Mio figlio non riesce più ad andare a scuola
Diego ha 17 anni, frequenta la 4 grafica del liceo artistico. Promosso, anche se con grandi fatiche nella motivazione allo studio, nei primi due anni, sospeso la scorsa estate in tre materie che comunque ha recuperato "brillantemente" a settembre, punito con sospensioni disciplinari in prima (per discussione con un professore particolarmente incompetente), in seconda per aver scarabocchiato con firme artistiche ("tag") i banchi della classe con alcuni compagni, e alla fine dello scorso anno (a giugno proprio) per aver contestato il rifiuto, a causa del suo ingresso in ritardo, di una professoressa di fargli svolgere una verifica di recupero, Diego fatica dalla prima ad arrivare in orario (rarissima la puntualità) e già dallo scorso anno dichiara di non volere più andare in aula perché prova ansia in classe. Da gennaio di quest'anno ha fatto ripetuti periodi di assenza; anche ora da settimane (circa 5) non va a scuola (solo qualche sporadico rientro). In casa rimproveri, insulti talvolta perché la situazione degenerava sempre più e Diego veniva da me e da mio marito accusato di mancanza di responsabilità. Abbiamo tentato la scorsa primavera un percorso psicoterapeutico di tipo comportamentista: Diego è andato per diversi mesi, anche se spesso si dimenticava l'appuntamento o arrivava in ritardo; lo psicologo mi confortava ma la situazione di Diego non si è sbloccata. A settembre ha provato spontaneamente ad andare a lavorare dallo zio fabbro per 15 giorni ma anche lì è arrivato in ritardo più volte. A fine agosto voleva smettere di andare a scuola, a metà settembre ha deciso di riprovarci ma diceva di temere di provare ancora ansia in classe, come l'anno prima. Ha comunque ripreso la scuola a settembre dichiarando di non voler cambiare istituto e di trovarsi bene in classe. Ad ottobre ha avuto un episodio di attacco di panico in classe con manifestazioni così forti che la scuola ha chiamato l'ambulanza. Sono molto preoccupata e mi sento impotente, oltre che in colpa. Le mie domande sono: crisi adolescenziale o siamo di fronte a un quadro psicologico più problematico? Il problema è la scuola, per cui Diego smettendo di frequentare starà bene, o il problema è un blocco emotivo che persisterebbe anche smettendo la scuola? Che percorso mi consigliate? Psichiatra o riprendere la psicoterapia o altro? Grazie
Gentile Tatiana,
suo figlio sin dall’inizio della scuola superiore ha manifestato difficoltà a confrontarsi con le regole, con le frustrazioni e con l’automotivazione nelle attività che richiedono impegno, costanza e perseveranza come scuola e lavoro. Questi sono temi adolescenziali. Secondo me, soprattutto ora che ai temi adolescenziali suddetti si è aggiunta una manifestazione di panico è un segnale che vostro figlio ha bisogno di aiuto perché con questi comportamenti indirettamente è come se lo stesse chiedendo. L’attacco di panico si è manifestato in un contesto ma potrebbe manifestarsi anche in un contesto simile quindi è meglio affrontarlo professionalmente prima che si manifesti in modo abituale nello stesso ambiente o in ambienti diversi.
Naturalmente anche voi come genitori potete fare molto: esserci e dare ascolto funziona molto meglio che essere critici e giudicanti. Ascoltare non significa ricevere passivamente quello che l’altro ci comunica, significa mettersi nei suoi panni e capirlo in profondità, dargli la fiducia che può fidarsi e che noi ci fidiamo di lui. E’ da un terreno di fiducia reciproca che può nascere un clima affettivo e collaborativo fra voi e vostro figlio per aiutarlo a superare questo periodo turbolento nel quale sta cercando di capire chi è e chi e può diventare.
Un caro saluto.
Psicologa, Psicoterapeuta - Reggio nell'Emilia