Come si supera una molestia?
Ciao, mi chiamo Emma ho 16 anni.
Devo iniziare col raccontarvi la storia.
Circa 8 mesi fa credo di aver subito una molestia. Dico credo perché non sono certa del fatto che si possa inserire in questa categoria. Ero andata ad una cena di gruppo con amici (eravamo 6 ragazzi, tra cui mia sorella) e a questa festa c'era anche un po' di alcol. Tutti quanti abbiamo bevuto un po', ma io ero ancora sobria o se proprio proprio leggermente brilla.
La serata continua e due ragazzi decidono di andare in un'altra stanza per conto loro, mentre io e mia sorella siamo rimasti con il mio compagno di classe e il suo migliore amico. Questo suo migliore amico aveva una grande cotta per me al tempo e quindi mi portò in un'altra stanza e cominciammo a baciarci. La situazione degenerò quando lui decise di togliersi i pantaloni (per essere chiari, io sono ancora vergine) e le mutande. Io mi tirai subito indietro non volendo fare nulla del genere, lui subito mi prese una mano e me la mise sul suo pene. Decisi di ritirare la mano il più velocemente possibile, cercando di andare alla porta. Lui però si alzò e cominciò a strattonarmi, dicendo che io avrei dovuto fargli una sega (mi scuso per il termine).
Fortunatamente (si fa per dire) mia sorella urlò il mio nome e questo mi diede una possibilità di uscire dalla stanza. Mia sorella in tutto questo tempo era molestata dal mio compagno di classe. E da lì decidemmo di andarcene con l'aiuto di nostro padre che era venuto gentilmente a prenderci qualche minuto dopo.
Allora non mi accorsi di niente e non realizzai la cosa, affatto. Non la realizzai a tal punto da perdonarli qualche giorno dopo. Ma dopo qualche settimana e poi mesi, cominciavo ad avere dei terribili sogni a riguardo. Mi alzavo tutta sudata desiderando di non svegliarmi più o anzi non dormire più. Mi vennero anche dei tic che io ignoravo, per esempio sentivo ancora l'impronta calda del suo pene.
I giorni passarono e poi ebbi l'opportunità di partire per cinque mesi e andare in un luogo estero. Ovviamente dissi di sì e questi mesi furono una liberazione, come se avessi cambiato vita e quello che era successo, fosse solo passato. Solo che prima o poi sarei dovuta tornare.
Quando tornai vidi il mio compagno di classe che mi fece un effetto strano negativo. Ma non realizzai neanche quello. I problemi sorsero di nuovo quando vidi il migliore amico (anche lui viene nella mia stessa scuola). Da lì ebbi attacchi di panico e continui bisogni di tagliare la pelle della mia mano, sperando di non sentire più quel calore. Tornai a sognare gli incubi e di non voler svegliarmi più.
Il problema è questo: io quest'anno mi devo concentrare sulla scuola, soprattutto perché post covid, ma questi miei continui pensieri me lo proibiscono. La cosa peggiore è che mi succedono anche in classe ma io non lo voglio dare a vedere. Quindi il massimo che io possa fare è sfregare la mano contro i miei pantaloni finché la sensazione non lascerà il mio corpo.
Ringrazio in anticipo già chi mi aiuterà e chi avrà letto la mia storia.
Mi scuso anche per eventuali errori grammaticali e ortografici.
Cara Emma,
posso solo immaginare quanto sia doloroso ciò che tu hai vissuto e apprezzo lo sforzo che hai fatto per chiedere aiuto. Il problema, è che online non è possibile aiutarti come si dovrebbe. I tuoi genitori sanno cosa è accaduto? Il mio suggerimento è quello di provare a parlarne con loro, se te la senti, altrimenti con un altro adulto (un insegnante di cui ti fidi? il consultorio della tua città?). Questo è il primo passo per iniziare a stare meglio: condividere la propria esperienza e i sintomi che sono poi emersi. Sarà poi utile sia iniziare un percorso psicologico che potrà certamente aiutarti, sia valutare di denunciare ciò che è successo: la violenza, le molestie, qualsiasi cosa sia successa contro la tua volontà, non va tollerata. Se te la senti, puoi anche rivolgerti direttamente ai Carabinieri, la normativa attuale è molto protettiva e sapranno sicuramente aiutarti e tutelarti, anche facendo partire un iter che prevederà il tuo ascolto e l'aiuto da parte di un collega.