Dott.ssa Monia Biondi

Dott.ssa Monia Biondi

Psicologo, Psicoterapeuta

Psicoterapia e giocosità


Salve,
mi sono reso conto che un elemento per me imprescindibile in un rapporto psicoterapeutico, è l’instaurarsi di un clima di giocosità e magari anche un briciolo di ironia tra me e il/la psicoterapeuta. La prima seduta fatta con una professionista qualche giorno fa, almeno sulla carta, avrebbe dovuto essere molto promettente: entusiastiche recensioni da parte di molti utenti , ottimo curriculum formativo-professionale, risposta ben “equilibrata” e “saggia” quando la contattai via e-mail per avere ragguagli sull’ appropriatezza delle metodiche da lei utilizzate per i miei specifici problemi, ecc.

Inoltre nelle varie foto di lei, che ero riuscito a trovare in web, aveva sempre un bel sorriso, simpatico, gradevole, un po’ enigmatico. E tutto ciò mi fece ben sperare. Ma poi… Entrai nel suo studio. Setting davvero molto piacevole: caldo, accogliente, colorato. Ma dopo pochi istanti che mi ero seduto di fronte a lei, vidi che nel suo volto non vi era traccia di quel sorriso luminoso e cordiale delle foto, bensì assunse per quasi tutti i 45 minuti della seduta, un’ espressione quasi da "mater dolorosa" (forse per comunicare empatia e voler entrare più facilmente in rapporto con la mia parte depressa?)

L’unico risultato fu quello di deprimermi ancora di più. E ciò che è peggio, è che un mio nucleo profondo infantile (quello depresso) si sentì afflitto (e in colpa!) per quel volto da "mamma triste", e magari avrebbe voluto fare qualcosa per lei, per aiutarla (!!!), anche con carezze positive. Per me la psicoterapia è sempre stata, è e rimane una cosa estremamente seria; già, ma seria non significa affatto SERIOSA, anzi.

Intendiamoci: non pretendo mica una Patch Adams in gonnella; ma neppure potrei mai portare avanti una psicoterapia con una “maschera” (o volto?) da “impresaria di pompe funebri” !

E certo mi sarebbe impossibile instaurare un rapporto empatico e di FIDUCIA con chicchessia senza percepire un minimo flusso di giocosità e magari un briciolo di ironia nello spazio psicoterapeutico. Però mi dispiacerebbe anche essere troppo precipitoso e troncare sul nascere un rapporto che, forse, sarebbe potuto evolvere in modo positivo. Sono decisamente confuso. Cosa mi consigliate di fare?

Grazie

Gentile Massimo, 

l'utilizzo dell'ironia dipende dal tipo di formazione del terapeuta, dall'andamento della relazione terapeutica che consente anche il determinarsi delle condizioni favorevoli all'utilizzo di una particolare modalita di comunicazione o di intervento, nonchè dalle caratteristiche personali dei due attori coinvolti nella relazione, terapeuta e paziente, e dal modo in cui si combinano.

Prima di decidere se abbandonare o meno il percorso intrapreso, provi a manifestare alla terapeuta queste sue aspettative nei confronti del percorso terapeutico. Con ogni probabilità, ne nascerà una conversazione interessante che magari le offrirà l'occasione di riflettere sulle motivazioni che sono alla base di questo suo bisogno e ad accrescere la consapevolezza di sè e del modo in cui si pone nelle relazioni. 

Dia e si dia tempo.

Un caro saluto.