Dott.ssa Michela Arnò

Dott.ssa Michela Arnò

Psicologa Psicoterapeuta

Padre forte bevitore

Mio padre 67enne ha iniziato a eccedere col vino negli ultimi anni (in più prende benzodiazepine). Non si ricorda niente di ciò che fa, e incolpa sistematicamente me, mia madre e mio fratello di cose inesistenti. Non vuole curarsi e dopo pranzo dorme fino a sera, si alza, farfuglia e inizia a delirare e accusare rivangando cose impossibili, velate minacce ecc, e la situazione è sempre più insopportabile. Avevo trovato un lavoro di qualche mese, ma quasi ogni giorno ero costretta a uscire prima perchè piangendo mia madre mi chiamava o perché lui lo trovava in terra a dormire con la roba a cuocere sui fornelli, oppure ubriaco e delirante per casa (raccoglieva cibo da terra e lo mangiava). Ne abbiamo parlato col medico e col sert che pero ci dice non possiamo imporre cure, la persona e logicamente intrattabile. E quando si sveglia dal torpore e estremamente agitato. Io vivo assieme a mia madre e mio fratello che vuole andarsene uno stato d ansia perenne per ciò che potrebbe fare (una volta affumicò una pentola e ci inondò la casa di fumo irrespirabile). Ne abbiamo parlato con amici ecc ma nessuno pare avere soluzione. È però impossibile per noi andare avanti cosi e non è neanche giusto a mio avviso che una persona rischi il posto per una che rifiuta il problema. Mi chiedo se secondo voi sia una demenza alcolica, (quando non beve comunque ragiona ancora), perché parla spesso con voce bassa e strascicata oppure urla, con sguardo fisso, di sfida, verso di noi. Già due volte e finito in ospedale per capogiri e vomito (una volta vomitò scuro) ma non fanno nulla lo dimettono e noi ci teniamo il problema. Che possiamo fare?

Gentile Jenny,

Posso immaginare la sua profonda sofferenza e il forte disagio che questa difficile situazione esercita su tutta la sua famiglia. La dipendenza patolgica è un disturbo psichiatrico molto complesso, specie perché chi ne soffre ha molta difficoltà a riconoscerlo sia con se stessi che con gli altri. La situazione di suo padre è poi aggravata dal fatto che insieme all’alcol assume benzodiazepine, combinazione questa che amplifica i disturbi cognitivi dovuti all’alcol (disturbi di memoria retrograda e anterograda, disturbi attentivi): questo ovviamente rende ancora più difficile la sua presa di coscienza rispetto al fatto di avere un problema importante.

Come tutte le sostanze psicoattive, l’alcol ha inoltre a lungo andare effetti molto significativi sulla personalità dell’individuo, anche quando questi è sobrio: aumento dell’aggressività, sospettosità verso gli altri, irascibilità, depressione, malinconia.

In tutto questo sarebbe necessario inquadrare il disturbo di alcolismo all’interno della storia di vita di suo padre che forse (ipotizzo semplicemente dal fatto che assume benzodiazepine) soffriva già di un disturbo d’ansia, oppure di un disturbo neurologico del sonno (??).

È ovvio che non si può aiutare qualcuno che non riconosce di avere un problema e che non vuole assolutamente farsi aiutare. Posso immaginare che ci siano anche motivazioni di pudore o vergogna che entrano in gioco nel dover ammettere di aver bisogno di aiuto per una disturbo da alcolismo. Ci sono poi fattori culturali, di personalità ed eventi traumatici passati che possono essere coinvolti.

L’unico consiglio che posso darle in questa difficile situazione è di consultare uno psicologo per ricostruire più dettagliatamente la storia di vita e le possibili cause che hanno portato al disturbo, al fine di valutare poi insieme a lui le possibili strategie da poter adottare per cercare di aiutare suo padre anche contro il suo volere. Inoltre, potrebbe riuscire ad individuare con lo psicologo modalità di poter convivere un po’ meglio con la situazione, di potersi “difendere” per quanto possibile.  

Le auguro tanta forza.

Dott.ssa Michela Arnò

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Dott.ssaMichela Arnò

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