Genitori violenti e manipolatori

Salve,
sono una ragazza di 30 anni e vivo da sempre un rapporto conflittuale e a tratti violento con i miei genitori. Sono nata in un ambiente familiare tutto fuorché sereno, i miei litigavano ogni secondo in cui erano insieme e da quello che ho saputo e percepito non sono stata di certo voluta, anzi.

Mio padre, per me da sempre assente, lavorava mattina e pomeriggio nella sua bottega, e l'unico suo ricavato, purtroppo, erano debiti e fallimenti. Mia madre d'altro canto ha fatto la casalinga fino ai miei 15 anni, si è laureata dopo tante fatiche e due figli, per poi finire a fare quello che di sicuro non era il lavoro della sua vita.

Tutto ciò si è tradotto in continue offese e abusi nei miei confronti, minacce, ricatti, paragoni con i miei cugini, "se continui così sarai sola e una fallita come quella parente lontana..", "sei una delusione", "mi vergogno di te", "mi vergogno di quello che pensano i vicini", "sei stupida", "ho fallito il mio compito di mamma" ecc ecc, per non parlare di quando mia mamma continua a sminuirmi davanti a parenti/amici che mi fanno complimenti o scopro che parla male di me con gli estranei. Mai fatto niente per meritarmi tutto questo, o comunque niente di importante, è tutto scatenato da cose futili o loro impressioni. Io in questi anni ho fatto di tutto per realizzarmi personalmente e professionalmente e renderli orgogliosi di me. Sono stata sempre una figlia e un'alunna modello, riservata e discreta, ricevendo continui elogi a scuola e a lavoro per i miei risultati, le mie competenze e il mio carattere. La situazione in casa è peggiorata quando all'università mi sono lasciata sopraffare da mia madre e da una delusione amorosa, ho perso due anni di studio, scatenando la "furia" dei miei.
Ho preso la prima laurea e ho iniziato a lavorare duramente, nel frattempo ho iniziato di nuovo a studiare e mi sono laureata per la seconda volta. Non mi sento mai abbastanza.
In amore ho avuto storie tormentate con ragazzi che in fondo non mi trattavano per niente bene e non mi rispettavano, finalmente dopo anni ho trovato un ragazzo simile a me, che mi ama e mi rispetta per quello che sono e da pochi mesi siamo andati a vivere insieme.
Ho un fratello, da me tanto desiderato, che purtroppo crescendo in tale ambiente ha sviluppato un carattere troppo chiuso ed introverso, per cui ha rapporti molto limitati con me e i miei. Ovviamente mio fratello ha un trattamento privilegiato, in tutto e per tutto, nonostante non abbia dato loro chissà quali soddisfazioni, anzi spesso ha comportamenti bruschi e irrispettosi, facendoli anche preoccupare inutilmente più del dovuto solo perché magari non ha voglia di rispondere alle loro telefonate. Non sono assolutamente gelosa di questo, gli voglio un bene dell'anima, ma ne soffro.

Per me i miei genitori sono sempre stati i miei nonni materni, venuti a mancare qualche anno fa, con cui purtroppo non ho mai potuto confidarmi al 100% per ovvie motivazioni.

Come gestire questo tipo di rapporti?
Col tempo ho imparato a "stare bene" limitando gli scontri e alcuni discorsi e passando molto tempo fuori casa. Ora che non vivo più con loro, anzi sono lontana 900 Km, li sento poche volte a settimana. Non avverto il desiderio o la voglia di fare una telefonata o mandare un messaggio e mi sento in colpa per questo. So di non comportarmi da buona figlia, ma non riesco a fingere. Quelle poche volte in cui ci sentiamo le telefonate non vanno quasi mai bene e puntualmente mi rovinano le giornate.

