CAMMINO SPIRITUALE VERSUS INDIVIDUAZIONE. FORSE DUE ASPETTI DELLA STESSA MEDAGLIA.
Quello che vorrei evidenziare in questo articolo, è il bisogno profondo dell'uomo,di entrare in contatto con un aspetto trascendente e spirituale, che soddisfi le domande più intime del suo esistere e il motivo e disegno superiore, della sua presenza terrena, la dove la ragione, non riesce a dare risposte.
Spesso questa ricerca interiore, viene denominata fede religiosa.
Il vocabolo tanto spesso tradotto con fede (faith) nel Nuovo Testamento, viene da un antico vocabolo, che letteralmente, significa 'fiducia' (trust). In faith, è più forte, la sfumatura intellettuale del credere; in trust, prevale l'aspetto della fiducia, del confidare, dell'affidarsi.
Quando prevale, questo aspetto dentro l'uomo, nasce una nuova fiducia. Non è che uno crede, che dalla sua vita scompaiano, le vicissitudini, le prove, ma è la consapevolezza, che non si è soli, ad affrontarle. La speranza, che nasce dalla fede, intesa come fiducia, ci pone in un rapporto diverso, con le ore e i giorni della nostra vita.
Il tempo, deve essere convertito da chronos, mero tempo cronologico, a kairos, un vocabolo greco, ricorrente nel Nuovo Testamento, che contiene in sé, il senso dell'opportunità, dei momenti maturi per diventare se stesso, con i propri tempi e le proprie capacità.
Non è ricerca forsennata di raggiungere qualcosa per forza, ma l'ascolto interiore a diventare quello che siamo destinati a divenire. Questo aspetto si avvicina molto al processo di individuazione, descritto da Jung. Il più completo e umano processo individuativo è, quello di Cristo, che avviene nel deserto, nella solitudine, per poi poter coinvolgere le genti.Verso il proprio Sé, come vissuto da Abramo, Mosé, Gesù, il cui Sé probabilmente emerse nell'orto del Getsemani, quando decise, che la Tua volontà, doveva essere compiuta, non la mia.
Il passaggio del Sè, é un processo creativo e comporta sempre qualcosa di creativo. Ognuno, ha il suo personale processo individuativo ”chi mi vuol seguire rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” Mc 8, 27-35.
Nessuno può copiare quello di un altro, “Se incontri il Buddha, uccidilo!”, si dice nella tradizione buddhista zen. Se vogliamo vivere la nostra vita, non possiamo imitare quella di un altro, fosse anche la via del Buddha o del Cristo. Considerando la situazione attuale dell'umanità, nessuna religione, nessuna civiltà, nessuna cultura, ha la forza di dare all'uomo risposte valide, bisogna cercare che avvenga una mutua fecondazione tra differenti tradizioni umane.Una spiritualità sapiente e attenta a tutte le espressioni, che la saggezza degli uomini, ha potuto accumulare nel corso dei millenni.
Le religioni, invece sono l’espressione collettiva di dogmi, riti, sono parte integrante di una certa cultura, hanno le radici, nelle usanze e nei costumi di un determinato popolo.Sono mezzi di aggregazione, ma anche motivo di lotte sanguinarie.
Ci sono sempre state guerre in nome di un credo religioso. Interi popoli, ai quali imporre il proprio dogma. Il compito di ogni religione, è quella di offrire un campo concreto, o un insieme di possibilità, attraverso l'essere umano (in modo individuale o collettivo), che permetta, di raggiungere la pienezza del centro, possa divenire humanum. È la ricerca del centro, quello, che in pratica, tutte le religioni tentano di raggiungere.Si ascende a (Dio, al Tutto, al Sé, al Nulla) passando dall'humus, della propria umanità. La spiritualità, è la vita terrena, che si sente innalzata e protetta nel divino, a contatto di qualcosa di più alto, che sfugge alla ragione. Tutte le persone hanno, una dimensione spirituale, che va coltivata.
Una dimensione ‘monastica', che chiede, di essere ascoltata. La vocazione monastica, in quanto tale, è anteriore al fatto, di essere cristiano, buddista o secolare, hindi o persino ateo. Ogni essere umano, ha una dimensione monastica, che deve realizzare in modi diversi. L'uomo, nella spiritualità, aspira alla semplicità, rispettando i ritmi e la natura delle cose. Una vita spirituale, che sappia mettere insieme, maschile con il femminile, il corpo con lo spirito, la sessualità con la preghiera e la meditazione, l'ambito del secolare con quello del sacro, in una prospettiva di apertura e dialogo con tutte le sapienze dell'umanità.
Nel libro rosso, che è il cuore della mito-biografia junghiana, c'è una forte ricerca spirituale, là dove Nietzsche proclama la morte di Dio, Jung, raffigura la sua rinascita nell'anima. Il cammino spirituale che emerge dal Libro Rosso, è un cammino di solitudine, la vera battaglia, è quella, che si combatte dentro, verso i propri nemici interni, i demoni, che abitano nel profondo dell'anima. Bisogna avere il coraggio della solitudine, che consegue necessariamente a ogni ricerca individuativa.
