Emetofobia che mi causa ansia e depressione
Salve a tutti,
Ho iniziato ad avere problemi di ansia e umore alterato nell'agosto 2012, dopo un episodio di vomito acido mattutino e perdite anali nello stesso istante, sono decisamente cambiato come persona, proprio dal giorno alla notte, rimugino sull'accaduto ancora ora, perché non ho ancora potuto dare una spiegazione all'evento; e rimugino sul passato, perché prima di tutto ciò, ero una persona felice, spensierata, pensavo a me e facevo quello che mi piaceva.
Prima di questo episodio, raramente avevo problemi di stomaco, magari qualche nausee dal cattivo mangiare o alvo alterno, ma non mi causavano panico o ansia, magari passavo una notte un po' insonne, rigirandomi e cercando di far passare il tutto. Dopo quell'episodio non ero più in grado di mangiare come una volta, persi tanti kg, e già ero magro di mio, quindi risultai sottopeso, come sono tutt'ora; comunque con le cure del gastroenterologo e l'utilizzo di vari farmaci (sia in maniera continuativa, come i procinetici e antiemetici, e magari di supporto momentaneo, come ansiolitici) più o meno ci sono saltato fuori e per un paio d'anni tra alti e bassi me la sono cavata. Andai anche da una psichiatra e assunsi, poi eliminato molto presto per brutti effetti collaterali nella sfera sessuale, un antidepressivo.
Nel 2014 riuscii a trovare un lavoro un po' più lontano da casa e quindi trovai un appartamento e andai a vivere per conto mio, il lavoro mi impegnava, però mangiavo con serenità e a mio avviso, in quantità adeguate, a volte capitava di avere qualche nausea, ma magari dovute ad una cena pesante o abbondante. Però in agosto mio padre ebbe un ictus, quindi non ebbi più la possibilità di dedicarmi a pieno alla mia "nuova vita", si correva sempre da una parte all'altra, si dovevano prendere decisioni e vedere le condizioni pessime di mio padre e supportare mia madre, che povera lei era appena andata in pensione, dopo anni di pensantezza fisica e psicologica, perché ormai non ne poteva più. Mia madre, sia medici usl che privati, le hanno sempre diagnosticato una depressione e ansia, quindi sono cresciuto, credo, in questo modo. Cambiai lavoro e ritornai a vivere con i miei genitori, dopo diverso tempo mio padre riuscimmo a riportarlo a casa, ma era veramente un peso, sia per noi figli, che tra lavoro e casa, non avevamo più una vita serena, un gran peso per mia madre che la maggior parte del tempo era lei che si dedicava a lui. I miei genitori vivono in una casa di campagna vecchia, col riscaldamento a legna, gli inverni sono sempre freddi in quella casa, quindi si decide di mettere in una casa di riposo mio padre, per due inverni di seguito, infatti quest'anno è ancora lì. Lo stato psicologico di mia mamma ora è migliorato, prima faticava a supportarmi ed ero io più di supporto a lei, ma dall'inverno 2016 inizio 2017 per me è tutto molto cambiato, da gennaio 2016 ho iniziato a lavorare in un negozio sempre lontano da casa, e per riprovare un po' di autonomia, quindi in maggio io e il mio compagno siamo riusciti a trovare un appartamento per noi, nell'estate è andato tutto bene e tutto procedeva con la dovuta serenità, il lavoro mi impegnava e mi stancava, ma mi piaceva vivere col mio ragazzo e gestire il mio appartamento, facevo visite ai miei genitori ed ero abbastanza sereno, però in autunno 2016 capitava che alcuni giorni, anche magari il giorno libero, mi alzavo con calma, sereno perché ero libero, facevo colazione al bar, e mi si piantava la colazione, con una nausea terribile che mi portava a digiunare fino a sera, e questi episodi da prima sporadici, diventavano sempre più frequenti, capitava spesso che la sera, anche magari fuori con amici, non riuscivo a tenere gli occhi aperti dalla stanchezza, ho dovuto lasciare una serata