L'ansia non deve essere combattuta ma usata per stare bene
L’ANSIA: QUESTA NOSTRA NEMICA, AMICA
Chi non ha mai provato un episodio d'ansia alzi la mano, o se vogliamo andare su immagini archetipiche scagli la “'prima pietra”'.
Credo che nessuno ne sia immune. Se guardiamo al senso evolutivo di questa potente emozione, vediamo, che da sempre, ha la funzione di mettere in guardia l'uomo su un pericolo, che può essere interno od esterno.
Il suo senso funzionale è quello di mettere in allerta il sistema uomo, su qualcosa, una minaccia, che si percepisce come reale, o semplicemente, l’analogia con qualcosa del passato che ha lasciato in noi la sensazione di un’allerta. Conseguentemente, è come se il senso del sé risiedesse in uno stato passato.
Questo sé passato, guida l'attenzione attraverso il suo punto di vista, portando l'esperienza del soggetto ad attuarsi in uno stato remoto. Quindi quando succede, ci si ritrova a vivere più per le esperienze remote, e si perde il senso del qui ed ora presente.
Se un animale feroce ci sta attaccando, il corpo produrrà tutta una serie di modificazioni atte a far sì che non sia il cervello, ma le gambe ad essere erogate maggiormente di sangue per dare la potenza massima ai muscoli, che devono portarci in salvo con una corsa, verso un riparo sicuro, qualora non ci sia la possibilità di difenderci in altro modo. Questa emozione negativa, diventa quindi funzionale, ed ha permesso alla nostra specie di non estinguersi nel corso dei secoli.
L'ansia, quindi non ha un valore prettamente negativo, come si può pensare; è invece un'importante arma a disposizione e se ben incanalata può darci una marcia in più. Personalmente, credo che ogni cosa che affrontiamo, abbia due facce, molte volte vediamo solo quella che in quel momento ci fa più comodo guardare e lasciamo in ombra o non prendiamo proprio in considerazione quella più scomoda.
Attualmente molte persone lamentano di soffrire di problematiche legate all'ansia, fino ad arrivare a soffrire di veri e propri attacchi di panico. Con questo, non voglio dire che chi soffre di queste problematiche finga di stare veramente male, dico solo che facendosi aiutare da un valido professionista, si può trovare una risorsa, dove si vede solo un problema.
Quindi, non è affidandosi agli ansiolitici, che in qualche modo mettono a tacere i sintomi più eclatanti, ma che non risolvono assolutamente la radice del problema. Quindi si tenta di arginare il sintomo, ma si permette allo stesso di prendere altre strade.
Le somatizzazioni sono in questi casi la via maestra verso le quali si indirizza la psiche, per farsi ascoltare. L'ansia essendo un segnale di pericolo é quindi un mezzo che ha l’interiorità per poter allertare, per dire che c'è qualcosa che non sta prendendo la giusta direzione, non stiamo ascoltando qualcosa di profondo che é importante per noi, anche se al momento non ne siamo consapevoli. Ecco allora, che se togliamo forza a questa emozione, non permettiamo più a noi stessi di parlarci e non cerchiamo più, cosa non va. Cambiando la prospettiva, io credo che l'ansia non vada combattuta, ma dovrebbe diventare un'amica, un po' brontolona, che ci punzecchia per farci capire che c'è qualcosa che proprio non va, e ci esorta a rivedere le nostre priorità.
Usando una metafora, nei quadri di Caravaggio è la luce ad essere importante, e l'unico modo per farla risaltare, è il buio, è la zona d'ombra. Quindi, quando percepiamo ansia non spaventiamoci, ma diamoci la possibilità di vedere anche più sotto dove si nasconde la luce. Provo a fare un esempio: se sono i rapporti interpersonali a farci paura e a produrre ansia, cerchiamo di vedere i risvolti positivi. Invece di percepirci ansiosi, prendiamo coscienza di essere persone sensibili, e cerchiamo di capire se non siamo a contatto con persone che non hanno assolutamente questo tratto caratteriale e che continuamente calpestino questo nostro aspetto personale, magari facendoci sentire inadeguati. Quindi non è l'ansia a dover sparire dalle nostre vite, ma questo genere di persone.
Quando percepiamo ansia, non consideriamola una nemica da combattere e soprattutto non le permettiamo di bloccarci, né inneschiamo contro di essa una battaglia, che sarebbe già persa in partenza perché ci costringerebbe a mettere in campo tutte le nostre energie. Ascoltiamola e facciamola amica”. Un pò come in Tata Matilda. La babysitter di indomabili fanciulli, che cercano di far scappare, tutte le tate, che il padre gli affianca, fino a quando incontrano Tata Matilda, che cerca di far emergere le doti nascoste dei turbolenti pargoletti, comunicandogli con estrema semplicità: “Finché non mi vorrete, ci sarò; quando mi vorrete, me ne andrò”. Questo a spiegare, che finché, tradiamo noi stessi, l’ansia ci sarà a ricordarci quello che realmente siamo, quando smettiamo di scappare da noi stessi , lei se ne andrà.
Buona Vita!
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