Pensieri intrusivi
Salve, Mi chiamo Angela, ho 21 anni, sono una studentessa universitaria. Non sono brava ad esprimere il mio malessere, non riesco bene a concretizzare in parole ciò che provo, quindi mi scuso anticipatamente se non sarà un discorso sintatticamente corretto. Sono andata a convivere con il mio ragazzo da circa 4 mesi e facendo un lavoro che lo porta a stare fuori casa dalle 6 alle 12 ore, in orari spezzati, molto tempo della giornata lo passo da sola. Ed è in questo arco temporale che mi accorgo che qualcosa non va, o meglio, sento insorgere bruscamente questi pensieri intrusivi di carattere suicida, accompagnati da stati di angoscia, ansia, frustrazione, autocommiserazione e lunghi pianti. Passo il tempo nel letto, sotto la coperta, difficilmente mangio, preparo qualcosa di buono solo per quando deve mangiare anche il mio ragazzo o qualcosa di veloce e discutibilmente salutare quando sto da sola e proprio non riesco, pulisco solo quando la mia mente e il mio corpo sono in grado di farlo o quando deve venire qualcuno a casa, sono più le volte che non esco con le amiche piuttosto che il contrario. Mi sento priva di energie, concentrazione e motivazione per lo studio e vivere la vita. Provo un malessere che mi provoca ansia costante, aggressività, umore altalenante e stress che si manifesta sulla pelle. La mia famiglia è lontana, ma non voglio farla preoccupare, ogni volta che mi chiamano sentono che qualcosa non va, loro dicono "si vede dai tuoi occhi grandi e tristi" ma ogni volta nego e cerco di mostrarmi felice ed in forze, compreso con il mio ragazzo. Non ho ritmi regolari di sonno e neanche per l'alimentazione, non amo il mio corpo. Penso tutto questo in continuazione, come una rotella che gira all'infinito, alla velocità della luce, sempre. Quando sono da sola, scoppio e vorrei spegnere tutto. Non so cosa devo fare, non so con chi parlarne per non sembrare lamentosa e debole, Non so cosa pensare per contrastare questi pensieri, ci provo anche, ma è come se fosse una cosa buona tra 1000 cattive. In casa con la mia famiglia, che mi AMA, provavo più o meno gli stessi pensieri, anche sicuramente meno debilitanti, ma stando in continua compagnia e in un ambiente protetto, li associavo al mio desiderio di voler esplorare il mondo, di vivere fuori con l'uomo che amo, che in quel momento non potevo realizzare, quindi non gli davo più di tanto peso. Aiutatemi. Grazie.
Cara Angela, innanzitutto mi sembra che hai fatto un' importante scoperta: quel malessere che sentivi non era legato al desiderio legittimo di uscire di casa ed andare a vivere col tuo ragazzo ma potrebbe essere qualcosa di più profondo e comunque qualcosa legato alla tua persona che si trova in un'importante fase evolutiva l'individuazione come persona. È una fase nella quale si possono alternare momenti di entusiasmo, energia e motivazione ed altri di sconforto, smarrimento e solitudine. Hai scoperto che quando abitavi con la tua famiglia di origine il confronto ed il sentirti emozionalmente protetta leniva questi stati di disagio. Ora il contesto nel quale stai vivendo che ti vede da sola per molte ore al giorno ti porta ad accentuare il disagio. Stai vivendo una situazione nuova, una convivenza anche se desiderata è comunque un cambiamento e come tale comporta un aumento dello stress a cui si aggiunge il confronto con quelle che erano le tue aspettative e la situazione reale: forse avevi pensato/sperato che tutto sarebbe stato positivo e ritrovarsi in una condizione in cui emergono aspetti negativi cui non avevi pensato può fare aumentare il senso di smarrimento. Credo che sarebbe utile per te trovare qualcuno con cui confrontarsi, anche di tipo professionale per capire se questo malessere è legato al periodo di transizione che stai vivendo o è qualcosa di più profondo si cui bisogna soffermarsi per affrontarlo al meglio.
Disponibile per qualsiasi chiarimento ti saluto cordialmente Monica Gozzi
Psicologa, Psicoterapeuta - Reggio nell'Emilia