tra amici perché non stavo in piedi dalla stanchezza (ai tempi non assumevo ansiolitici) e la mia fobia veniva sempre più alimentata, però ho iniziato ad avere problemi di ansia e depressione dopo che ho assistito ad un episodio di vomito del mio compagno, appunto verso la fine del 2016, ha provato a fumarsi una canna, e qualche ora dopo non si sentiva bene ed ha rimesso tutto, purtroppo ho dovuto sistemare il bagno perché lui non era in condizioni. Da quel giorno la mia fobia è diventata davvero pressante con attacchi di panico a volte, ogni giorno pensavo e penso a cosa mi sarebbe potuto accadere, cosa avrei fatto se fosse accaduto a me ed il tutto ad arrivare ad oggi, che oltre ad usare sempre i procinetici prima dei pasti, al bisogno uso un po' di xanax, che ormai capita tutti i giorni... Ultimamente la mia ansia è peggiorata, a volte mi spavento con la sveglia, se mi arriva un messaggio e sento vibrare il telefono mi sale l'ansia, ho sempre paura di dover affrontare un pasto o magari altri eventi sociali, cerco di impormi a farli, ma non riesco a farli con serenità, e spesso accade che porto un peso sullo stomaco per delle giornate. A volte mi viene l'ansia anche quando il mio ragazzo vorrebbe fare l'amore, ho paura di non stare bene, di non avere le forze per affrontare l'amplesso. Sto cercando di tenermi su con un integratore di erbe (Armovita Plus), alcuni giorni sono ok, ma altri i miei sintomi sono ingestibili.
Quale percorso psicoterapico potrebbe essere il migliore?
Ho dei problemi anche con i miei ricordi, ricordo a mala pena le scuole superiori, molti eventi negativi sono impressi nella mia memoria, ma momenti gioiosi minimamente li ricordo.
Un soggetto come me potrebbe essere ipnotizzato? Potrebbe essere utile?
Vi ringrazio per le eventuali risposte
Mi spiace essermi dilungato, ma potrei aggiungere ancora molte cose
Gentile Giovanni,
prima di procedere ad un trattamento psicologico, le consiglio anch'io di eseguire (se non lo ha già fatto) approfondite analisi mediche per accertarsi che alla base del suo disturbo non ci sia una patologia organica su cui poi, visto anche il forte impatto emotivo dell'episodio di vomito e perdite anali, si è innestata una sintomatologia di tipo fobico e ansioso-depressivo.
Non so darle una risposta su quale sia l'approccio più utile alla sua problematica, posso darle alcune informazioni sul mio.
Come psicoterapeuta sistemico e relazionale la mia attenzione è rivolta principalmente al significato del sintomo all'interno del contesto (o dei contesti) di appartenenza del soggetto (piuttosto che concentrarmi esclusivamente sulle dinamiche intrapsichiche dell'individuo) e a lavorare insieme al paziente per promuovere un cambiamento che renda lo stesso sintomo inutile.
In questo senso, ripercorrere all'interno di un contesto terapeutico la sua storia personale e familiare potrebbe aiutarla a comprendere quali dinamiche personali ed interpersonali hanno portato all'insorgenza di questo disturbo e come affrontarlo.
Da quello che ha scritto mi sembra di aver capito che l'insorgenza o il riacutizzarsi della sintomatologia si verifichino in concomitanza dei suoi allontanamenti da casa e la ricerca di una propria autonomia, e credo che questo sia un punto che meriterebbe di essere approfondito.
Per quanto riguarda le difficoltà a ricostruire il proprio passato, ci sono diverse tecniche che possono essere impiegate a questo scopo (ad es. l'utilizzo delle foto).
Personalmente non credo ci siano approcci migliori di altri, credo piuttosto che il risultato di una terapia dipenda in gran parte dall'instaurarsi di quel particolare rapporto tra terapeuta e paziente che consenta di giungere ai cambiamenti desiderati.
Ed è questo che le auguro, qualsiasi tipo di percorso psicoterapeutico deciderà di intraprendere!