto le informazioni vestibolari sono sollecitate al massimo: “È proprio la perdita di posizione e la conquista di una nuova che permette al bambino di controllare il proprio corpo, mentre il controllo del movimento è paradossalmente ridotto, in quanto la spinta porta poi il tronco e le gambe a seguire il rotolamento; le percezioni vestibolari restituiscono e sostituiscono le informazioni che non arrivano dal senso-motorio” (Sangalli 2003, p. 74). Vanno proposte capriole in serie da 20, 50, 100, come per i salti, in modo da dare un significato, un ordine ed una costanza all’esercizio.

Se è possibile uscire di casa, nei pressi della propria abitazione mantenendo le distanze di sicurezza, la camminata spedita a passo costante si rivela un esercizio utilissimo sia ad organizzare l’energia che ad aumentare l’attenzione. Il genitore “avvolge il polso del piccolo con una presa sicura tenendolo vicino alla cinta, in modo da dargli sicurezza ed allo stesso tempo costringerlo a seguirlo con dolce fermezza; inizia quindi a camminare a passo spedito e costante guardando avanti, senza farsi influenzare dalle incertezze o dalle ribellioni del bambino che è condotto a seguirlo ed a farsi guidare. Si inizia da poche centinaia di metri, per arrivare gradualmente a camminare per un chilometro al giorno senza fermarsi” (Faberi 2019, p. 254).

 

Udito e videochiamate

Un’altra sottolineatura che mi preme porre alla vostra attenzione riguarda l’udito. Gran parte dei bambini con autismo o disturbi dell’attenzione presenta disturbi qualitativi della percezione uditiva (Bérard, Brockett 2018). Tra essi, assume particolare importanza l’udito doloroso: il ragazzino prova particolare fastidio, se non addirittura dolore, in presenza di determinate frequenze anche a basso volume.

A volte l’uso del computer e del telefonino per le videochiamate distorce il suono in maniera fastidiosa. Per questo motivo, quando il bambino si agita eccessivamente nelle videochiamate con le insegnanti e la scuola, prima di disperare, è utile provare ad abbassare il volume, portandolo anche al volume minimo percepibile.

 

Spiegare la situazione

Concludo ricordando che è importante spiegare loro cosa sta succedendo: in forma chiara, con brevi e semplici frasi, ogni bambino anche se molto piccolo ha il diritto di sapere perché la sua vita è cambiata e non può più uscire, incontrare gli amici, i nonni, ecc. Il genitore ha il compito di rispondere in maniera esaustiva alle domande  del figlio, senza giri di parole e neanche con discorsi infiniti. Allo stesso tempo è importante non oberarli di informazioni ed ancor più non trasmettere loro troppe paure, tutte le nostre ansie. Anche se non parlano, i ragazzini comprendono e partecipano al mondo!

 

Bibliografia

Bérard G., Brockett S., Udito uguale comportamento aggiornato ed ampliato, tr.it. Faberi M., Edizioni del Rosone, Foggia.

Faberi M., 2018, Psicopedagogia dello sviluppo, FrancoAngeli, Milano.

Faberi M. (a cura di), 2019, Bambini e ragazzi che chiedono aiuto, Edizioni del Rosone, Foggia.

Sangalli A.L. 2003, L’attività motoria compensativa, 2^ed., Trento Unoedizioni, Trento.

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Dott.Matteo Faberi

Psicologo - Brescia

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