Chi entra nella propria sfera personale, deve procedere a tentoni, intuire la propria strada ‘pietra per pietra’. Bisogna essere capaci, di accettare le parti più vili di noi, perché li,è la fonte della grazia. “Ecco, la pietra angolare, che i costruttori hanno scartato” (cfr. Dal CXVll, 22; ed è da ciò che abbiamo scartato, che giungerà la salvezza (Is Llll1-4). Con il medesimo amore, si deve abbracciare le cause vili e quelle preziose. Andare verso se stessi, attraverso la via della croce, significa dunque, scendere verso il basso.
Nell'humus della propria terrenità, dove si incontra la prima materia, dalla quale siamo stati generati e dalla quale saremo richiamati. Se piantiamo, un semino nel basso, da questo, nascerà la pianta, che collega, il sotto, con il sopra. Noli me tanghere! Ammonisce alla Maddalena, il risorto il mattino di Pasqua. Non si può essere Dio! Bisogna lasciare che Dio sia Dio e accettare di essere solo uomini!
Quando si giunge al Sè, lo si deve lasciare e ritornare alla quotidianità, all'amore e servizio alla vita e al nostro prossimo, solo così, ci si protegge dall' inflazione. Questo è proprio, quanto Nietzsche-Zarathustra, non riuscì a fare. Nietzsche è Zarathustra e questo fu il suo dramma umano. Ecco che l'uomo si fa superuomo, si divinizza.
Si inflaziona.... Ed esplode o implode. Dobbiamo accettare la nostra solitudine; ma il paradosso, è che possiamo accettare la nostra solitudine, solo dentro una relazione. Lo aveva capito perfettamente Winnicott, che lo espresse nel concetto:”'il bambino può essere solo, solo in presenza della madre”. Per amplificare, cosa intendo per cammino spirituale e quanto, questo processo, sia quotidiano, faccio l’esempio della storia di Vanni Oddera, campione di motocross freestyle di fama mondiale.
E’ un ragazzo come tanti, con la passione della moto. Il suo cimentarsi con questo mezzo meccanico, ha qualcosa però di incredibile. Si lancia per una rampa, raggiunge i 20 metri di altezza e fa evoluzioni contro ogni legge di gravità, per poi ricadere a terra, sopra la moto. Ha seguito la sua grande passione, è entrato in contatto, con quanto di più profondo, lui volesse essere.
Poi, in un suo viaggio di lavoro, in Russia, che consisteva proprio, nel far vedere le sue prodezze, incontra la sofferenza.
Su un taxi, dal quale si fa trasportare, per arrivare in una discoteca, sente un odore sgradevole di urina e quasi scocciato, sta per chiedere spiegazioni al taxista, ma poi si accorge che questo è senza gambe e che probabilmente, non riesce a scendere dalla macchina, in maniera svelta, quando deve urinare. Da qui, capisce di essere un fortunato e, comincia ad andare per le corsie degli ospedali, con la moto, a far provare l’ebbrezza di questo mezzo meccanico ai bambini oncologici, che non possono uscire dal reparto.
Comincia a mettere la sua moto e la sua passione a servizio degli altri ed in un progetto di mototerapia, fa provare ai bambini con handicap e con malattie, l’ebbrezza del vento sul viso.Ha sentito il bisogno di fare qualcosa per gli altri.
La vita è piena, se si serve il Sè, e servire il Sè, significa servire Dio e essere utili all'umanità. A queste persone non basta più essere monaco, ma si chiedono come possano incarnare la loro vocazione, in modo individuale nello spazio-tempo, che è stato loro concesso di abitare. Una via, che passa, attraverso il“sacrificio dell'io”, come anche Jung, colse perfettamente: nessuno può elevarsi, al di sopra, di Sè stesso, se non ha prima puntato contro di sé, la sua arma più pericolosa. Chi voglia elevarsi al di sopra di sé, scenda in basso e si faccia carico di sé.
Quali sofferenze devono colpire gli uomini prima che essi rinuncino a saziare sul prossimo, la loro brama di potere e a volere. La psicologia, senza trascendenza spirituale, non esce dal labirinto autoreferenziale, e perciò nevrotico; la spiritualità, senza interiorità psicologica, non esce dal suo mitologisti.
Carl Gustav Jung e James Hillman, fecero notare, che esiste, un'effettiva corrispondenza, tra la psiche e la materia, a cui si riferiscono gli alchimisti, quando parlano delle trasmutazioni alchemiche.
In questa prospettiva, queste operazioni sarebbero una metafora dei cambiamenti, che avvengono all'interno dell'animo umano. Le trasmutazioni alchemiche sono dunque le tappe che l'alchimista deve percorrere per poter realizzare la Pietra Filosofale. Queste fasi sono la Nigredo, Albedo, Citrinitas, Rubedo e sono i passaggi che deve fare l’animo umano per individualizzarsi.
Buona Vita!
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