Un altro problema, per me ancora più grave, è quello lavorativo o comunque il "cosa voglio fare da grande". Già da piccola ho sempre avuto le idee chiare, sapevo quale lavoro mi sarebbe piaciuto fare, quale università avrei frequentato. Quando mi sono laureata i miei credo che abbiano capito che le mie passioni mi avrebbero allontanata da loro e per garantirsi una vecchiaia serena e con l'assistenza della figlia hanno pensato bene di farmi un bel pò di violenza psicologica per farmi tornare nella loro casa e nel paese. Da lì è iniziato il mio calvario. Il lavoro che ho fatto era la mia seconda scelta e per quanto mi potesse piacere ero costretta a svolgerlo in modalità non consone e così presa dall'esasperazione l'ho abbandonato a malincuore. Per non rimanere disoccupata ho iniziato una strada lavorativa statale su consiglio di mia madre ma è un lavoro che odio e che mi causa molte frustrazioni. Come dicevo ho preso un'altra laurea e ora esercito parallelamente una libera professione che tuttavia non svolgo con amore perchè non è ciò che mi appassiona.
Per me è molto frustrante, per una vita ho sempre avuto le idee chiare su mio futuro e ora che sono adulta mi sento di fluttuare come canne al vento.
Come posso fare per ritrovare me stessa? Ogni giorno mi pongo mille interrogativi ma non riesco ad uscirne.
Tutto ciò mi ha causato anche molti malesseri fisici che tuttora non riesco a risolvere e purtroppo questa instabilità influenza anche la realizzazione di una mia futura famiglia.

Aiutatemi

Buongiorno Sofia, nella sua e-mail descrive una storia molto travagliata nel tentativo di accontentare i suoi genitori ed anche sé stessa, soprattutto a livello di scelte scolastiche e lavorative. In questo suo tentativo di mediazione, pur ottenendo scarsi risultati a livello di riconoscimento da parte dei genitori si è allontanata dalle sue “idee chiare” su quello che “vuole fare da grande”. Lei si presenta come una persona ad alto funzionamento sia a livello scolastico che lavorativo, perché anche se non ha fatto direttamente quello a cui aspirava, ottenere due lauree e riuscire a trovare e cambiare lavoro al giorno d’oggi (anche ottenere il lavoro “statale”) dimostra che lei ha molte capacità e riesce ad adattarsi in modo flessibile e funzionale agli ambienti e contesti in cui si trova. Queste capacità le sono state riconosciute a livello scolastico e lavorativo ma quello che ancora non ottiene è un riconoscimento da parte dei suoi genitori: questa mancanza potrebbe proprio essere quello che la tiene ancora legata a loro, nonostante i 900 km di distanza.

Per fortuna a livello sentimentale, dopo alcune relazioni in cui forse si ripeteva un rapporto simile a quello coi suoi genitori, ora ha trovato un compagno che l’accetta per quello che è. Forse non è corretto dire che è stata una fortuna, forse è meglio dire che in lei c’è la capacità di riconoscere ed andare verso scelte che la conducono ad uno stato di benessere ed autorealizzazione.

Ma come sottrarsi alle pressioni dei suoi genitori? Per questo bisogna affrontare prima quella parte di sé che non la fa sentire “una brava figlia” se non fa come dicono loro. Da dove le arriva la convinzione che i figli bravi sono quelli che fanno ciò che dicono i genitori? Si può essere “bravi figli” seguendo le proprie idee ed aspirazioni? Si può essere “bravi figli” diventando autonomi ed indipendenti? Potrei continuare così con altre domande simili. Mi pare che siano queste le questioni che lei deve affrontare, da sola e/o col sostegno della sua rete affettiva e sociale o anche con un aiuto professionale.

Alla luce delle risposte a queste ed altre domande pertinenti per lei, illumini il suo cammino e faccia fiorire la sua persona.

Cordiali saluti, Monica Gozzi. 

domande e risposte

Dott.ssaMonica Gozzi

Psicologa, Psicoterapeuta - Reggio nell'Emilia

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