Depressione, incostanza, paura di fallire, senso di inutilità, sociofobia

Salve gentili psicologi. Intanto vi ringrazio per l'opportunità di questo spazio. La cercavo da tanto.
Ho 27 anni, ho una laurea triennale in un ambito che ha a che fare con l'educazione, ma credo che non sarò mai realmente in grado di fare bene questo lavoro se non risolvo le mie problematiche.
Ho studiato da casa, facendo la vita da pendolare e non frequentando spesso dato che non era obbligatorio. Il motivo è perché mia madre non voleva che prendessi casa nella città dell'università. Non volevo e alla fine le ho comunque dato ascolto. Così, a parte pochi contatti di cui ne è rimasta fondamentalmente solo una (mi sono laureata due anni fa), e con la quale si è ovviamente perso il rapporto, la conseguenza principale, è stata l'eliminazione di una vita sociale. Anche perché quelli che c'erano prima dell'uni erano partiti tutta via, io invece sono stata l'unica scema a rimanere... quindi non ho amicizie fisiche, nel senso che la mia migliore amica l'ho conosciuta su fb nel 2011 e ci siamo viste solo tre volte. Poi c'è un'altra che diciamo posso pure definire amica ma pure lei abita distante, non di molto rispetto all'altra, ma non andando più all'uni non abbiamo possibilità di vederci.
Non ho la patente e ho paura pure a prenderla, sia perché sono incostante e ho paura di fallire, sia perché ho proprio paura di mettermi al volante. E non l'ho presa ai famosi 18 anni perché a quel tempo era successo un po' un casino in famiglia e se le era dovuta prendere mia madre...
Ho una gemella diversa e penso che tutti quelli che ci abbiano conosciute ci identifichino lei come il sole e io come la sua ombra o la sua luna, che è anche peggio...
Ho solo mia madre e mia sorella con me e, quando sono litigata con una delle due mi sento persa. Non riesco a fare le cose se non ho il loro appoggio. Per dire, stavo per fare la magistrale, l'avevo iniziata ma volevo andarmene a prendere quella benedetta casa alloggio per universitari: ho avuto un sacco di discussioni con mia madre e finalmente ero riuscita a prendere la decisione di farlo pur senza il suo appoggio, almeno avevo l'appoggio di mia sorella. Invece, alla fine, poco prima di firmare, mia sorella mi disse con una faccina sconsolata "ma per forza ci devi andare?", e niente, mi è caduto il mondo e neanche stavolta me ne sono andata... Da allora ho smesso di studiare e non sono ancora neanche andata a consegnare il ritiro dagli studi...
Poi. Ho ansia perenne quando sto con le persone. Sul momento magari non tanta, cerco di essere il più normale possibile senza farmi assillare dai pensieri. Dopo invece, quando torno a casa, mi viene l'ansia: avrò detto qualcosa di sbagliato? Mi avranno presa per scema o strana? Forse potevo evitare di dire quella cosa o fare così.
Ecco, tutto questo. E all'improvviso respiro con difficoltà, velocemente e con respiri corti. E sto notando che mi succede anche se entro e parlo in un gruppo virtuale...
Per tornare a mia madre... io voglio restarle accanto ma dovrei cercare una soluzione per il mio futuro... E non la cerco, forse aspetto che mi piova dal cielo... dovrei cercare con più insistenza magari qualche corso online, studiare così quelli che mi interessa veramente (nella mia uni, la magistrale non era proprio ciò che volevo. Cioè, è utile ma è troppa troppa teoria e comunque non so se qui da me sarebbe poi così utile, non so... contano l'esperienza e le raccomandazioni...). Sapete qual è la verità? Che penso di aver bisogno di una sorta di personal trainer che mi rompa le scatole e mi ricordi cosa devo fare e per quale motivo lo voglio fare... Ma la verità è che mi posso salvare io da sola, cominciando per esempio ad andare da uno psicologo vero... Perché, qualsiasi cosa direte, penso che mi condizionerà per i primi tre giorni, ma poi tornerei a non fare nulla dalla mattina alla sera (in teoria sto facendo un anno di servizio civile ma al momento è sospeso. E anche se mi alzo la mattina perché c'è da farlo. Faccio alcune cose quando c'è da farle. Ma se posso non faccio nulla. E non faccio neanche ciò che mi piacerebbe, tipo leggere, fare ricerche, stare al pc. Per ora sto solo al telefono a chattare... mi sto pure rovinando la salute così, non riesco neanche a piegare bene la schiena perché non faccio movimento).
Scusate il papiro. E dire che non ho detto neanche tutto... Scusate anche il fatto che non ci sia una vera e propria domanda... vorrei solo forse un salvatore... so di avere bisogno di aiuto... ma sono la prima a non cercarlo veramente, pur avendone finalmente la possibilità eh, dato che ho soldi miei e per esempio c'è una psicologa vicino casa (anche se per me costa troppo).

Cara,

ho letto con attenzione le sue parole, mi risuonano come uno sfogo che nasce dalle paure e dalle difficoltà che una giovane donna sperimenta nell’affacciarsi alla vita. Mi sembra di capire che le sue ansie rimandano ad un tema molto complesso che affonda le sue origini nelle difficoltà a svicolarsi dal suo sistema familiare, nei processi che presiedono lo sviluppo dell’autostima e, ovviamente, in quelli connessi all’acquisizione dell’autonomia. Processi complessi che iniziano nella fase adolescenziale quando affacciandosi al mondo esterno si mettono alla prova le proprie capacità e limiti cercando di costruire la propria identità, allontanandosi gradualmente dalle figure di riferimento con la sicurezza di poter comunque contare su di loro in qualsiasi momento.

Mi sento di dirle che è molto giovane, ha ancora una vita da costruire e può ancora recuperare e prendere in mano i suoi progetti, le serve solo un po' di coraggio per iniziare con l ‘aiuto di uno psicoterapeuta il suo percorso di crescita personale.

Coraggio